Politica

Governo, crisi sulle armi a Kiev? 21 giugno data chiave. Conte e Salvini...

Di Alberto Maggi

"Escalation diplomatica" o "stop all'invio di armi all'Ucraina"? La crisi passa da questa scelta (decisiva)

Il M5S, in maggioranza, non vuole la crisi. Salvini spera che Conte stacchi la spina...


Il 21 giugno si avvicina e nonostante la politica sia impegnata nelle battute finali campagna elettorale per le elezioni comunali e i referendum sulla Giustizia di domenica 12 giugno in Parlamento cresce la fibrillazione in vista delle comunicazioni del presidente del Consiglio. Questa volta, infatti, ci sarà un voto dell'Aula, sia Camera sia Senato. Giuseppe Conte e Matteo Salvini sono ormai settimane che chiedono di stoppare l'invio di armi all'Ucraina, ma il Pd - come ha spiegato ad Affaritaliani.it Enrico Borghi - non ci sta e afferma in modo chiaro che "l'Italia deve rispettare gli impegni assunti con i partner internazionali".

La prima ipotesi, come ha scritto Affaritaliani.it, è che la risoluzione di maggioranza sia molto scarna e sintetica, proprio per evitare polemiche e guai per l'esecutivo. Questa almeno sarebbe la soluzione gradita a Pd, Forza Italia e renziani. Ma il Movimento sta cercando di far inserire nel testo un passaggio più esplicito. La capogruppo al Senato Maria Domenica Castellone ha chiarito: "Il 21 giugno non faremo prove di forza in Parlamento. Ora un negoziato di pace". Il punto è molto semplice: se Conte si accontenterà di inserire nella risoluzione la frase "escalation diplomatica" tutto si risolverà a tarallucci e vino, ci sarà l'ok delle altre forze politiche e il governo non cadrà.

In questo caso, comunque, sarebbero in molti ad attaccare Conte (il discorso in modo speculare vale anche per Salvini) di bluff mediatico solo per cercare di sfruttare a livello elettorale il vento pacifista che c'è nel Paese. Discorso diverso, invece, se l'ex premier si impunta e vuole scrivere espressamente "stop all'invio di armi a Kiev", ovviamente Draghi non può accettarlo perché andrebbe contro gli accordi con Usa, Nato e Ue e un'eventuale risoluzione del M5S al fianco di quella ufficiale della maggioranza certificherebbe la crisi di governo. Sono in molti a pensare che Conte non arrivi a tanto, anche perché - come dimostrano le parole di Castellone - la maggior parte dei parlamentari pentastellati non vuole la caduta dell'esecutivo e le elezioni dopo l'estate. Ma nulla, al momento, viene escluso.

Nemmeno che un 20-30% di grillini più ortodossi e meno governativi possano votare una risoluzione, che certamente ci sarà, di Alternativa e di gruppi minori che chieda proprio di fermare l'invio di armi all'Ucraina. D'altronde un mese fa, quando si è trattato di chiedere che il premier venisse in Parlamento, il M5S ha già sommato i propri voti a quelli di Alternativa e di Fratelli d'Italia. C'è poi la Lega. Anche Salvini, che era pronto a volare a Mosca per cercare la pace, sono giorni che ripete di non aiutare più militarmente Zelensky però - spiegano fonti della maggioranza - il leader del Carroccio non vuole essere il killer del governo (al suo interno ha molti draghiani - governisti) ma allo stesso tempo spera che a staccare la spina sia Conte (stando in questa maggioranza perde voti) per poi accodarsi e sfruttare la situazione. Un puzzle complicato che prevederà molte trattative segrete e telefonate tra Palazzo Chigi e i leader in vista del 21 giugno. Ma al momento questa è la situazione. Conte sta bluffando? Molti dicono di sì, ma il pericolo per il governo non è affatto scampato.

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