Superbonus, con la retroattività effetti devastanti. Autogol di Giorgetti

La decisione di spalmare obbligatoriamente i crediti non più in quattro ma in dieci anni, rischia di costarci ancora più caro. L'analisi

di Redazione Economia
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Superbonus, la pezza del governo è peggio del buco. Se si incrina il patto sociale...

Il governo ha deciso di intervenire ancora sul Superbonus, ieri le parole del ministro dell'economia Giorgetti sono state molto forti: "Com’è successo in Vajont - ha puntualizzato - una volta arrivata giù la valanga ha prodotto disastri. Quando noi siamo arrivati al governo siamo stati avvisati e abbiamo fatto il possibile, ma purtroppo era già partita". Con questo paragone Giorgetti ha argomentato la necessità di spalmare i crediti obbligatoriamente non più su quattro ma su dieci anni. Ma se lo spalmacrediti obbligatorio, di cui ha parlato ieri mattina il ministro in commissione Finanze al Senato, dovesse colpire il passato, - riporta Il Sole 24 Ore - il prezzo da pagare per imprese e istituti di crediti sarebbe potenzialmente altissimo. Si spiegano così le parole pronunciate poche ore prima, a caldo, dalla presidente dell’Ance, Federica Brancaccio: "Escludiamo che ci sia una retroattività, altrimenti avrebbe un impatto fortissimo su imprese, banche e cittadini".

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Allungando il tempo di recupero delle agevolazioni, di fatto, si scaricherebbero improvvisamente costi su chi detiene i crediti. Su questo delicato capitolo, Brancaccio - prosegue Il Sole - ha anche ricordato che "come associazioni datoriali avevamo espresso la nostra preoccupazione in una lettera al ministro". Una cosa è consentire, a chi ne può avere la necessità, di spalmare in dieci anni la detrazione per superbonus e interventi affini. Altra cosa è stabilire retroattivamente che il credito debba essere obbligatoriamente. utilizzato in 10 anni. Allo stesso modo, e con effetti presumibilmente ancora più devastanti, come si può dire oggi a imprese di costruzioni e della filiera edilizia, a banche e altri operatori finanziari – ovvero i soggetti che tramite lo sconto in fattura e la cessione del credito sono diventati via via titolari dei crediti di imposta di chi ha effettuato i lavori di efficientamento energetico. Il punto - conclude Il Sole - è che se si fa
venire meno il principio di affidamento, se si calpesta la buona fede di cittadini e imprese, allora si finisce per incrinare il patto sociale che regge tutto.