Rete Tim, il fondo Gip bussa a Cdp. Ecco chi guarda alla futura NetCo

Una prosecuzione delle interlocuzioni fra Tim e Kkr dovrebbe puntare a un impegno di Kkr nella società della rete NetCo

Economia
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Nuovi fondi infrastrutturali interessati ad investire nella futura società della rete (post M&A con Open Fiber) frutto del piano Labriola

Alcuni grandi fondi infrastrutturali sarebbero interessati alla futura NetCo di Tim. Lo scrive Il Sole 24 Ore aggiungendo che il tema più rilevante resta principalmente uno: chi farà la separazione tra la società dei servizi e la rete. Kkr, quando ha lanciato l'offerta a novembre, pensava di farlo tramite una Tim delistata da Piazza Affari, ma l'operazione è stata in qualche modo superata dal piano di Labriola, che prevede una ServCo e una NetCo.

E, proprio in questo quadro, una prosecuzione delle interlocuzioni fra Tim e Kkr dovrebbe puntare, secondo informazioni raccolte dal Sole 24 Ore, a un impegno di Kkr nella società della rete NetCo frutto del piano targato Labriola. Proprio in vista di quest'ultimo piano - e anche evidentemente immaginando che possa giungere al traguardo il progetto di rete unica con l'unione degli asset di Tim e Open Fiber (partecipata da Cdp al 60% e da Macquarie al 40%) - che si sarebbero palesati alcuni nuovi fondi infrastrutturali.

A quanto risulta al Sole 24 Ore avrebbe avuto contatti con Cdp (anche azionista al 10% di Tim) il gruppo infrastrutturale statunitense Global Infrastructure Partners (Gip), tra i più potenti al mondo e con una capacità di investimento in termini di equity su un unico deal di svariati miliardi.

Gip, che in Italia ha già realizzato in passato l'operazione sui treni Italo, per ora si sarebbe soltanto informato con la Cassa sulle possibili future opportunità di investimento nella rete, anche in relazione alla creazione di NetCo. L'interesse iniziale di Gip è comunque indicativo di un fermento che sta progressivamente aumentando tra i grandi investitori internazionali.

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La stessa Cdp, che contattata non ha commentato le indiscrezioni, starebbe avendo in queste settimane discussioni con Kkr e con il gruppo infrastrutturale australiano Macquarie per discutere del progetto di creazione di rete unica. Il piano di suddivisione di Tim in due realtà, in ServCo (la newco dei servizi Noovle, Olivetti, Telsy, il mobile, il business e consumer e Tim Brasil) e NetCo (la società della rete, gli asset fissi, le attività wholesale e Sparkle) ha comunque cambiato le carte in tavola.

Alcuni private equity che da tempo stanno analizzando il dossier Tim, avrebbero cambiato l'approccio all'operazione. Il fondo Cvc è da oltre un anno che sta alla finestra sull'ex-monopolista e, secondo alcune indiscrezioni, era dato come possibile candidato a una contro Opa assieme a Vivendi.

In realtà questa ipotesi appare oggi ormai superata. Cvc, in realtà, potrebbe essere interessato a singoli asset della ServCo, come ad esempio il Brasile. Infine, le interlocuzioni fra Tim e Dazn per rivedere il minimo garantito di 340 milioni annui (di Tim a Dazn) sono ancora in corso. Ma a quanto risulta al Sole 24 Ore la via del mancato accordo prende sempre più quota. Il che vorrebbe dire andare per carte bollate.

Intanto, in una Borsa leggermente sotto la parità, il titolo viaggia in calo di un punto percentuale a metà mattinata. Ieri è anche emerso dal bilancio che dovrà affrontare una richiesta di risarcimento danni aumentata a 2,6 miliardi nella causa relativa al presunto abuso di posizione dominante nel mercato della banda larga dopo la citazione da parte della rivale Open Fiber.

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