Pasta sempre più cara: +32% dal 2021. Ma la crisi del grano c'entra poco
L'indagine di Altroconsumo quantifica il trend ascendente dei prezzi
Pasta, aumenti senza fine: il prezzo è salito del 32% dal 2021
La pasta costa il 6% in più rispetto al 2022, è il 32% in più rispetto al 2021. Per non parlare del confronto con il 2019, in cui l’alimento irrinunciabile delle tavole italiane costava quasi la metà in meno che attualmente, il 41% per la precisione. Insomma, nonostante la corsa dei prezzi dei prodotti alimentari sia lievemente rallentata nell’ultimo periodo, gli italiani devono fare fronte a livelli di spesa decisamente meno sostenibili. È quanto rileva un’indagine di Altroconsumo che si è focalizzata sul fiore all’occhiello del Made in Italy nel mondo.
Per avere contezza concreta del rincaro sul costo per il consumatore, basti pensare che in media il prezzo di un chilo di pasta a giugno 2023 è di 1,69 euro, mentre a giugno 2021 costava 1,28 euro. Il picco massimo c’è stato ad aprile 2023, con un prezzo medio di 1,76 euro al chilo, sceso in due mesi di 0,7 centesimi.
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Tra le diverse tipologie di pasta, l’aumento maggiore si rileva per gli spaghetti n° 5 Barilla da 500 grammi, che oggi costano in media 0,97 euro a confezione, un anno fa 0,84 euro e a giugno 2021 addirittura solo 0,66 euro. Per gli spaghetti Barilla dunque c’è stato un rialzo del 15% in un anno e quasi del 50% in due anni (+47% rispetto a giugno 2021). Ma non è l’unico caso eclatante. Risultati simili anche per gli spaghetti De Cecco N°12 da 500 grammi, che hanno subito un aumento del 17% in un anno e del 26% in due anni.
Inoltre, le promozioni sulla pasta oggi sono meno convenienti: nei primi 6 mesi del 2023 il risparmio è stato del 17%, mentre prima della pandemia in media era del 21%.
Il risparmio si mantiene costante acquistando le cosiddette Private Label, ovvero i prodotti a marchio del supermercato, per i quali si spende il 25% in meno rispetto ad altri marchi. Solo nelle catene discount, i prezzi della pasta continuano ad essere competitivi: il risparmio medio nel primo semestre del 2023 è stato del 38% (percentuale relativa all’acquisto di prodotti a marchio del distributore).
Caro prezzi, la filiera della pasta e il costo del grano
È opinione diffusa che l’aumento del prezzo della pasta sia direttamente proporzionale a quello del grano, che effettivamente negli ultimi anni è cresciuto in modo significativo. In realtà però il prodotto è salito con tempi diversi rispetto alla materia prima.
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Come ha calcolato Altronconsumo infatti, il 2021 è stato l’anno della forte crescita delle quotazioni del grano, per vari motivi: il cattivo raccolto del Canada per via del cambiamento climatico – primo produttore al mondo di frumento duro – oltre all’impatto della pandemia e del conflitto in Ucraina.
In particolare, per il grano nazionale si è passati da 264 euro alla tonnellata del gennaio 2021 a 474 euro alla tonnellata di dicembre con un aumento dell’80%. Per il frumento duro di origine estera l’aumento è stato del 100% (da 301 euro a tonnellata a 593 euro a tonnellata): nel 2022 le quotazioni si sono mantenute stabili (per il grano italiano) o hanno cominciato a ridursi (per il grano estero). Nel 2023 per entrambe le origini si sono viste sensibili riduzioni.
Pasta e grano non crescono di pari passo
Sul prezzo della pasta invece i rincari sono stati più diluiti nel tempo ma più duraturi. Infatti, tra gennaio e dicembre 2021 il costo della pasta è aumentato del 13% (quello del grano tra l’80% e il 100%) mentre tra gennaio e dicembre 2022 il prezzo è salito del 18% mentre quello del grano si è ridotto (-6% e -16% per grano italiano ed estero).
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Anche nel 2023 questa sproporzione è rimasta inalterata: i prezzi della pasta sono scesi solo dell’1% mentre quelli del grano di un intervallo compreso tra il 20 e il 30%. Se è vero che il prezzo del grano non è tornato ai livelli dei primi mesi del 2021, le riduzioni registrate fino ad ora però sono significative. La buona notizia è che anche per la pasta si prevedono cali consistenti nei prossimi mesi che, se non riporteranno i prezzi ai livelli dei primi mesi del 2021, dovranno comunque ridursi a numeri più contenuti.