Economia

I dazi di Trump visti dai big dell'agroalimentare (che non hanno troppa paura)

Prosciutto di Parma, Grana Padano e Prosecco doc ci raccontano l'attesa ed i (possibili) problemi per i top del nostro Made in Italy di eventuali nuovi dazi Usa

di Nadia Afragola

Siamo al via del mandato del 47° Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Le intenzioni del neoeletto presidente di “aggredire” con misure commerciali, leggasi dazi, i prodotti importati dal resto del mondo fanno discutere molto, anche in Italia

Giorgia Meloni, presidente del Consiglio dei ministri, in occasione della conferenza stampa annuale alla Camera, dopo aver sottolineato che il protezionismo non è un approccio solo di Trump ha aggiunto: “I dazi per noi sarebbero un problema, ma non è una novità che le amministrazioni americane pongano la questione dell’avanzo commerciale. Ricordo che in Europa abbiamo iniziato a parlare di competitività solo dopo il piano da 400 miliardi di dollari di Biden per proteggere le aziende americane, creando uno squilibrio competitivo con l’Europa. I dazi non solo la soluzione giusta, ma faremo il necessario per difendere il sistema, parlando con i nostri partner americani ed europei”.

 

Intorno alla questione dazi abbiamo parlato con chi ha il polso di alcuni comparti strategici del nostro paese. Realtà che gestiscono grandi brand del nostro food come Grana Padano, Prosecco Doc e Prosciutto di Parma.

 

Consorzio Tutela Grana Padano - Presidente Renato Zaghini

 

Presidente, dopo la vittoria alle elezioni americane di Trump, si parla tanto di dazi. Quali rischi si corrono?

 

"Un eventuale ritorno dei dazi avrebbe una ricaduta pesante con un pericoloso effetto domino sui mercati ai danni dei produttori e a forte discapito dei consumatori. Imporre gabelle artificiose favorirebbe l’italian sounding ai danni non solo dei produttori di qualità, ma anche dei consumatori. Chi continuerà a scegliere la qualità che solo i prodotti di eccellenza italiani controllati e garantiti assicurano spenderà di più o dovrà ridurre il piacere di gustarli. Chi invece opterà su prodotti non gravati dai dazi e quindi a prezzi più bassi rinuncerà alla qualità garantita dalle nostre produzioni DOP. Il mercato statunitense durante l’anno e mezzo (ottobre 2019 – marzo 2021) di vigenza dei dazi trumpiani registrò una flessione del 20% e quel formaggio invenduto ma già pronto, perché il nostro formaggio sta mediamente 16 mesi in magazzino, appesantì tutto il mercato con un calo dei prezzi all’ingrosso quasi del 10% di tutto il formaggio. Il 10% di perdita complessiva si attesterebbe attorno ai 200 milioni di euro/anno".

 

L'Italia cosa si aspetta?

 

"Oltreoceano è cominciata la rincorsa ai containers per importare e conservare a lungo i prodotti. Si profila così l’accaparramento di Grana Padano, di altri formaggi e di prodotti di eccellenza, comprati a prezzi di mercato e destinati ad essere rivenduti da febbraio con i rincari dei dazi e alimentando quindi una speculazione ai danni dei consumatori. Non è questa la via d’uscita. Le confesso che contiamo molto sulla capacità di mediazione del governo italiano, visti anche i primi segnali inviati dallo stesso presidente eletto Trump. E ci auguriamo che l’eventuale applicazione di dazi, che comunque è una strada che non ci piace in linea di principio, sia indirizzata verso produzioni e settori strategici per l’economia americana, dove sono evidenti dumping e sostegni da parte di altri stati per metterla in difficoltà. Però potremmo convincere l’Unione Europea ad accettare l’importazione libera di prodotti agroalimentari americani ed evitare quindi i loro dazi. Comunque, con il piano strategico 2024 – 2028 puntiamo a rafforzare le nostre esportazioni anche su altri mercati".

 

Cosa stiamo facendo per non farci trovare impreparati?

