Sangalli: “Inflazione nel 2022 al 6,5%. Persi 930mila posti dal 2019"

Nell’arco degli ultimi trent’anni, la crescita dell’Italia si ferma al di sotto del 12% a fronte dell’oltre 36% della Germania

Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio
Economia
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Sangalli: nel 2022 inflazione al 6,5%

"Riteniamo che per il 2022 la crescita reale del PIL si attesterà intorno al 2,5%: una dinamica compressa da un’inflazione che collochiamo per quest’anno in media attorno al 6,5%. Nel 2023, il prodotto dovrebbe mantenersi sostanzialmente in linea con la crescita dell’anno in corso, rendendo possibile – finalmente – recuperare i livelli di attività economica registrati nella media del 2019. E' questo lo scenario tratteggiato dal presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella sua relazione all'assemblea. "La ripresa dei consumi - avverte -sarà invece più lenta: solo a fine 2023 si ritornerà ai livelli pre-pandemici. E questo nell’ipotesi che, entro il prossimo autunno, si risolvano le tensioni sulle materie prime e in generale sul quadro geopolitico".

“Persi 930mila posti di lavoro con la pandemia”

"I servizi hanno lasciato sul campo della pandemia 930mila unità di lavoro rispetto al 2019 – aggiunge Sangalli. E ciò minaccia la capacità di ripresa dell’intero Paese. Se non riparte il terziario, non riparte l’Italia. Guardate, una settimana fa l’Istat ha indicato, per il mese di maggio, un tasso d’inflazione al 6,9%. L’effetto immediato è una riduzione del potere d’acquisto della ricchezza detenuta in forma liquida, il tesoretto che avevamo involontariamente accumulato durante i mesi di lockdown, impossibilitati a spendere. Questa riduzione dei risparmi degli italiani, insieme alla crescente incertezza, rischia di frenare ancora di più i consumi. E proprio i consumi - sottolinea Sangalli - sono il principale e prezioso carburante, è il caso di dirlo, della nostra economia, che non cresce da troppo tempo. Nell’arco degli ultimi trent’anni, la crescita dell’Italia si ferma al di sotto del 12% a fronte dell’oltre 36% della Germania e del quasi 50% del Regno Unito, solo per fare due esempi".

“Si parla troppo poco di turismo nelle politiche pubbliche”

"Il terziario di mercato resta stretto tra l’incudine di costi crescenti e il martello di consumi più deboli. In questo ragionamento, penso, in particolare, alla filiera turistica: quella che ha più sofferto nella stagione della pandemia. Oggi le prospettive per il turismo italiano sono buone, certo. Ma non bastano pur significativi segni più: serve un recupero completo e questo è ancora da raggiungere" chiosa Sangalli

"Di turismo, invece, nelle politiche pubbliche, si parla troppo poco: se ne parla troppo poco nel Pnrr, troppo poco nel Fondo complementare, troppo poco anche nel Def, che pur ci sembra condivisibile nella sua struttura complessiva", denuncia Sangalli. Il cambiamento profondo della domanda turistica rende urgente oggi quello che era già importante prima: un mercato più trasparente per non lasciare facile campo all’abusivismo e alla regola, non del più capace, ma del più furbo. C’è urgenza, ad esempio, di identificare in modo uniforme le attività imprenditoriali. È un tema di regole. Com’è possibile – ad esempio – che grandi piattaforme multinazionali utilizzino il nostro capitale turistico, senza restituire niente, niente di niente, al territorio? Gli imprenditori chiedono regole, regole giuste".

“A favore della concorrenza per i balneari”

Per Sangalli i primi a chiedere "regole giuste" sono "i nostri balneari, protagonisti, con gli altri imprenditori turistici, del tema delle concessioni demaniali. E anche qui: è passato il messaggio che il nostro mondo fosse contro le ragioni del libero mercato e della concorrenza. Non è così. Noi siamo da sempre a favore della concorrenza, anche se talvolta è dolorosa, spesso implacabile. Ma è il nostro vivere quotidiano. Chiedetelo a decine di milioni di cittadini-consumatori che ogni giorno , e più volte al giorno, ci scelgono, ci premiano, ci licenziano! E sulle concessioni demaniali, il tema è trovare l’equilibrio tra un’apertura del mercato e la tutela dei diritti degli attuali concessionari", dice Sangalli.

"Bisogna recuperare tutti i margini di intervento possibili per valorizzare il lavoro di tante famiglie, tanti imprenditori, tra cui tante donne e tanti giovani, che chiedono soltanto giuste regole e un giusto indennizzo. Sono richieste ragionevoli", evidenzia ancora Sangalli.

Il salario minimo

"Un patto per rafforzare la partecipazione al mercato del lavoro. E questo a partire dal Mezzogiorno, dalle donne, dai giovani, anche con una buona flessibilità governata e contrattata. Un patto per costruire robuste politiche attive fondate sulla cura delle competenze, sulla formazione, come condizione strutturale di occupazione, di buona occupazione, che è poi il fondamento di una maggiore sicurezza sociale. Un patto che diventa così una risposta alla questione del salario minimo. Una risposta che si basa sulla valorizzazione erga omnes dei trattamenti economici e del welfare contrattuale previsti dai contratti collettivi" afferma Sangalli. Che aggiunge: "Contratti collettivi, intendiamoci, stipulati da chi realmente rappresenta il mondo del lavoro ed il mondo delle imprese. E tutto ciò significa anche contrastare in modo effettivo il dumping contrattuale. Ci ha fatto grande piacere - evidenzia Sangalli - che tante voci autorevoli nel Governo, commentando la decisione europea sul salario minimo, abbiano ribadito la centralità del sistema della contrattazione collettiva, che caratterizza in positivo il nostro Paese".

Come spendere i fondi del Pnrr

"Nel periodo 2021-2027, il nostro Paese deve gestire, tra Pnrr e altre risorse nazionali e comunitarie, circa 470 miliardi di euro. Ma il rischio, con queste cifre, è di confondere soldi con investimenti e riforme. Il turismo Perché, come si legge nello stesso documento ufficiale, 'i Piani Nazionali di Ripresa e Resilienza sono innanzitutto piani di riforma'" sottolinea il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, nella sua relazione all'assemblea. "Come la riforma della burocrazia, che riguarda il pubblico, ma ha un enorme impatto sull’efficienza del settore privato, sul sistema delle imprese", indica.

"Certo, oggi servono anche politiche di sostegno. Ma sostegni, ora, più incisivi e più selettivi, sempre con un occhio attento alla sostenibilità del nostro ingente debito pubblico. Abbiamo giustamente inserito in Costituzione il riferimento all’interesse delle prossime generazioni alla sostenibilità ambientale. E dunque non ha davvero senso lasciare alle “prossime generazioni” un insostenibile debito pubblico", dice Sangalli.

 


 

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