Rdc, contratti a tempo entro gli 80 Km. L'offerta "congrua" e le nuove regole
Errore sugli occupabili: il conto per lo Stato è di 660 milioni. Circa 213 mila persone perderanno l'assegno dal primo agosto. Tutti i dettagli della misura
Rdc, i calcoli sbagliati del governo. I numeri reali e i rischi
Il Reddito di cittadinanza cambia completamente e già dal primo di agosto 213mila persone perderanno l'assegno. Il nuovo decreto Lavoro cambia radicalmente le regole sui sussidi. Ecco le principali misure. L’unica offerta di lavoro legata al nuovo Reddito - si legge su Repubblica - potrà essere ovunque in Italia, se a tempo indeterminato. Entro 80 chilometri dal domicilio, se a tempo determinato, anche in somministrazione. Se rifiutata, fa decadere dall’assegno. Sono queste le nuove regole relative all’offerta "congrua", così come riscritta dalla riforma inserita nel decreto Lavoro approvato dal Consiglio dei ministri del Primo Maggio. Per quanto riguarda il 2023, gli "occupabili" calcolati in 404 mila dal governo nella legge di Bilancio sono nel frattempo scesi a 213 mila. Questi 213 mila perderanno il Reddito dal primo agosto, passati 7 mesi come dice la legge di bilancio. Dal primo settembre potranno però chiedere la nuova indennità di formazione da 350 euro al mese che si chiama Strumento di attivazione (stanziati 384 milioni). I risparmi di spesa rispetto al Reddito di cittadinanza (8 miliardi) sono progressivi.
Un miliardo all’anno - prosegue Repubblica - è già nei conti dello Stato, anche se quest'anno è ridotto a causa dell'errato calcolo degli occupabili: il conto per lo Stato è di 660 milioni. Poi dal 2027 il taglio raddoppia: 2 miliardi di risparmi. L’indennità di partecipazione da 350 euro tira giù di parecchio il conto, visto che a regime costerà "solo" 557 milioni all’anno. Nel 2024, primo anno della riforma, la spesa sarà di 6,9 miliardi. Tornando all’offerta di lavoro, questa può riferirsi a un contratto a tempo pieno o a tempo parziale "non inferiore al 60% dell’orario a tempo pieno". E la retribuzione non può essere "inferiore ai minimi salariali previsti dai contratti collettivi".