Tim, mandato al Ceo di esplorare offerta Kkr.Pronto con OF il 1° passo su rete

Ok unanime del board al mandato a presidente e al Ceo di esplorare quanto sia "attraente e concreta" una possibile offerta di acquisto da parte di Kkr

Economia
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Confermato poi il piano e una possibile integrazione con Open Fiber

Mandato, all'unanimità, da parte del cda di Tim all'amministratore delegato Pietro Labriola e al presidente Salvatore Rossi di esplorare quanto sia "attraente e concreta" una possibile offerta di acquisto da parte del fondo americano Kkr. Decisione attesa dalla Borsa che ha fatto scattare subito gli acquisti sul titolo: al suono della campanella Tim infatti non riesce ad aprire, con un +7,3% teorico. Ammessa alle negoziazioni balza subito in avanti del 7,7% e a metà seduta guadagna il 4,81% a 0,3027 euro. 

In una nota diffusa poco prima della mezzanotte, si legge che i due top manager negozieranno con il fondo Usa anche periodo e perimetro di una due diligence che Kkr aveva richiesto al momento della presentazione della sua offerta a novembre.

Tim, che ha perso il suo quarto amministratore delegato in sei anni una settimana dopo aver ricevuto l'offerta non vincolante da 10,8 miliardi di euro del fondo Usa, deve ancora rispondere ufficialmente alle avances del fondo newyorkese. Kkr mira al controllo dell'ex monopolista per poi delistarlo e tentarne il rilancio separando le attività che fanno capo all'infrastruttura di rete, secondo quanto riferito nei mesi scorsi da alcune fonti.

Labriola, la cui nomina è stata sponsorizzata dal maggiore azionista Vivendi che ritiene l'offerta iniziale di Kkr troppo bassa, ha presentato un piano alternativo anch'esso incentrato sulla separazione di rete e servizi di Tim.

Alla luce delle indicazioni preliminari degli advisor finanziari, dice la nota di ieri, il cda ha confermato la volontà di eseguire il piano industriale e di procedere all’esplorazione e allo sviluppo del progetto in discontinuità, "attraverso la riorganizzazione delle attività del gruppo e una possibile integrazione con Open Fiber, coltivando il negoziato con Cdp e le necessarie interlocuzioni con le autorità".

Il cda, aggiunge la nota, ha anche ribadito "che vi sia in Tim un valore inespresso, anche in relazione alle discontinuità di cui sopra, che deve essere tenuto in debita considerazione nel valutare qualunque opzione alternativa".

Tim e Open Fiber pronte al primo passo sulla rete unica

Intanto, secondo quanto scrive Affari & Finanza, è in programma oggi un apposito cda di Open Fiber che dovrebbe dare il via libera a un accordo commerciale sulle aree bianche dove tutte le infrastrutture di Tim sarebbero messe a disposizione dell'azienda rivale, dietro pagamento di un canone di affitto di lungo termine (detto Iru).

Secondo le indiscrezioni, le due aziende hanno già un accordo di massima per mettere insieme le forze, dove possibile, cosa che soltanto un anno sarebbe stato difficile da immaginare. Ora invece l'accordo è a portata di mano, sia perchè è cambiata la governance di Open Fiber - è Cdp con il 60% a tirare le fila, mentre prima il capitale era diviso al 50% con Enel - sia perchè nel frattempo Tim ha maturato la volontà di separare le attività di rete da quelle dei servizi, rinunciando a essere un operatore verticalmente integrato, pronto a competere alla pari con Vodafone, Fastweb, Wind Tre.

Open Fiber (il cui restante 40% è nelle mani del fondo Macquarie) ha un piano di investimenti da 11 miliardi entro il 2031, mentre la rete secondaria di Tim confluita in Fibercop (nella quale Kkr ha rilevato il 37,5%) investirà circa 1,5 miliardi l'anno di qui al 2025.

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Da questi nuovi assetti, e da questi programmi, deriva il fatto che le sinergie di una eventuale rete unica dovrebbero dispiegarsi nei prossimi 24-36 mesi. Realizzarla dopo il 2024, infatti, ne farebbe perdere la maggior parte, cancellando la convenienza industriale di un progetto coltivato tanto a lungo. Un altro elemento del rebus è il valore da attribuire alla rete di Tim.

Secondo gli analisti, la cosiddetta Netco - dove verranno fatte confluire l'infrastruttura primaria (dalla centrale agli armadietti nelle strade) e quella secondaria (dagli armadietti agli appartamenti), più i cavi sottomarini di Sparkle - vale tra i 16,88 miliardi (Intermonte) e i 22 miliardi di euro (Equita). Ma c'è di più. La differenza tra il valore effettivo e quello potenziale la farà l'affitto che Tim pagherà per utilizzarla - il contratto deve ancora esser definito - e le tariffe che la nuova società praticherà a terzi una volta che diventerà un puro operatore wholesale.

Fondendo Netco con Open Fiber (valutata 7,3 miliardi), le due aziende dovrebbero realizzare notevoli sinergie sugli investimenti, sugli acquisti e sui costi generali, e definire una transazione per porre fine le cause tra loro, che hanno un ammontare di 1,5 miliardi. Sommando gli elementi, si può calcolare che la rete unica valga, da sola, tra i 26 e i 28 miliardi.

Secondo un advisor di Tim, dall'unione tra Netco e Open Fiber dovrebbero dispiegarsi valore aggiuntivo per la società quotata di 1 euro per azione, portando la capitalizzazione a 27 miliardi di euro (oggi vale 6 miliardi). Al di là delle stime degli advisor incaricati dalle diverse parti (Mediobanca, Vitale, LionTree e Goldman Sachs), per toccar con mano le sinergie possibili, i contratti e gli investimenti necessari da qui al 2030, bisognerà attendere giugno, quando Labriola potrà annunciare il vero piano industriale di Tim. Prima di allora la Cdp, presieduta da Giovanni Gorno Tempini, dovrà dare il via libera all'operazione.

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