Politica
Gassmann molla il Pd. Una storia di cui nessuno sentiva la mancanza
Il tweet dell'attore che abbandona il Partito Democratico perché è diventato un "cavallo di Troia" è già un pezzo di storia
Alessandro Gassmann (mi raccomando con due enne se no si incupisce) non voterà più il Pd. L'inatteso epilogo ha colto il mondo di sorpresa
La notizia è arrivata ieri ed è deflagrata all’inizio nelle principali capitali europee: Alessandro Gassmann (mi raccomando con due enne se no si incupisce) non voterà più il Pd. L’inatteso epilogo da "C’eravamo tanto amati", magistrale film diretto da Ettore Scola e interpretato altrettanto magistralmente dal grande padre Vittorio, ha colto di sorpresa tutti, ma specialmente l’intellighenzia progressista che in questi ultimi anni ha visto in lui luna sorta di ipostasi.
Qualcuno, nelle alte sfere mondiali, ha pensato che si fosse trattato di uno sbaglio, di un volgare errore o peggio di una trama di Sallusti per screditare il Pd, ma così non era. Zelensky, per l’emozione, si dice che si sia cambiato finalmente la maglietta verde sudata che indossa ininterrottamente da quasi un anno, con grande sollievo di chi gli sta vicino e anche di Amadeus che aveva chiesto già una indennità aggiuntiva alla Rai, peraltro rifiutatagli.
Putin invece – ascoltata non si sa come la notizia - non riemergeva più dal classico bagno nudo nelle acque ghiacciate della Siberia, destando inizialmente qualche preoccupazione nei generali, che lo attendevano con gli asciugamani. Non poteva mancare il florido leader coreano Kim Jong-un che amareggiato per la notizia dell’abbandono di Gassmann ha espresso la salutare intenzione di cominciare finalmente una dieta.
Ma torniamo al fattaccio. Il Tweet, in tutta la sua metallica energia ctonia, recitava così: "Un partito che continua ad essere riempito di individui che non sono richiesti e che nulla hannoa che fare con l'idea iniziale. Un continuo cavallo di Troia lontano dai problemi reali e dal futuro delle nuove generazioni. Non vi voto MAI più".
È chiaro il riferimento all’affaire Giarrusso che he tenuto tutto il mondo col fiato sospeso nello scorso week end. Tuttavia Gassmann non lo cita mai, il che dà quel tocco di figaggine infingarda che un intellettuale deve pur possedere se vuole rimorchiare in questi tempi matti e disperatissimi.
L’effetto in Italia non è stato da meno di quello mondiale. Si dice che Veltroni che stava sorseggiando una Fanta in un bar periferico dell’Anagnina abbia avuto un sussulto ed una lacrima gli sia sgorgata sul cellulare, peraltro imbrattandolo. Reazione molto contenuta, come è del resto nel suo stile zen.
Invece si ha contezza che Nanni Moretti, mentre sostituiva la sua cassiera ammalata al Sacher, alla notizia abbia gettato con un urlo tutti i biglietti in aria e sia andato a consolarsi con pane e Nutella, lasciando basiti gli spettatori in fila. Giunge anche novella che Roberto Benigni, mentre degustava aragoste africane in un noto ristorante dell’Aventino dove abita in villa, abbia improvvidamente ingollato per l’emozione una zampetta del malvagio (e costoso) crostaceo.
Ma la reazione più forte è venuta, come spesso accade, dal popolo. Sui social il popolaccio irriverente ha sfornato infatti una teoria di: "e sti caXXi non ce li metti?", "mado’ me se bloccherà lo spaghetto!”, “e come famo senza di te?”, “mo’ te svej?”. Cattiverie – si dirà - di un popolo irriverente allevato a Pasquino, Belli e Trilussa.
Ma in questi tempi grami e bui ringraziamo ugualmente Alessandro Gassmann (ci raccomandiamo sempre la doppia enne per motivi di incolumità) per averci dato la possibilità, tra guerre e pestilenze, di svagarci un poco e della qual cosa ringraziamo anche gli altri interpreti del film e cioè il Pd di Bonaccini e soprattutto l’ex “Jena" Plissken Giarrusso. Ragazzi, fatelo ancora! Ne abbiamo bisogno per tirarci su. Grazie.