Pensioni, flat tax e tregua fiscale: la rivoluzione copernicana di Meloni

Dalla pensioni ai “tre pilastri” per una nuova pace fiscale: i temi economici toccati dalla presidente del Consiglio Meloni nel suo discorso programmatico

di Marta Barbera
Giorgia Meloni e Giancarlo Giorgetti
Economia

Meloni alla Camera per ottenere la fiducia, il "manifesto programmatico" sui dossier economici più "caldi" 

Dalla tensioni geopolitiche alla crisi energetica, dalle stime al ribasso della Bce sulla crescita europea ai tre pilastri del nuovo patto fiscale, fino al flop del reddito di cittadinanza targato M5S: in 71 minuti, interrotti da diversi applausi e alcune pause (per riprendere fiato e stemperare l'emozione), la neo presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha lanciato un vero e proprio manifesto programmatico politico-economico. Nel lungo discorso tenutosi alla Camera nel giorno della fiducia, la premier ha posto l'accento su diverse tematiche (dall'immigrazione al fisco, dalla crisi economica alla tutela della famiglia, dalle tasse alla guerra in Ucraina), cogliendo l'occasione per ringraziare pubblicamente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella e l'ex premier Mario Draghi, per il passaggio di consegne celere ma costruttivo, e l'intera coalizione di Centrodestra, così come il "popolo italiano", per il risultato elettorale vincente raggiunto. 

LEGGI QUI IL DISCORSO INTEGRALE DI GIORGIA MELONI ALLA CAMERA 

A scaldare subito l'aula sono però, come già anticipato, i dossier economici e la crisi profonda nel quale è immerso il Paese. “Il contesto nel quale si troverà ad agire il governo è molto complicato, forse il più difficile dal secondo dopoguerra ad oggi", ha premesso Meloni nella prima parte del suo discorso programamtico, sottolineando che "le tensioni geopolitiche e la crisi energetica frenano la auspicata ripresa economica post-pandemia". Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un "marcato rallentamento dell'economia italiana, europea e mondiale, in un clima per di più di assoluta incertezza. La Banca Centrale Europea nel mese di settembre ha rivisto le previsioni di crescita 2023 per l'area euro, con un taglio di ben 1,2 punti percentuali rispetto alle previsioni del mese di giugno, prevedendo una crescita di appena lo 0,9%. Rallentamento e revisioni al ribasso che riguardano anche l'andamento dell'economia italiana per il prossimo anno”, ha precisato. 

Citando qualche numero, Meloni ha ricordato che "nell'ultima Nota di aggiornamento al Def, la previsione di crescita del Pil per il 2023 si ferma allo 0,6%, esattamente un quarto del 2,4% previsto nel Documento di economia e finanza di aprile. E le previsioni del Mef sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fondo Monetario Internazionale, secondo le quali per l'economia italiana il 2023 sarà un anno di recessione: meno 0,2%, il peggior risultato tra le principali economie mondiali, dopo quello della Germania”. 

Meloni, il nuovo patto fiscale e la rivoluzione copernicana

Per affrontare l'impasse economico, la neo premier Meloni mette quindi sul tavolo una vera e propria “rivoluzione copernicana”, da cui "dovrà nascere un nuovo patto fiscale", che poggerà su tre pilastri. Il primo: ridurre la pressione fiscale su imprese e famiglie attraverso una riforma all'insegna dell'equità: "con la progressiva introduzione del quoziente familiare l'estensione della tassa piatta per le partite Iva dagli attuali 65 mila euro a 100 mila euro di fatturato. E, accanto a questa, introduzione della tassa piatta sull'incremento di reddito rispetto al massimo raggiunto nel triennio precedente".

"Si tratta", ha spiegato Meloni, di "una misura virtuosa, con limitato impatto per le casse dello Stato e che può essere un forte incentivo alla crescita. Il secondo: una tregua fiscale per consentire a cittadini e imprese (in particolare alle Pmi) in difficoltà di regolarizzare la propria posizione con il fisco. Il terzo: una serrata lotta all'evasione fiscale (a partire da evasori totali, grandi imprese e grandi frodi sull'Iva) con una vera lotta all'evasione e non caccia al gettito", "accompagnata da una modifica dei criteri di valutazione dei risultati dell'Agenzia delle Entrate, che vogliamo ancorare agli importi effettivamente incassati e non alle semplici contestazioni, come incredibilmente avvenuto finora".

