Tetto prezzo gas, Bonomi sveglia Draghi: Ue indecisa? L'Italia agisca da sola

L'operazione, secondo il presidente di Confindustria, è "fattibilissima", con il supporto di "Arera che convoca gli importatori di gas e chiede trasparenza"

Carlo Bonomi, presidente di Confindustria 
(Fonte immagine: La Presse) 
Economia
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Bonomi: "I problemi ora sono il costo dell'energia e la scarsità delle materie prime"

La questione energetica per l'Italia si fa sempre più calda e difficile. A differenza dei Paesi europei confinanti, come Francia e Germania, non abbiamo né il nucleare né abbastanza risorse per sganciarsi completamente dalla dipendenza internazionale. Qui il problema dell'energia “è più acuto, per noi la quota di elettricità prodotta dal gas è molto più alta persino che in Germania e questo rischia di diventare un handicap per le imprese, perché il gas è rincarato molto più delle altre fonti di energia", ha sottolineato il presidente di Confindustria Carlo Bonomi in un'intervista al Corriere della Sera.

L’Italia propone un tetto al prezzo del gas, imposto dall’Unione Europea ai produttori esteri "ma se l’Europa non vuole, dobbiamo agire da soli: un tetto che valga in Italia sul prezzo del gas comprato all’ingrosso, molto sotto i livelli attuali". L'operazione, secondo Bonomi, è "fattibilissima" con il supporto di "Arera che, convoca gli importatori di gas e chiede trasparenza. Può farlo. Dobbiamo sapere quanto pagano il gas e conoscere la durata dei contratti. Non credo che gli importatori comprino tutto ai prezzi di mercato, impazziti, di questa fase. Capiremo così come applicare un tetto e quali sono i profitti sull’elettricità. Quest’ultima viene rivenduta a tariffe che riflettono l’altissimo prezzo di mercato attuale del gas: vedremo se c’è chi specula". 

Mentre quanto riguarda le stime di crescita, le previsioni del governo sul 2022 (3,1%) sono migliori di quelle di Confindustria (1,9 per cento): "A parità di condizioni, immaginando che lo choc sull'energia perduri e anzi possa aggravarsi, entrambi vediamo una crescita attorno al 2 per cento", spiega Bonomi. “Cioè quanto già conseguito con la spinta derivata dall'anno scorso, senza nuovo sviluppo. Il punto è rendersi conto che la velocità della ripresa ha rallentato da ben prima della guerra".

Le riforme del programma di ripresa (Pnrr) di fatto sono al palo: "I segnali di frenata iniziano nell'autunno scorso. Come Confindustria avevamo chiesto una legge di bilancio orientata alla crescita, ma si e' sprecata un'occasione. Sono usciti di scena o si avviano a farlo strumenti che aiutavano le imprese a investire, dal Patent box agli incentivi di Industria 4.0. E gli interventi fiscali sono stati in gran parte dissipati, invece di concentrarli sul taglio dei contributi".

I problemi ora sono costo dell'energia e scarsità delle materie prime: "Si fossero usati meglio gli spazi in legge di bilancio, ci sarebbero state le risorse per sostenere le fasce più colpite dalla pandemia, giovani e donne, anche a favore della competitività. Mi confronto spesso con i miei colleghi di Francia e Germania e noto una differenza: da loro la difesa dell'industria è un fattore di sicurezza nazionale, perchè e' l'industria che crea reddito e lavoro. Da noi questa consapevolezza non c'è. Il problema non è del presidente Draghi: attiene ai partiti".

(Seguono le dichiarazioni di Carlo Bonomi in Commissione Bilancio) 

Il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, in audizione di fronte alle Commissioni Bilancio riunite di Camera e Senato ha avuto modo di sottolineare come l'impatto delle sanzioni per il conflitto in Ucraina stiano mettendo a dura prova le imprese italiane. "Serve una risposta più robusta, di sistema e soprattutto duratura", ha avvertito Carlo Bonomi. “Un'eventuale soluzione ravvicinata del conflitto avrebbe l'effetto di attenuare gli impatti ma non di azzerarli. Ed è per questo che continuiamo a ritenere insufficiente l'approccio di brevissimo periodo sinora seguito dal Governo".

Per quanto riguarda il quadro macroeconomico del Def la situazione “appare ottimistica”, e sembra non cogliere le straordinarie difficoltà dell'attuale situazione”, ha precisato il numero uno di Confindustria. Bonomi ha ricordato le previsioni del Centro studi di via dell'Astronomia, evidenziando anche l'indagine di Confindustria su un campione di aziende associate da cui "emerge che oltre il 16% delle imprese ha già ridotto la produzione. E oltre un terzo indica di poter continuare soltanto per tre mesi senza sostanziali sospensioni. Quindi tra due mesi e mezzo, quasi un'impresa su due avrà ridotto la produzione", ha detto.

Al termine dell' audizione sul Def convocata dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato ha avuto poi modo di soffermarsi su debito pubblico, scostamento di bilancio e taglio del cuneo fiscale. "Credo che prima di pensare a uno scostamento di bilancio bisogna vedere quelle che sono le risorse che noi, già oggi, abbiamo a disposizione, perché in una fase come questa, sappiamo che fare ulteriore debito con i tassi in crescita, potrebbe essere un problema", ha sottolineato il numero uno di Confindustria. 

"Ribadisco che lo strumento per mettere soldi in tasca agli italiani sia il taglio fiscale del cuneo contributivo. L'idea di detassare i rinnovi contrattuali puo' essere una strada, ma non e' una strada che ci risolve in maniera importante, non mette nelle tasche dei lavoratori soldi importanti, come invece potremmo fare con un taglio serio del cuneo contributivo". "Le risorse, ha rilevato Bonomi, se si vuole ci sono, è solo volontà politica di farlo. Avevamo stimato che, per avere un intervento di una certa importanza, si parlava di qualcosa tra i 16 e i 18 miliardi e credo che ci sia tutta la possibilità di farlo senza fare scostamenti di bilancio".

 

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