Operatori del Cloud contro i big delle licenze software: lettera a Verstager
Il Cispe, associazione di categoria europea di fornitori di servizi Cloud, scrive alla Vicepresidente Esecutiva della Commissione Europea
Guerre Digitali: gli operatori europei del Cloud contro i giganti delle licenze software
“Stiamo affrontando una situazione urgente”. Non usano mezzi termini i circa quaranta firmatari della lettera ricevuta il 7 febbraio dalla Vicepresidente Esecutiva della Commissione Europea Margrethe Vestager, garante di quello che può essere definito un Antitrust di calibro europeo. A inviarla i membri del Cispe, associazione di categoria europea di fornitori di servizi cloud, tra i quali figura anche Amazon Web Services. Oggetto della protesta il comportamento di altri big del mercato informatico, quali Microsoft, Oracle e SAP SE che, secondo la denuncia, sono stati a torto esclusi dal DMA, il Digital Markets Act, il cui scopo è proprio quello di regolamentare e sorvegliare i grandi provider digitali.
Anziché sorvegliare e garantire le condizioni del libero mercato, secondo i quaranta firmatari l’autorità garante starebbe consentendo che chi già ricopre una posizione dominante sul mercato approfitti di questo vantaggio per mettere in atto una condizione oligopolistica e bloccare i clienti e le piccole realtà in una situazione di scacco che forza il cliente a doversi avvalere del sistema di cloud fornito da chi gli ha già venduto il software: in termini tecnici “lock-in”. Questa è infatti la situazione denunciata come “urgente” dalla lettera indirizzata alla Vestager: “I grandi providers monopolisti stanno ancora una volta utilizzando la loro posizione dominante per bloccare (lock-in) i clienti nella propria infrastruttura, forzandoli a usare la struttura cloud che essi stessi forniscono”.
Un danno alla libertà della concorrenza, oltre che alle potenzialità dei player più piccoli e meno tutelati sul mercato. Per questo motivo i firmatari della denuncia chiedono che siano apportate delle modifiche al Digital Markets Act, in modo che vengano sottoposti a controllo proprio quei colossi che maggiormente ne avrebbero bisogno. “Abbiamo - scrivono infatti i providers - un’opportunità che si chiuderà molto presto per poter preservare un sistema di infrastrutture cloud autonomo per l’Europa. E il DMA dovrebbe velocemente assicurare per l’Europa un mercato libero, aperto e competitivo”. “Sfortunatamente - continua la lettera - ciò non avviene oggi”.
Un tema politico, oltre che economico, dal momento che sull’argomento si sono già espressi più di 2.500 Ceo europei e circa 700 imprese e istituzioni europee, oltre ai politici e ai deputati che hanno nel tempo proposto emendamenti e interrogazioni, senza sortire conseguenze rilevanti. Si apre però adesso quella che i firmatari del documento definiscono una “finestra di opportunità” molto prossima alla chiusura, ovvero la necessità di portare a termine le modifiche entro il termine previsto per l’approvazione del testo in questione, che andrebbe chiuso entro i primi sei mesi dell’anno, vale a dire nel lasso di tempo in cui la guida dell’Unione Europea rimarrà in mano francese.
Quali che siano le conseguenze che Vestager intenderà trarre dalla sonora protesta che in queste ore è stata ripresa, tra le altre testate internazionali, anche da Bloomberg, rimane un dato fondamentale: il carattere emergenziale della decisione da prendere. Tra i fornitori autori della segnalazione, infatti, c’è anche la NextCloud Inc., che si è appellata all’Antitrust europeo nei confronti di Microsoft, e che ha già dichiarato di “non poter aspettare una vittoria tra dieci anni, quando la competitività sul mercato non sarà più ripristinabile”. I tempi per la modifica dell’intero pacchetto normativo potrebbero cioè già essere in scadenza, mentre intanto “l’attuale versione del DMA richiede ancora un chiarimento per assicurare che le regole si applichino anche alle pratiche sleali dei Gatekeeper dotati di posizioni dominanti”.
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