OpenAI sotto la lente della Sec: al vaglio le dichiarazioni ambigue di Altman
L'indagine della Sec si concentra sul mese di novembre quando il Ceo dell'azienda fu licenziato per "non essere stato sincero nelle sue comunicazioni"
La Sec statunitense sta indagando se gli investitori di OpenAI sono stati ingannati
La Securities and Exchange Commission (SEC), la "Consob" statunitense, ha messo nel mirino OpenAI, la società madre di ChatGPT, e in particolare le comunicazioni fornite dall'amministratore delegato Sam Altman. L'obiettivo? Chiarire se gli investitori, inclusi quelli nel mercato "privato" dei capitali, siano stati tratti in inganno. Se fino ad ora il mondo aveva guardato con ammirazione ai passi da gigante compiuti nell'ultimo anno da OpenAI nel campo dell'intelligenza artificiale, ora l'attenzione si sposta sui corridoi interni dell'azienda e sulle decisioni prese dal suo vertice. Questo perchè le comunicazioni, piuttosto opache, di Altman hanno scatenato una tempesta finanziaria, con investitori e osservatori che si interrogano sul vero volto della società. A gettare ancora più benzina sul fuoco è il Wall Street Journal riportando le manovre dell'organismo regolatore e gli intrighi dietro le quinte di OpenAI.
Da quanto emerge, tutto parte dalla richiesta di documenti da parte di funzionari e alti manager di OpenAI, sia attuali che ex, in seguito alla controversa decisione del consiglio di amministrazione di licenziare il CEO Sam Altman. Altman fu prima cacciato, per poi tornare inaspettatamente solo poche settimane dopo, quando il consiglio che l'aveva estromesso era stato riformato.
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Il problema è che in quell'occasione, il consiglio di amministrazione, nell'annunciare il cambio al timone, aveva affermato che Altman non era stato "costantemente sincero nelle sue comunicazioni" con il consiglio stesso, senza però approfondire ulteriormente questo punto. E ancora: “L’uscita di Altman fa seguito a un processo di revisione da parte del Consiglio di amministrazione, che ha concluso che egli non è stato costantemente sincero nelle sue comunicazioni con il Consiglio di amministrazione, ostacolando la capacità di quest'ultimo di esercitare le proprie responsabilità. Il Consiglio non ha più fiducia nella sua capacità di continuare a guidare OpenAI”.
Se le indagini dovessero concludersi senza risultati concreti, ciò indicherebbe che l'indagine è stata innescata dalle dichiarazioni del precedente consiglio di amministrazione, che risalgono al mese di novembre. Nonostante ciò, non ci sono al momento addebiti specifici riguardanti le comunicazioni di Altman.
Tuttavia, mentre il calderone dell'indagine ribolle, il mondo degli investimenti trattiene il fiato. L'indagine della SEC si è sviluppata in un secondo momento rispetto all'offerta valutata a più di 80 miliardi di dollari presentata agli investitori di OpenAI. Tra questi investitori figurano dipendenti, fondi di venture capital e giganti del tech come Microsoft, che ha investito 13 miliardi di dollari per ottenere una partecipazione del 49% nell'attività a scopo di lucro dell'azienda.
Il caso di OpenAI è solo la punta dell'iceberg. Le autorità finanziarie scrutano con occhi sempre più penetranti lo sviluppo dell'IA, e i suoi protagonisti, come Altaman, devono fare i conti con la lente d'ingrandimento della trasparenza e dell'onestà.