Pensioni, nessuna svolta dal 2024. Il governo confermerà Quota 103
Quota 41 per tutti obiettivo di legislatura
Pensioni, non c’è tempo per una riforma strutturale della previdenza, che dunque diventa un obiettivo di legislatura, così come Quota 41 per tutti
Le certezze sulle pensioni per quanto riguarda il 2024 sono due: una riforma strutturale non ci sarà e Quota 103 sarà rinnovata per un altro anno. E’ quanto ha dichiarato il sottosegretario al Ministero del Lavoro, Claudio Durigon, in un’intervista a Il Tempo ripresa dal sito www.tag24.it.
Durigon ha confermato ciò che si ipotizzava da tempo: non c’è tempo per una riforma strutturale della previdenza, che dunque diventa un obiettivo di legislatura, così come Quota 41 per tutti. Per il 2024, si procederà con una soluzione tampone: la conferma dell’attuale Quota 103, introdotta dal governo Draghi.
Stiamo studiando il percorso per arrivare, nell’arco della legislatura, alla pensione con 41 anni di contributi. Valutiamo per questo le risorse già nella prossima legge di Bilancio. Ma partiamo con una certezza minima: Quota 103 (l’uscita a 62 anni e 41 anni ndr) sarà rinnovata per un altro anno
Dunque, il ritorno alla Legge Fornero è scongiurato almeno per un altro anno, ma metterla in soffitta definitivamente si sta rivelando più complicato del previsto anche per un governo formato da FDI e Lega, che vedono la riforma del governo Monti come fumo negli occhi. A questo proposito, Durigon ha affermato:
Il percorso per raggiungere l’archiviazione definitiva della legge Fornero è ancora lungo. Ma il primo punto fermo minimo e la conferma, anche se sono in valutazione altre forme di uscita, che la quota 103 sarà estesa anche nel 2024. Non solo. L’altro tema è quello di un ampliamento della platea di soggetti che accede all’Ape social. Stiamo pensando a diverse alternative e l’Inps sta lavorando per calcolare il costo delle varie ipotesi.
Gli ostacoli che non hanno permesso al governo di dare seguito alla promessa di introdurre Quota 41 per tutti a partire dal 2024 sono sempre gli stessi: le coperture finanziarie e il rispetto dei conti pubblici.
La conferma di Quota 103 permette di dormire sonni abbastanza tranquilli da questo punto di vista:
"Il rinnovo di Quota 103 a spanne costa circa 300 milioni nel 2024, 1,2 nel 2025, e circa 500 nel nel 2026. Il prossimo anno le uscite stimate sono circa 40mila e il doppio l’anno successivo. Non sono numeri in grado di mettere in pericolo i conti pubblici".
E Quota 41 per tutti è destinata a rimanere uno slogan da campagna elettorale? Durigon fa intendere che introdurla sarebbe possibile, ma in una versione riveduta e corretta:
"Dobbiamo partire da un concetto. Quello per il quale il metodo contributivo man man che passa il tempo ha una peso prevalente nella determinazione dell’assegno. Così, se si uscisse con 41 anni calcolati integralmente con la riforma Dini il pensionamento costerebbe solo un miliardo il primo anno e due il secondo anno. È una considerazione da tenere a mente in qualunque soluzione complessiva. Che deve contemporaneamente tenere presente la necessità di binario preferenziale per aiutare le donne. E del contratto espansivo che consente di far uscire prima i lavoratori anziani per far posto ai giovani. Su quest’ultimo la Lega si sta impegnando per migliorare le condizioni e per incentivarne l’uso nelle aziende".