 

"Ritengo che la premier Meloni nel suo incontro con Trump abbia esposto la posizione italiana, ribadendo orientamenti che il governo, durante la recente presidenza del G7, ha condiviso con le eccellenze dell’agroalimentare italiano. Mi riferisco al G7 agricoltura ad Ortigia, dove al governo, alla premier Meloni e al ministro Lollobrigida, tutte le produzioni DOP hanno ribadito quanto le limitazioni al libero scambio siano sempre un pericolo per il sistema produttivo, perché condizionano e orientano i mercati in modo artificioso e pesante. Comunque, con il piano strategico 2024 – 2028 puntiamo a rafforzare le nostre esportazioni anche su altri mercati".

 

Consorzio Tutela Prosecco DOC - Presidente Giancarlo Guidoli

 

L’Europa teme i dazi americani. Presidente, il prossimo insediamento di Trump ci spaventa?

 

"Non siamo particolarmente preoccupati. Le decisioni non sono nostre ma di terzi, quindi non possiamo far altro che aspettare e vedere dove arriveremo. Per la nostra denominazione e per i nostri 650 milioni di bottiglie anche una lieve flessione negli Stati Uniti qualora ci fosse non ci preoccupa perché siamo presenti in tutto il mondo".

 

Cosa stiamo facendo per non farci trovare impreparati?

 

"Sappiamo solo che in quest’ultimo periodo dell’anno c’è stato un significativo incremento di esportazioni proprio verso gli Stati Uniti d’America, probabilmente ci si porta avanti con il lavoro in previsione proprio di eventuali dazi che potrebbero pervenire. Cautelarsi? Per quanto ci riguarda, il nostro prodotto, lo sappiamo tutti, a scaffale lo si trova sui 15 dollari. Se i dazi non sono elevati possiamo ancora pensare di essere competitivi per gli americani. Non è un prodotto che ha un valore di 50/100 euro a bottiglia e quindi siamo fiduciosi che anche in presenza di dazi moderati il mercato non dovrebbe subire flessioni".

 

L'Italia cosa si aspetta?

 

"Gli Stati Uniti sono per noi un mercato importantissimo, uno fra i primi tre mercati al mondo dove esportiamo il nostro Prosecco DOC. Nell’ultima presidenza Trump non abbiamo avuto particolari riflessi negativi sul nostro prodotto, non ci sono stati dazi e ci auguriamo che continui ad essere così. Però sappiamo bene che quando un paese sceglie la via del protezionismo il dazio può arrivare, e l’Italia è nel mirino. L’organizzazione mondiale del commercio direbbe che tutti i paesi dovrebbero poter lavorare in una sana concorrenza ma purtroppo noi non possiamo certo decidere cosa possono fare o non possono fare gli Stati Uniti d’America e in questo caso il loro presidente Trump". 

 

Ci si concentrerà su altri mercati?

 

"Siamo sempre attenti a tutti i mercati, in particolar modo ai paesi asiatici. Siamo presenti sia in Giappone che in Cina, anche se al momento con numero limitati. A Osaka ci sarà il prossimo Expo e noi ci saremo. Siamo paesi in cui vogliamo espanderci, soprattutto qualora ci fossero problemi negli Stati Uniti. Siamo intenzionati a spingere sempre più sul piano della comunicazione per far conoscere il nostro Prosecco".

 

In certi mercati il vino ha però meno appeal.  

 

"In alcuni paesi non si possono pubblicizzare o addirittura vendere prodotti a base alcool. Lo Champagne in Asia è consumato, per fare un esempio. Come entrare in quei paesi? Comunicando il nostro prodotto, che si sposa a tutto pasto ma che è perfetto anche nei momenti di celebrazione. Mette assieme famiglie e amici. Come fatto in questi 15 anni di vita del nostro Consorzio, vogliamo continuare il lavoro di posizionamento".

 

Il Consorzio di Tutela del Prosecco DOC è sponsor dei Giochi Milano-Cortina 2026.

 

"Parliamo di una vetrina in cui tutti vorrebbero essere. La manifestazione è nel nostro territorio, è in Italia e non potevamo non esserci. Il nostro obiettivo è far conoscere in modo consapevole ai giovani il Prosecco Doc. La nostra denominazione ha un impegno finanziario importante ma siamo convinti che questo ci darà ancora maggiore lustro". 

 

Consorzio del Prosciutto di Parma - Presidente Alessandro Utini

 

Dopo la vittoria alle elezioni americane di Trump, l’Europa teme i dazi americani. L'Italia cosa si aspetta?

 

"Ogni previsione e considerazione rispetto alla possibilità che il governo statunitense inasprisca i dazi doganali sulle merci d’importazione non risulterebbe, al momento, opportuna. Anche in un simile scenario, rimarrà saldo, da parte nostra, l’auspicio che possano essere raggiunti accordi ragionevoli, in grado di liberare il campo da eventuali tensioni e ritorsioni commerciali dannose per tutti. Il ruolo del Governo italiano risulterà, in questo, estremamente rilevante, anche rispetto alle posizioni europee".

 

Quanto per noi è importante il mercato americano?

 

"Nel corso degli ultimi 35 anni, il Prosciutto di Parma ha affermato la sua presenza negli Stati Uniti, raggiungendo una posizione di primissimo piano tra i prodotti italiani più apprezzati. Il mercato USA assorbe, oggi, circa il 30% del nostro export, e i benefici vanno a vantaggio di tutti i soggetti coinvolti: non solo delle nostre aziende e della DOP - per sua natura legata al territorio di provenienza e pertanto non delocalizzabile in nessuna fase della sua lavorazione -, ma anche di importatori e distributori americani, che hanno visto crescere nel tempo il loro business, e, non da ultimo, del consumatore d’Oltreoceano, che può godere di un’eccellenza del Made in Italy, verso la quale esprime una preferenza sempre più convinta".

 

Si corrono dei rischi?

 

"La salvaguardia di questo valore condiviso, generato da relazioni commerciali e diplomatiche proficue, è un obiettivo che auspichiamo continui ad essere considerato primario da parte di tutti".

 

I DATI

 

I dati sono relativi al 2023, ovvero i più recenti a disposizione. Gli Usa sono il primo mercato d’esportazione del Prosciutto di Parma. Nel 2023 sono stati esportati in USA circa 725.000 Prosciutti di Parma, pari al 30% del totale dei Prosciutti di Parma esportati nel corso dell’anno, per un valore di circa 85 milioni di euro.

Dei Prosciutti di Parma esportati in USA, il 37% è rappresentato dal prodotto preaffettato in vaschetta, tendenza che si conferma in aumento. Nel 2023 sono state vendute in USA circa 6 milioni e mezzo di vaschette di Prosciutto di Parma preaffettato.

Anno record per la DOC Prosecco il 2024. Gli imbottigliamenti della denominazione hanno registrato per la prima volta 660 milioni di bottiglie, con un incremento del 7% rispetto al 2023, per un valore stimato al consumo di 3,6 mld di euro. I dati sono relativi ai primi nove mesi del 2024, ovvero i più recenti a disposizione.

Complessivamente l’export del Prosecco Doc è cresciuto del 15,1%, passando da circa 2.906.747 ettolitri di Prosecco DOC ai 3.344.545 esportati nel resto del mondo.

Gli Usa sono il primo mercato d’esportazione del Prosecco Doc. Nel 2024 dei circa 3.344.545 ettolitri di Prosecco Doc esportati nel mondo, ben 761.206 ettolitri sono finiti negli Usa, parliamo del 22,8%, con un aumento del 17,9% rispetto al 2023.

 

Il Consorzio di Tutela del Grano Padano nel periodo gennaio - ottobre 2024 ha visto superata del 3,01% la soglia di 4.667.885 forme prodotte, raggiunta nello stesso periodo dello scorso anno. Ha una prospettiva espansiva e si prefigge una crescita annua attorno al 3% per arrivare alla fine del 2030 a 7 milioni di forme prodotte e commercializzate. L’export cresce come anche i timori per i dazi Usa.

Parliamo delle Esportazioni e diamo alcuni numeri: nel 2023 sono state importate 2.481.891 forme (+ 6,55% vs 2022), pari a 94.846,4362 tons e al 48,2% della produzione marchiata. Di queste 607.531 forme sono finite in paesi Extra Unione Europea.

Gli Stati Uniti sono il quarto paese al mondo per importanza dopo Germania, Francia e Belgio/Paesi Bassi con 194,776 forme finite negli Usa e un incremento dell’11,55% registrato rispetto al 2022.