"Imprese e lavoratori chiedono da tempo, come priorità non rinviabile, la riduzione del cuneo fiscale e contributivo. L'eccessivo carico fiscale sul lavoro è uno dei principali ostacoli alla creazione di nuova occupazione e alla competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. L'obiettivo che ci diamo è intervenire gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi", ha aggiunto Meloni. "E per incentivare le aziende ad assumere abbiamo in mente un meccanismo fiscale che premi le attività ad alta densità di lavoro. 'Più assumi, meno paghi', lo abbiamo sintetizzato, ma ovviamente questo non deve far venire meno il necessario sostegno all'innovazione tecnologica", ha sottolineato Meloni. 

Giorgia Meloni  alla Camera e il capitolo sulle pensioni 

Ma non solo tregua fiscale. Altro fronte importante da aprire e riformare entro la fine dell'anno, prima del tanto angosciato ritorno alla legge Fornero, è quello delle pensioni. "Tutele adeguate vanno riconosciute anche a chi dopo una vita di lavoro va in pensione o vorrebbe andarci", ha subito ribadito la neo premier. E questo come? "Intendiamo facilitare la flessibilità in uscita con meccanismi compatibili con la tenuta del sistema previdenziale, partendo, nel poco tempo a disposizione per la prossima legge di bilancio, dal rinnovo delle misure in scadenza a fine anno", ha spiegato Meloni. "La priorità per il futuro sarà un sistema pensionistico che garantisca anche le giovani generazioni e chi percepirà l'assegno solo in base al regime contributivo", ha quindi sottolineato, mettendo in guardia rispetto a "una bomba sociale che continuiamo a ignorare ma che investirà in futuro milioni di attuali lavoratori, che si ritroveranno con assegni addirittura molto più bassi di quelli già inadeguati che si percepiscono attualmente".

Meloni alla Camera nel giorno della fiducia,  la stoccata sul Rdc  al Movimento Cinque Stelle 

Infine, uno dei pochi temi davvero divisivi portati in Aula è stato quello legato al Reddito di Cittadinanza, da sempre cavallo di battaglia del Movimento Cinque Stelle. "Per come è stato pensato e realizzato, il reddito di cittadinanza ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte per l'Italia, oltre che per se stesso e per la sua famiglia",  ha detto la neo premier, non nascondendo il  suo giudizio (negativo) del sostegno economico, più volte ribadito in campagna elettorale. "Vogliamo mantenere e, laddove possibile, aumentare - ha aggiunto - il doveroso sostegno economico per i soggetti effettivamente fragili non in condizioni di lavorare: penso ai pensionati in difficoltà, agli invalidi a cui va aumentato in ogni modo il grado di tutela, e anche a chi privo di reddito ha figli minori di cui farsi carico. A loro non sarà negato il doveroso aiuto dello Stato. Ma per gli altri, per chi è in grado di lavorare, la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza, ma il lavoro, la formazione e l'accompagnamento al lavoro, anche sfruttando appieno le risorse e le possibilità messe a disposizione dal Fondo sociale europeo".

Governo, l'applauso di Confesercenti: “Bene Meloni su imprese e fisco”

Tra i primi commenti a seguito del discorso programmatico c'è quello di Patrizia De Luise, presidente nazionale Confesercenti: “Abbiamo accolto con soddisfazione il riferimento del presidente del Consiglio Giorgia Meloni all'importanza di commercianti e autonomi e in generale alla necessità di semplificare la vita alle imprese, sia sul piano burocratico sia su quello fiscale, sostenendo in generale lo sviluppo ed il lavoro delle attività economiche". "Le imprese sono il motore del Paese e devono essere centrali nell'agenda del Governo. In particolare, ha spiegato De Luise, in questo momento, che vede la nostra economia attraversare nuovamente una fase difficile, condizionata dall'aumento delle tariffe energetiche e dalla corsa dell'inflazione. Una riduzione della pressione fiscale per famiglie e imprese è sicuramente un intervento utile a ripristinare il potere d'acquisto dei consumatori e rafforzare la resilienza del tessuto imprenditoriale. Bene anche l'ipotesi di una tregua fiscale per chi è in difficoltà: occorre ricostruire su nuove basi il rapporto tra contribuenti e fisco".

 

Tags:
flat taxmelonipensionitregua fiscale