Trumpnomics, i dettami economici della presidenza Trump

La ricetta economica della presidenza del tycoon

di redazione economia

Donald Trump

Economia

I dettami economici di Trump: dazi, tagli fiscali e gli scontri con la Fed

Con l’inizio del suo secondo mandato, Donald Trump punta sicuramente su due leve principali per stimolare l’economia americana: il taglio delle imposte e l’aumento dei dazi, due misure pensate per rilanciare l’economia degli Stati Uniti, ma che potrebbero avere gravi ripercussioni su tutto il globo.

Dazi e commercio internazionale

Trump ha proposto dazi tra il 10 e il 20%, con possibili punte fino al 60% sui prodotti cinesi e al 200% sulle auto messicane. Sebbene l’obiettivo sia proteggere le industrie americane, l’Europa, in particolare Germania e Italia, potrebbe subirne le conseguenze, dato che entrambi i paesi sono fortemente esportatori. Ma in realtà l'introduzione di dazi avrebbe ripercussioni negative anche sugli stessi Stati Uniti, perchè potrebbe aumentare i costi interni con un impatto negativo sui consumatori e le aziende. Questo perchè l'aumento dei dazi potrebbe mettere sotto pressione i settori più esposti alla concorrenza estera, come l’agricoltura, la manifattura e l’industria automobilistica, e scatenare effetti inflattivi. 

Tagli fiscali e debito pubblico

Trump ha inoltre avanzato la proposta di ridurre l’imposta sulle società al 15%, mirando a stimolare gli investimenti interni e a riportare la produzione negli Stati Uniti. Tuttavia, una simile riduzione potrebbe aumentare il debito pubblico americano di 15.000 miliardi di dollari nei prossimi dieci anni, mettendo a rischio la stabilità fiscale del paese. Inoltre, Trump ha poi promesso altre misure come la detassazione delle mance e l’eliminazione delle imposte sul lavoro straordinario e sulle pensioni pubbliche. Misure che sì stimolano la spesa, ma che potrebbero risultare insostenibili nel lungo periodo.

Immigrazione e mercati finanziari

Un altro punto cruciale della politica di Trump riguarda la gestione dell’immigrazione clandestina. La linea dura contro l’immigrazione potrebbe ridurre la disponibilità di manodopera in alcuni settori chiave dell’economia, come l’agricoltura, la costruzione e i servizi. Questo potrebbe portare a un aumento dei costi operativi e a una diminuzione della produttività, con conseguente freno alla crescita economica. Sebbene i mercati finanziari abbiano accolto positivamente le misure fiscali e gli sgravi, rimanendo concentrati sui benefici a breve termine, gli investitori restano tuttavia cauti, consapevoli dei rischi derivanti dall’aumento dei dazi e dalla crescente tensione commerciale internazionale.

LEGGI ANCHE: I dazi di Trump visti dai big dell'agroalimentare (che non hanno troppa paura)

Il ruolo della Federal Reserve

La Federal Reserve si trova invece a un bivio. Trump ha più volte criticato l’istituto, ma la Fed sarà comunque fondamentale nel gestire l’equilibrio tra crescita, inflazione e stabilità finanziaria. L’istituzione dovrà monitorare attentamente l’impatto delle politiche fiscali espansive e dei dazi, cercando di evitare un’impennata dell’inflazione che potrebbe minare la fiducia degli investitori e dei consumatori. Un altro risultato probabile delle politiche di Trump è anche un dollaro più forte. Tuttavia, nonostante la spinta di Trump verso i tagli delle tasse e il protezionismo, alcuni economisti sostengono che il suo programma potrebbe avere l'effetto opposto e bloccare la crescita degli Stati Uniti.

 

Tags: