San Valentino, gli italiani tornano a cena fuori: per le rose aumenti del 40%

Metà degli innamorati rinuncia alle rose per i rincari (dovuti agli aumenti delle materie prime) e si torna nei ristoranti grazie al cadere delle restrizioni

Economia
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San Valentino, Coldiretti: "Il 53% degli italiani sceglie i fiori, per oltre 100mln di spesa"

Il 53% degli italiani che fa regali per San Valentino ha scelto di regalare fiori, secondo l'indagine online condotta da Coldiretti, che stima una spesa complessiva di oltre 100 milioni di euro. Lo afferma l'associazione in una nota. Con la discesa dei contagi e lo stop alle mascherine all’aperto la festa di San Valentino diventa, infatti, quest’anno il simbolo di un primo ritorno alla normalità ma anche l’occasione per far ripartire gli acquisti di piante e fiori in Italia nonostante le gravissime difficoltà legate all’aumento dei costi energetici che stanno mettendo in ginocchio le serre, spiega Coldiretti.

Quest’anno produrre fiori costa agli agricoltori italiani il 30% in più con i vivai che sono oggi costretti a produrre praticamente in perdita. L’emergenza energetica si riversa infatti non solo sui costi di riscaldamento delle serre, ma anche su carburanti per la movimentazione dei macchinari, sui costi delle materie prime, fertilizzanti, vasi e cartoni.

Da qui l’importanza di preferire in un momento difficile per l’economia nazionale le produzioni Made in Italy scegliendo l’acquisto di fiori tricolori, direttamente dai produttori o da punti vendita che ne garantiscano l’origine, per sostenere le imprese, l’occupazione e il territorio, conclude la Coldiretti. 

Rose per San Valentino? La metà degli innamorati ci rinuncia per i rincari fino al 40%

Un San Valentino con pochi mazzi di rose, il cui prezzo al dettaglio è arrivato fino a 10 euro (+40%) per il fiore a gambo lungo, sopra i 70cm. Il 50% delle coppie innamorate sceglierà, dunque, bouquet misti in cui prevale prodotto tipico made in Italy, composizioni più economiche -30 euro in media-, con varie tipologie: ranuncoli, fresie, anemoni, gerbere, alstroemerie, garofani (tutti da 1,5 a 2 euro a stelo) e al centro una singola rosa rossa. Il garofano viene anche usato il 14 febbraio per le classiche composizioni a forma di cuore".

Cia-Agricoltori Italiani ricorda "come il settore del fiore reciso italiano sia particolarmente legato (a differenza del Nord Europa) alle ricorrenze particolari: la festa della mamma, quella della donna, San Valentino e il giorno dei defunti, che rappresentano più del 50% degli acquisti annui di fiori. In questo 2022 giro d'affari della festa degli innamorati si attesta per Cia sugli 80 milioni di euro, in linea con il 2021, con la vendita di circa 30 milioni di fiori".

Per Cia "la crisi del sistema internazionale dei trasporti durante la pandemia ha, dunque, diminuito l'import estero delle rose, che vengono al 90% da Equador (le Freedom e Explorer), Colombia, Kenya (la famosa Red Naomi), Etiopia e Zimbabwe, dove il basso costo della manodopera e il clima caldo, che non necessita serre riscaldate, non rendono più competitiva da molto tempo la produzione europea di questo fiore, ben prima dell'attuale emergenza energetica. La poca produzione italiana, non riscaldata in serra, deve aspettare la bella stagione e non è pronta per la commercializzazione del 14 febbraio".

"Se il rincaro del fiore simbolo di San Valentino è, quindi, effetto della scarsità di prodotto sul mercato, i floricoltori italiani- sottolinea Cia- non ne traggono grande vantaggio andando, sostanzialmente, in pareggio. La stima di una maggiore vendita di fiori italiani (+20%) dovrà, infatti, compensare i rincari dell'energia elettrica che, contrariamente a quanto sostenuto in questi giorni, non hanno a che vedere col riscaldamento delle serre.

La maggior parte del prodotto floricolo italiani nei distretti toscani, campani e del ponente ligure coltiva, infatti, in campo aperto oppure in serra fredda. In queste realtà, il prezzo maggiorato di gas e gasolio (quello agricolo è passato da uno a 1,20 euro e si prevede che salga ancora di 10-15 centesimi) incidono piuttosto sulle irrigazioni di soccorso per fiori, che necessitano di essere preservati dalla prolungata siccità che ha contraddistinto questo inverno; oppure si abbattono su interventi ordinari e necessari come le per l'alimentazione delle celle di conservazione e le lampade per l'infiorescenza.

Cia ricorda, inoltre, l'aumento del 30% di alcune materie prime indispensabili al settore florovivaistico, come il terriccio, gli antiparassitari o gli imballaggi. Il prezzo della plastica è aumentato del 18%, stessa percentuale di incremento anche per il legno, i listini delle torbe sono cresciuti del 10%, quelli dei prodotti fitosanitari del 10%".

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Infine: "In Italia il florovivaismo rappresenta il 5% della produzione agricola e conta 27 mila aziende e 100 mila addetti, di cui 20mila coltivano fiori e piante in vaso e 7mila sono vivai. Il comparto intero vale 2,5 miliardi di euro, con cinque Regioni che intercettano l'80% della produzione nazionale: la Liguria, che copre il 31% del totale, la Campania con il 16%, la Toscana con il 13%, la Puglia con l'11% e la Sicilia con il 10%". 

San Valentino, non solo rose. Coldiretti: "5,3mln tornano a cena fuori"

Tornano anche le cene romantiche per 5,3 milioni di innamorati, che prima dell’emergenza Covid avevano scelto di festeggiare seduti a tavola nei ristoranti e agriturismi ma che lo scorso anno sono stati costretti a rinunciare dall’obbligo di chiusura serale. È quanto afferma la Coldiretti in una nota nel sottolineare che è attorno ai 200 milioni di euro il valore del fatturato stimato in ristoranti, trattorie ed agriturismi per il tradizionale appuntamento di San Valentino il 14 febbraio.

Una boccata di ossigeno dopo un mese di gennaio duramente colpito dall’impennata dei contagi spinto da Omicron che secondo Coldiretti ha provocato un crack da 1,5 miliardi per il fatturato della ristorazione italiana nel primo mese dell’anno con i locali svuotati per il timore provocato dalla rapidità di diffusione dei contagi, per lo smart working e per il calo del turismo, spiega Coldiretti. 

Ma anche per il fatto che milioni di italiani sono stati costretti a casa perché positivi al Covid, hanno avuto contatti a rischio e sono in quarantena o sono privi di green pass perché non vaccinati. La situazione di difficoltà non coinvolge solo le 360mila realtà della ristorazione ma si è trasferita a cascata sull’intera filiera agroalimentare con una pioggia di disdette per le forniture di molti prodotti agroalimentari, dal vino all’olio, dalla carne al pesce, dalla frutta alla verdura ma anche su salumi e formaggi di alta qualità che trovano nel consumo fuori casa un importante mercato di sbocco, continua Coldiretti. 

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