Sapelli: "Il governo ha fatto miracoli, l'Italia sarà un hub energetico"

L'economista ad Affaritaliani.it: "L’Italia ha il dovere di parlare con tutti, specie i francesi e i tedeschi, medio orientali e africani"

di Marco Scotti
Giulio Sapelli
Economia

Governo e manovra, Giulio Sapelli: "L'Italia deve essere un hub continentale dell'energia"

“L’Italia può e deve essere un hub energetico, ma anche del traffico marittimo e intermodale. Il governo fino ad ora ha fatto miracoli, ora vediamo di continuare su questa strada”. Giulio Sapelli, economista di fama, racconta ad Affaritaliani.it quale sia la sua idea per l’Italia e perché bisogna continuare a insistere sul ruolo nodale che abbiamo raggiunto in questi ultimi due anni. Partendo da una certezza: “Nessuno mi ha chiamato, ma se dovesse servire io ci sono”. 

Professore, oggi il ministro Tajani ha dichiarato che l’Italia può diventare un hub europeo dell’energia: è così?
Su questo non c’è dubbio, ma un hub dell’energia dev’essere inserito in un contesto più ampio. Serve un’infrastruttura globale e intermodale, partendo dal porto di Gioia Tauro. Continuiamo a perdere miliardi che potrebbero andare allo Stato, le navi passano da Gibilterra, risalgono fino a Rotterdam e poi le merci arrivano da noi. Il porto calabrese ha tutte le caratteristiche necessarie per diventare un centro fondamentale nel Mediterraneo. Ha il pescaggio sufficiente per accogliere le grandi navi mercantili, ma finora non abbiamo colto questa possibilità per incapacità e ignavia. Ci avevamo provato, e mi metto anche io tra coloro che lo proposero, ma non ci siamo riusciti. Questo hub energetico, ovviamente, non si può fare senza il Ponte di Messina. 

Secondo lei c’è un disegno che lega con un filo rosso immaginario la morte di Mattei con gli ultimi avvenimenti che ha come scopo quello di tenere l’Italia “a cuccia” in materia energetica?
Mi pare un disegno complottista. L’Italia ha il dovere di parlare con tutti, specie i francesi e i tedeschi, medio orientali e africani. Bisogna tornare a essere mediatori tra Grande Medio Oriente, Europa e Africa, l’Italia deve sfruttare il suo ruolo centrale. L’Eni ha continuato l’opera di Mattei, ma i governi che si sono succeduti dagli anni ’60 in poi non hanno continuato sulla strada tracciato dal “padre” del cane a sei zampe. È clamoroso soprattutto il fallimento di tutti i governi di centro-sinistra, che sono stati incapaci di dotarci un’infrastruttura confacente.

Un giudizio sul governo in carica?
Mi sembra che abbiano fatto i miracoli. Il ministro Urso è una persona di grandissima competenza, di grande esperienza internazionale; Giorgetti è in continuità con Draghi. Vedo questo governo in continuità, più che in rottura, con la precedente esperienza. Io poi ho delle mie idee, più radicali, sulla politica economica: non voglio un’economia di Stato, ma piuttosto la voglio pubblica, i cosiddetti common goods, che sono tutt’altra cosa. Mi sembra che il governo stia andando in quella direzione sia con Ilva che con Priolo.

Un giudizio sul ministro Salvini? 
Quello che Salvini ha detto sul ponte di Messina è una cosa giusta, per il resto è la politica che fa il suo corso… 

La vedo fin troppo diplomatico, professore
È Natale e bisogna essere tutti più buoni. 

Qualcuno l’ha chiamata dal governo?
Non mi ha chiamato nessuno, io sono qui, ho 76 anni, non mi sono mai tirato indietro. Sono un vecchio piemontese e il mio motto è ch'a cousta l'on ca cousta viva l'aousta (una sorta di “costi quel che costi”, ndr). In tanti anni mi sono più dimesso dal gioco che rimesso in gioco, forse vorrà dire qualcosa. Forse ho una visione troppo lucida su alcuni dossier. 

Domani si pronuncerà il Tar su Piombino: che cosa si aspetta? E che cosa succederebbe se il rigassificatore dovesse essere bloccato?
Sono fiducioso, si tratta di impianti che non danneggiano nessuno, sono già stati sperimentati anche sulle nostre coste grazie al lavoro meraviglioso che ha fatto Eni 50 anni fa.

Che cosa dice ai “professionisti del no”?
Bisogna arginarli sia con un’opera di convinzione politica e culturale, sia quando questa non è sufficiente facendo prevalere la ragione comune. In questi casi addirittura interessi europei, perché la questione energetica mediterranea è un tema di rilevanza contintentale. 

Il price cap risolve il problema del costo dell’energia?
È un grande passo avanti. Chiaro che la soluzione migliore sarebbe tornare al take or pay sulle quantità fisiche non mediate. Questa è una via intermedia se si accompagnerà ad acquisti collettivi di gas e se nel frattempo continua una negoziazione costante.

Non rischiamo di rimanere nuovamente appesi ora che il Qatar ha già iniziato a minacciarci per il Gnl?
Siamo al centro dell’economia mondiale, siamo tornati a esserlo, bisogna trasformare queste sfide in opportunità. 
 

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