"Siccità e crisi idrica? Sogniamo il Ponte ma non rifacciamo gli acquedotti"

L'emergenza siccità mette in ginocchio agricoltura e idroelettrico. Italia sempre più divisa in due. Parla il climatologo Luca Mercalli

di Rosa Nasti
Economia

Crisi climatica ed emergenza idrica, in Sicilia avanza la siccità. Mercalli: "Agricoltura a repentaglio in tutta l'Italia"

L'emergenza siccità spacca in due l'Italia. E mentre il Nord gronda d'acqua, il Sud della Penisola rimane a bocca asciutta (letteralmente), in particolare Sicilia, Puglia, Basilicata e Calabria. "È un'Italia divisa in due: nel Mezzogiorno siamo in Africa, e in Settentrione sembra di essere in Nord Europa". A dirlo è il climatologo, nonché presidente dell'associazione Società meteorologica italiana, Luca Mercalli, che ha parlato con Affaritaliani.it dell'estrema situazione climatica in cui versa il nostro Paese. È ovviamente il cambiamento climatico a presentare il conto, ma nel frattempo l'emergenza sta mettendo in ginocchio l'agricoltura.

Cresce l'allarme siccità, e la Sicilia è a rischio desertificazione. Che cosa sta succedendo?

In questo momento, addirittura ci sono delle alluvioni in Francia e Svizzera, sul confine italiano, e continua a piovere sulle zone alpine come Piemonte, Valle D'Aosta e Lombardia. Invece, via via che ci spingiamo verso il Centro e il Sud, pioggia non ce n'è. La Sicilia è nella sua condizione di siccità storica, la più intensa degli ultimi 70 anni. A questo si aggiunge il caldo torrido, con temperature di 40°che peggiorano la situazione: più alta è la temperatura, più l'acqua (quella poca che c'è) evapora in fretta.

Questa variabilità ed estremizzazione del clima è proprio l'effetto del riscaldamento globale, non abbiamo più delle vie di mezzo, ma estremi sempre più frequenti che portano inevitabilmente a danni. Nella stessa nazione sembra di essere al contempo in Africa e in Nord Europa.

A che cosa è dovuta una tale disparità meteorologica?

Semplicemente a come si dispongono le strutture meteorologiche. Al Sud c'è un grande anticiclone africano che porta con sé polvere desertica. Questa polvere cade con la pioggia al Nord e rende il cielo opaco al Sud. In Toscana ed Emilia Romagna, invece, c'è aria più fresca che, entrando in contatto con quella calda, genera temporali e piogge. Di solito, queste situazioni si alternano, ma quello che colpisce è quanto ora siano persistenti. È una situazione bloccata da mesi, al Nord è da fine febbraio che questa struttura persiste: abbiamo avuto la primavera più piovosa degli ultimi 100 anni. Al Sud c'è la situazione contraria.

La siccità colpisce soprattutto due settori economici come l’agricoltura e l’idroelettrico. Come stanno reagendo all'emergenza?

Per quanto riguarda l'idroelettrico, non possiamo dire che vada male, soprattutto perché la maggior parte dell'energia idroelettrica si produce al Nord, dove le dighe sono così piene che stanno svuotando l'acqua in eccesso. Il vero problema è al Sud: le dighe sono vuote, quindi c'è scarsità d'acqua sia per l'agricoltura che per la produzione idroelettrica. È una situazione divisa in due. Mentre nel 2022 mancava l'acqua un po' ovunque in Italia, quest'anno al Nord ce n'è troppa, causando danni soprattutto all'agricoltura.

In che modo la danneggia?

L'acqua in eccesso sta danneggiando l'agricoltura del Nord tanto quanto la mancanza d'acqua sta danneggiando quella del Sud. Al Nord, i campi sono allagati, e le piante soffocano per mancanza di ossigeno. Inoltre, le piogge intense, accompagnate da grandine e vento, abbattono il grano, causano l'allettamento delle piante e impediscono le lavorazioni agricole (non si riesce a fare il fieno, che solitamente richiede tre giorni di sole). Il risultato? Una perdita ingente del raccolto. L'agricoltura è a repentaglio in tutta Italia, è martellata tanto al Nord quanto al Sud, per motivi diversi ma sempre per il troppo, o il troppo poco.

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Come mai, nonostante i ripetuti allarmi degli anni scorsi, non si sono attuate politiche di gestione delle risorse idriche più efficaci?

Abbiamo riempito i giornali nel 2022, quando il Po era ridotto a un ruscello, e ancora oggi continuiamo a parlare ai muri. Di fatto, tutte le cose che abbiamo detto due anni fa, per la crisi della siccità, sono le stesse che si dicono ora, nel 2024. Non è cambiato nulla. Il problema della gestione dell'acqua è che sono tutti lavori a lungo termine, non si può intervenire in emergenza: costruire una diga richiede circa 15 anni.

Per rimettere apposto i nostri acquedotti, che fanno acqua da tutte le parti (soprattutto in Sicilia), ci vogliono programmi con fondi assicurati per almeno 10-15 anni, non sono lavori che si fanno di notte. L'unica cosa che si può fare adesso è portare l'acqua con le autobotti o lasciare la gente senza. Viviamo in un Paese dove sogniamo il Ponte sullo Stretto, mentre avremmo da rifare gli acquedotti e le dighe. 

La manutenzione è fondamentale in queste infrastrutture, da fare tutti gli anni, con fondi assicurati e indipendentemente dal governo che viene. Perché questi sono problemi che interessano tutti e non devono essere legati alla politica del momento. Bisognerebbe attuare dei programmi che prevedano lavori per 10 anni, ma che ci preparino alle siccità del domani.

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