Open Fiber-FiberCop, la mossa di FdI per spingere la fusione. Brutte notizie per i consumatori

Secondo Aiip la norma sarebbe stata proposta senza una reale analisi di fattibilità, senza considerare i casi critici e un'adeguata valutazione dei costi

di Maddalena Camera
Economia

Open Fiber-FiberCop, la mossa di FdI per spingere la fusione

Non sarà facile l'approvazione per l'emendamento 76 bis della legge di bilancio ma il governo ci prova. Infatti, la misura che, è scritto "serve per il potenziamento della banda ultralarga", prevede un aumento del 10% dei prezzi delle connessioni Fttc e Adsl, ossia quelle solo parzialmente o totalmente in rame rispetto a quelle in fibra. Il risultato è stata una levata di scudi da parte dell'Aiip ossia dell'associazione degli Internet provider italiani.

Secondo AIIP si tratta di un provvedimento “che oltre a creare incertezze applicative, appare come una nuova imposta indiretta a carico di consumatori e imprese, specie nelle aree meno servite, con il rischio di comprimere ulteriormente i margini di operatori e che non tiene conto degli enormi aumenti di costo dei servizi su rete rame”. L'emendamento farebbe molto comodo ad Open Fiber ma anche a Tim dato che potrebbe favorire la fusione tra Open Fiber e FiberCop. Ossia tra i due operatori di rete.

LEGGI ANCHE: Berlusconi, Mfe vuole Prosieben: l'ipotesi Opa prende quota. Ma resta il nodo delle attività non core (da vendere) dell'emittente tedesca

 

Non è un mistero infatti che mentre la rete di Open Fiber è tutta in fibra e quella di FiberCop ha notevoli tratti in rame. L'emendamento così come è fatto ha scarse possibilità di successo dato che l'accelerazione nell'adozione della fibra avverrebbe a spese degli utenti italiani che ancora non sono raggiunti dal servizio. Da sottolineare che molti utenti potrebbero già farlo dato che la rete in fibra, in questo momento, è più estesa del numero di clienti collegati. 

La rete di Open Fiber consentirebbe infatti il collegamento di circa 15 milioni di abitazioni ma, al momento, ha solo 3 milioni di utenti attivi. Il motivo di questa lentezza sul fronte del passaggio da rame a fibra non è solo da imputare agli utenti ma anche ai gestori che devono farsi carico dei costi di collegamento dal cabinet alla casa del cliente, un'operazione non solo onerosa ma anche piuttosto invasiva dato che la fibra può arrivare in casa in due modi: tramite un cavo volante o con un cavidotto, quindi con uno scavo.

La norma, che prescriverebbe un aumento del 10% a partire già dal 1° gennaio sui prezzi dei servizi in rame in erogazione è, in pratica, una imposta indiretta. Il risultato sarebbe che tutti gli utenti già cablati si attiverebbero per passare alla fibra o ad altre tecnologie come l'Fwa (fixed wireless access).

Secondo Aiip la norma sarebbe stata proposta senza una reale analisi di fattibilità, senza considerare i casi critici e un'adeguata valutazione dei costi ed è per questo che ha invitato a ritirare l'emendamento proposto da Fratelli d'Italia. Per il governo invece potrebbe essere il modo di sistemare Open Fiber che sarebbe acquisita da FiberCop e darebbe a Tim l'opportunità di incassare fino a 2,5 miliardi in più, legati alla conclusione di questa operazione, dalla cessione della rete.

Tags: