Philips, nuova sforbiciata in arrivo: fuori 6.000 dipendenti entro il 2025

Dopo il ridimensionamento annunciato a ottobre, il colosso tech Philips disegna nuovi tagli al personale da qui al 2025

Economia

Philips taglia 6.000 posti di lavoro, l'annuncio del colosso tech

Nuovi tagli del personale in arrivo per il colosso olandese del tech: dopo il ridimensionato annunciato a ottobre dal neo presidente e Ceo Roy Jakobs, Philips “farà fuori” 6.000 dipendenti (l’8% della forza lavoro totale) da qui al 2025, che si sommano così ai 4.000 posti già preannunciati questo autunno. L’obiettivo è sempre uno: “semplificare il modello operativo e renderlo più agile e competitivo”.

“Il 2022 è stato un anno molto difficile per Philips e per i suoi azionisti. Stiamo prendendo iniziative decisive per migliorare con urgenza la nostra fase esecutiva e la nostra perfomance”, ha sottolineato il Ceo Jacobs questa mattina, rimarcando quanto sia “difficile ma necessaria l’ulteriore riduzione dell’organico".  

Se da una parte questa è la comunicazione ufficiale, dall'altra secondo gli operatori dietro la scelta di Philips di tagliare ulteriormente il personale, ci sarebbero le perdite causate dal richiamo delgi apparecchi respiratori difettosi per l'apnea notturna. Da mesi la vicenda, per cui Philips Respironics è sotto indagine da parte del Dipartimento di Giustizia Usa ed è oggetto di una class action e di “svariate” richieste di risarcimento individuali, pesa sui conti del gruppo e sulla sua quotazione di Borsa. Philips ha avviato il primo richiamo dei prodotti difettosi nel giugno 2021 e ha già stanziato circa 885 milioni di euro di accantonamenti.

Philips, il titolo corre in Borsa dopo i conti sopra le attese 

In Borsa ad Amsterdam però il colosso elettronico  è riuscito a rialzare la testa: a pagare i conti del quarto trimestre del 2022, che hanno battuto le stime degli analisti. I ricavi sono infatti saliti a 5,4 miliardi di euro, in crescita del 3% su basi comparabili, con un portafoglio ordini in calo dell'8% "di riflesso alla minore richiesta di prodotti legati al Covid-19", con un Ebita rettificato di 615 milioni, pari al 12% delle vendite, contro 647 milioni e il 13,1% dei ricavi dell'ultimo trimestre del 2021.

La perdita netta è stata di 105 milioni contro l'utile di 151 milioni dell'anno precedente, risentendo dei costi di ristrutturazione, di nuovi accantonamenti per 85 milioni per il caso dei respiratori difettosi e di 63 milioni per i costi di "rimedio". Nel 2022 i ricavi hanno totalizzato 17,8 miliardi, con un calo organico del 3%, a causa di 'difficolta' operative e nelle forniture, minori vendite in Cina, per le conseguenze del dossier dei respiratori e della guerra Russia-Ucraina. L'esercizio ha segnato un Ebita rettificato di 1,3 miliardi contro 2 miliardi e una perdita netta di 1,6 miliardi contro l'utile di 3,3 miliardi del 2021. Il dividendo proposto e' invariato a 0,85 euro e sara' distribuito in azioni.

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