Recovery Plan, Draghi ora è in ritardo: mancano all'appello 16 obiettivi

Entro dicembre 51 scadenze per incassare la seconda tranche di Recovery. Tra Pa, transizione green, mobilità e divario territoriale facciamo il punto

di Marco Scotti
Economia
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Recovery, per ottenere la seconda tranche mancano ancora 16 obiettivi target da raggiungere 

Da una parte le notizie estremamente positive, con il pil che crescerà di oltre il 6,1% nel 2021 con una performance assai migliore rispetto a quella ottenuta dal resto dell’Europa; dall’altro un pizzico di suspence. Perché per ottenere la seconda tranche del Pnrr (24 miliardi che dovrebbero arrivare il 31 dicembre di quest’anno) bisogna raggiungere 51 obiettivi target.

Ebbene: ad oggi siamo arrivati a 35, come ha ricordato il ministro dell’economia Daniele Franco. Il che non è necessariamente una brutta notizia. Basti pensare che a fine novembre ne mancavano ancora 22 e che quindi sei sono stati raggiunti nel volgere di pochi giorni. 

“È cruciale – ha detto il ministro Franco - rispettare le tempistiche perché il completamento delle riforme misurate con milestones è legato all'esborso delle risorse del Pnrr. Il successo del piano italiano non sarà di beneficio solo per l'economia e la società italiana, ma lo sarà anche per l'Unione europea. Questo successo rafforza la coordinazione a livello Ue nei prossimi anni. Se dovessimo fallire ci sarebbe l'effetto contrario. Oltre alle responsabilità economiche di usare nel miglior modo possibile le risorse, l'Italia ha anche una responsabilità politica per quanto riguarda il processo di integrazione europea”.

Pubblica amministrazione, transizione green e mobilità: i nodi del piano 

Per quanto riguarda il programma di Governo, invece, risultano essere 549 i provvedimenti attuati dall’Esecutivo Draghi rispetto all’ultimo monitoraggio effettuato. Dunque che cosa manca? Prima di tutto mancano i mille tecnici per la pubblica amministrazione. Queste persone saranno responsabili dell’attuazione del Pnrr stesso. Renato Brunetta – che tra l’altro con questo atto completerebbe i target assegnati al suo dicastero – ha annunciato oggi che è tutto pronto. Ma devono poi essere le regioni a pubblicare i bandi e a rendere operative le nuove figure.

Veniamo alla transizione ecologica e alla mobilità. Per quanto riguarda il ministero guidato da Roberto Cingolani c’è ancora parecchio da fare per rendere attuativi i dispositivi. Questo soprattutto per quanto concerne il biometano, che dovrà essere utilizzato nei trasporti, nell’industria e nell’immobiliare. Il ministro Enrico Giovannini, invece, manca soltanto il supporto alla filiera dei bus elettrici.

Recovery, il divario incolmabile tra Nord e Sud 

Il tema però più caldo, che è stato anche al centro di un dibattito che ha visto protagonista il nostro direttore Perrino (clicca qui per leggere l'intervento) è quello relativo alla discrasia tra Nord e Sud. Degli oltre 220 miliardi complessivi messi in campo dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, infatti, ben 80 saranno destinati al Sud. Ma bisogna capire come spenderli. 

"Soffriamo di ampie disparità territoriali" ha detto Franco, su cui interverrà proprio il Pnrr che "è di gran lunga il più ampio" dei progetti presentati dai Paesi Ue. "Il piano è stato disegnato per superare i danni inflitti dalla pandemia, ma anche per portare l'economia a tassi di crescita permanentemente più alti".

Dunque, senza nessun affanno, ma c’è ancora da fare per riuscire a mettere le mani anche sulla seconda tranche di aiuti (in parte come sovvenzioni, in parte come prestiti). L’Italia finora si è mostrata decisamente più brava delle previsioni. Merito della nostra capacità di reagire durante i momenti più bui. Ora serve un ulteriore scatto di reni.