Auto elettriche, con Trump si arretra: effetto domino sull’Europa. La Cina schiaccerà l'Europa, serve una strategia
La transizione in Ue verso l’auto elettrica sta arrancando sempre più
Auto elettrica, un flop per l'Europa?
Donald Trump è il nemico numero uno della transizione ecologica. E infatti nel 2025, con il suo ritorno alla Casa Bianca, si prevede un deciso dietrofront nelle politiche climatiche degli Stati Uniti. Lo scetticismo del tycoon verso le energie rinnovabili e il suo ostracismo alla transizione energetica non sono certo una novità: basti ricordare il clamoroso ritiro degli Usa dall’Accordo di Parigi durante la sua prima presidenza, una mossa che ha rallentato, ntoevolmente, gli sforzi globali contro il cambiamento climatico.
Ma il vero banco di prova del "Tycoon anti-green" sarà il settore delle auto elettriche. Qui le sue posizioni sono cristalline: tagliare il credito d'imposta da 7.500 dollari per i veicoli elettrici è già ben annotato in grassetto nella sua "To-Do list". La scelta rischia però di mettere un freno decisivo alla vendita e uso delle auto a basse emissioni negli Stati Uniti. E non si tratta solo di un problema americano. Se gli Usa rallentano, anche l’Europa rischia di subirne l'effetto domino.
Nel Vecchio Continente, che si è autoproclamato leader nella lotta alle emissioni, la transizione verso l’auto elettrica sta arrancando sempre più. Certo, ci sono isole felici come Norvegia, Svezia e Paesi Bassi che hanno abbracciato a pieno il passaggio alle auto elettriche, ma nel complesso la situazione non è rosea. Come delineato nel dataroom di Milena Gabanelli sul Corriere della Sera, Germania e Francia hanno ridotto o eliminato gli incentivi, causando un calo delle immatricolazioni dell'elettrica. Il Sud Europa, Italia in primis, è al palo, con una quota di mercato delle auto full electric ferma al 4%. E dopo una crescita delle auto di fascia alta, quest’anno a fine settembre siamo al 13,1%. Un calo netto rispetto all’atteso 20%.
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La causa? Mancanza di politiche industriali coerenti e coordinate da Bruxelles. L’Europa, che si trova a dover affrontare la concorrenza spietata della Cina, paga caro il ritardo strategico e pare che i costruttori, così come la clientela (quella più abbiente) si sia concentrata più sulle auto di lusso che sui veicoli elettrici più economici e avanzati, come in Cina. E gli Stati Uniti? Negli Usa, il mercato dell’elettrico è già in fase di rallentamento, eppure, i grandi produttori come Tesla sembrano navigare controcorrente.
Elon Musk, in un paradosso apparentemente inspiegabile, ha dichiarato il suo sostegno all’eliminazione dei sussidi. Probabilmente una mossa per consolidare la leadership della sua azienda, pronta a schiacciare una concorrenza che dipende fortemente dagli incentivi pubblici. Ma nel frattempo, il mondo non aspetta. Rallentare la transizione sarebbe una scelta miope, soprattutto per l’Europa, che rischia di perdere la sua posizione già fragile nel panorama industriale.