L'Italia paga il conto salato dei dazi: nel 2025 crescita in frenata, nel 2026 ancora peggio

L'Istat certifica un crollo del 10% del potere d'acquisto degli italiani. Nel 2026 l'effetto negativo è pari a tre decimi di punto

di redazione economia
Economia

Istat: dazi e incertezze geopolitiche rallentano l’Italia, Pil 2025 giù dello 0,2%

L'eventuale perdurare dell'incertezza e un aumento delle tensioni commerciali avrebbero sulla crescita del Pil italiano un impatto negativo di 2 decimi di punto nel 2025 e di tre decimi nel 2026. E' la stima fornita dall'Istat nella relazione sul Dfp presentata in audizione. Con cautela l'Istituto parla di una "valutazione parziale e soggetta alla difficoltà di ipotizzare non solo l'evoluzione delle principali variabili esogene ma anche la risposta di politica economica e commerciale da parte di Governi e Banche Centrali". Nel Dfp le previsioni di crescita indicano un Pil in aumento dello 0,6% quest'anno e dello 0,8% nel 2026.

L'Istituto ha ipotizzato che l'indicatore del livello dell'incertezza rimanga per tutto il biennio di previsione sui valori medi dei primi tre mesi del 2025; che il tasso di cambio dell'euro nei confronti del dollaro si apprezzi, rispetto allo scenario base, del 3% nel 2025 mentre torni alla baseline nel 2026; che i dazi alle importazioni negli Stati Uniti (ipotizzati per semplicità con una aliquota del 20% per tutti i beni) si traslino completamente sul prezzo dei beni finali manifatturieri esportati (ovvero un pass-through completo da parte degli esportatori italiani); infine che il commercio mondiale si riduca, rispetto allo scenario base, di circa mezzo punto percentuale nel 2025 e di un punto nel 2026. 

Per la spesa militare programmata la Nato e l'Europa usano due indicatori diversi, uno calcolato per cassa e l'altro per competenza, con il risultato che i criteri della nuova governance europea "recepirebbero un aumento della spesa militare in modo più lento" rispetto a quelli della Nato. Lo ha spiegato Stefano Menghinello dell'Istat in audizione alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato sul Documento di finanza pubblica. "Quando si parla di spesa per la difesa non c'è un solo indicatore. Per la spesa militare programmata la Nato usa un indicatore misurato in un certo modo, per la governance europea si fa riferimento al Sec. Ci sono implicazioni rilevanti.

LEGGI ANCHE: Dazi, crescita mondiale soffocata e inflazione alle stelle. Trump, l'Ocse lancia l'allarme

Per l'aggregato Nato si fa riferimento a pagamenti per cassa: basta mettere soldi e l'indicatore sale, quindi il target è perseguibile. L'impatto della stessa spesa nel contesto Sec è diverso perché non si ragiona per cassa, ma per competenza e ci sono alcune piccole differenze metodologiche. Nel 2022 l'incidenza della spesa militare sul Pil secondo i criteri Nato era è dell'1,5%, secondo la spesa della Pa era dell'1,2%. Quindi i criteri Sec - ha spiegato -, quelli cioè adottati dalla nuova governance europea recepirebbero un aumento della spesa militare in modo più lento, perché mentre quello Nato è per cassa, questo è per competenza, e siccome le armi vanno vendute e consegnate e sono contratti enormi, tra una spesa rilevata secondo l'indicatore Nato e secondo l'indicatore Sec passa un po' di tempo".

M5S, "L'Istat certifica il crollo del 10% del potere di acquisto"

"Mentre Giorgia Meloni sta pensando a quale racconto inventarsi per descrivere gli esiti dell'incontro con Trump, in audizione sul Dfp, vale a dire il Documento di finanza pubblica che sostituisce il Def, l'Istat certifica un crollo del 10% del potere d'acquisto degli italiani. Tra il primo trimestre del 2021 e l'ultimo del 2024 i prezzi al consumo sono aumentati del 19,7%, le retribuzioni di fatto del 9,3%. Insomma, -10% secco. Carrello tricolore non pervenuto; vantaggi dal taglio del cuneo non pervenuti; taglio dell'Irpef sul ceto medio non pervenuta, anche perché lo stesso Istat ha ricordato l'aumento al 42,6% della pressione fiscale nel 2024". Lo affermano in una nota i parlamentari M5S nelle commissioni Bilancio di Camera e Senato.

Tags: