Ucraina, la svolta distende i mercati. Giù di quasi il 15% il prezzo del gas

Il parziale ritiro delle truppe russe al confine ucraino e l'incontro tra il cancelliere Scholz e Putin danno fiducia agli investitori su una de-escalation

Economia
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Spread Btp-Bund giù a 166 punti ma Jp Morgan lo vede a fine anno a 180

Chiusura in rialzo per le Borse europee, sull'onda dei segnali di distensione registrati in Ucraina. La notizia del ritiro di alcune truppe russe dai confini del Paese e l'atteggiamento più costruttivo mostrato dal presidente russo, Vladimir Putin, che per altro ha ricevuto a Mosca il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, hanno fatto tirare un sospiro di sollievo agli investitori.

Milano ha terminato le contrattazioni in rialzo del 2,09%, mentre lo spread ha fatto dietrofront a 166 punti, sebbene il rendimenti dei Btp decennali sia salito al 2%. La situazione, del resto, rimane fluida e si intreccia con i timori per l'andamento dell'economia e dell'inflazione. Gli analisti di Jp Morgan si aspettano infatti che il differenziale si allarghi più di quanto previsto in precedenza, prevedendo un livello di 180 punti base a fine anno. 

A Piazza Affari hanno rialzato la testa le azioni delle banche, con Bper (+9,15%) in prima fila, premiata all'indomani dell'accordo raggiunto per rilevare l'80% di Banca Carige dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi. Hanno fatto molto bene anche le Banco Bpm (+2,89%), mentre il mercato continua a interrogarsi se l'istituto sia nel mirino di Unicredit (+2,13%). Si sono risollevati i titoli industriali.

E' invece andata in controtendenza Eni (-1,14%), risentendo della frenata del valore del greggio. Il wti, contratto di marzo, perde infatti il 3,7%, portandosi a 91,86 dollari al barile. E' in forte calo anche il valore del gas: il future di marzo scende del 14,95% a 68,69 euro. Sul fronte dei cambi, l'euro e' in risalita a 1,1365 dollari (1,1304) e a 131,46 yen (da 130,71), mentre il dollaro/yen si attesta a 115,68 (da 115,62). 

Dopo un avvio debole, gli indici del Vecchio Continente hanno imboccato la strada del rialzo, sulle prime notizie, poi confermate dal Cremlino, di un ritiro di alcune truppe russe dai confini ucraini, anche se, e' stato precisato, tali movimenti erano gia' programmati. Da ieri, inoltre, la Russia sembra maggiormente aperta al dialogo: il ministro russo degli Esteri, Sergei Lavrov, ha parlato di 'possibilita'' di risolvere la crisi con la diplomazia.

In piu' Scholz, che ieri a Kiev ha incontrato il presidente dell'Ucraina, Volodymyr Zelensky, oggi ha tenuto un colloquio con lo stesso Putin. D'altra parte la situazione rimane calda, tanto piu' che Jens Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha dichiarato che 'non ci sono segnali sul terreno che la Russia stia riducendo le truppe ai confini', pur confermando che Mosca ha mostrato apertura alla diplomazia. Le notizie provenienti dall'Ucraina hanno messo in secondo piano i timori legati all'andamento dell'inflazione, che comunque continua a rimanere uno dei punti sui quali si focalizzano gli investitori.

Cosi' oggi non hanno fatto breccia le parole con le quali il presidente della Federal Reserve di St. Louis, James Bullard, ha detto che la Fed deve agire in modo piu' aggressivo contro il rialzo dei prezzi al consumo, ribadendo i commenti della scorsa settimana, che avevano messo sotto pressione i mercati. Tanto e' vero che Wall Street ha aperto in rialzo e guadagna terreno, credendo a una risoluzione della crisi ucraina e dimenticando il dato sui prezzi alla produzione di gennaio, aumentati dell'1% rispetto a dicembre, livello superiore alle attese.

Anche la componente "core", quella depurata dalle voci piu' volatili rappresentate dai prezzi dei beni alimentari, energetici e dei servizi commerciali, e' cresciuta dello 0,8% rispetto al mese precedente, contro attese per un +0,4%. Rispetto a un anno prima, i prezzi alla produzione sono cresciuti del 9,7%, dopo il 9,8% (rivisto dall'iniziale +9,7%) di dicembre.

Si tratta dell'aumento maggiore da quando sono state modificate queste statistiche, ovvero dal novembre 2010. A Piazza Affari si sono riscattate le azioni delle banche, dopo i forti cali della vigilia. La guardia rimane alta su Unicredit (+2,13%), di cui oggi si e' riunito il cda, che, secondo indiscrezioni, avrebbe dovuto fare il punto anche sulla fuga di notizie relativamente all'interesse per Banco Bpm (+2,89%). Bper ha vantato un rialzo del 9,1%, dal momento che, dopo l'accordo raggiunto per rilevare l'80% di Carige, pone le basi per diventare il terzo polo bancario italiano e rafforza la propria quota di mercato soprattutto nel Nord Italia. Intesa Sanpaolo, inoltre, ha registrato un rialzo del 3% e Mediobanca del 2,26%.

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