UniCredit, Orcel atto secondo: ora punta sulle fusioni
L’amministratore delegato di Unicredit riverserà sugli azionisti una pioggia di 22 miliardi di dividendi entro il 2024. Ma ora deve accelerare sul M&A
Orcel resterà in Unicredit: ecco la sua strategia
Andrea Orcel si appresta a terminare il suo primo triennio al timone di Unicredit. Quando, ad aprile del 2021, è salito nell’ufficio più alto di Piazza Gae Aulenti aveva tra le mani una banca depressa dalla gestione di Jean Pierre Mustier. L’ex membro della Legione straniera aveva preso in mano l’istituto di credito dalle mani di Federico Ghizzoni e aveva improvvisamente deciso di rifocalizzare il business. Il risultato?
La sanguinosa vendita di Pioneer ad Amundi, un passaggio a vuoto che ha ridotto i margini di Unicredit nel wealth management e ha fatto sì che iniziasse un periodo di profonda involuzione culminata con la vendita di Fineco e l’uscita da Mediobanca. Sono gli anni dell’aumento di capitale da 13 miliardi e delle azioni che, nel periodo della gestione Mustier passano da 10,5 a 8,4 euro per titolo, mentre Intesa vola e si “mangia” anche Ubi Banca.
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Dopo che il manager francese decide di rassegnare le dimissioni per incompatibilità con il consiglio di amministrazione si apre la stagione di Andrea Orcel. Il quale ha un duplice mandato ben preciso: ridare vigore alla banca sia come “standing” sia come capitalizzazione e, possibilmente, estendere il perimetro. Ora, quanto al primo obiettivo si può serenamente dire che è stato raggiunto in maniera egregia. Oggi Unicredit ha azioni in borsa che valgono oltre 24 euro, la capitalizzazione è triplicata e agli azionisti saranno distribuiti nel periodo 2021-2024 circa 22 miliardi di dividendi, sei in più di quanto inizialmente previsto dal piano industriale Unicredit Unlocked.
Unicredit investe nella fintech tedesca BanxwareUnicredit ha investito nella fintech Banxware, fornitrice di servizi di embedded lending con sede a Berlino, nell'ambito dell'ultimo round azionario promosso dalla societa'. Cio' evidenzia l'ambizione dell'istituto di collaborare con la fintech in Germania e su altri mercati, come parte del suo obiettivo di espandere l'offerta di credito ai clienti aziendali esistenti e attingere a una nuova base di clienti. Banxware attualmente consente a 30 piattaforme in Germania e nei Paesi Bassi di offrire finanziamenti ai propri clienti aziendali, occupando uno spazio cruciale in un segmento di servizi finanziari alle Pmi poco sviluppato. I clienti di Banxware sono piattaforme come Worldline (Payone), JustEat Takeaway (Lieferando), Qonto, SumUp, Agicap e altre. I loro clienti commerciali possono cosi' ottenere finanziamenti in modo facile e veloce, proprio dove gestiscono la loro attivita' commerciale. |
Sulla seconda “mission” del ceo di Piazza Gae Aulenti, invece, qualche perplessità in più è lecito farsela sorgere. Sulla vicenda della tentata acquisizione di BancoBpm nel febbraio del 2022 molto si è scritto. È ovvio che un’operazione di tale portata sia arrivata alle orecchie dei competitor e del governo e che qualcuno abbia preferito far saltare la trattativa rivelandola alla stampa. Anche il dossier Mps è stato gestito in maniera peculiare. Un banchiere di lungo corso ha fatto notare ad Affaritaliani.it che la trattativa non sarebbe mai potuta decollare perché Mario Draghi e Andrea Orcel non si sono mai seduti a un tavolo, ma hanno sempre delegato.
Ora invece, a quanto si apprende, l’istituto di Piazza Gae Aulenti ha a disposizione una decina di miliardi da spendere. Come? Due strade. La prima è quella che porta al M&A: con quei soldi si potrebbe tranquillamente acquistare Montepaschi e ci sarebbe pure qualcosa che “avanza”. La seconda strada è quella che porta al buyback, una strategia che fin qui è stata largamente utilizzata per aumentare il valore del titolo e accrescere la remunerazione degli azionisti. Ora però si pone un problema: per quanto si potrà andare avanti con una strategia che di fatto “droga” il valore del titolo?
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Qualcuno ha già iniziato a dire che la strategia di Orcel potrebbe essere molto precisa. Far alzare ancora un po’ il valore del titolo, per ridurre ulteriormente il gap con Intesa. Farsi incoronare nuovamente come amministratore delegato per altri tre anni e poi solo allora, magari con un nuovo piano industriale, lanciarsi alla carica delle possibilità che il mercato offre. In Italia, in realtà, non sono moltissime. Il governo spinge per la creazione di un terzo polo alternativo a Intesa e Unicredit. E per ottenere questo scopo è pronto a ricorrere alla moral suasion nei confronti di Giuseppe Castagna e del BancoBpm per ottenere una mossa verso Siena. Anche perché con la progressiva integrazione tra Bper e Banco Popolare di Sondrio si potrebbe arrivare addirittura a un quadriumvirato, attorno a cui si muova l’intero sistema bancario italiano.
Andrea Orcel, intercettato da Bloomberg, ha dichiarato che l’obiettivo è quello di avere istituti di credito con una capitalizzazione di “100 o più miliardi di dollari” per reggere l’urto con le banche cinesi o americane. Solo che un soggetto di questo tipo è complesso da assemblare. Anche dimenticando per un momento i meccanismi regolatori e i paletti europei, significherebbe trovare più istituti pronti a fondersi per raggiungere questo scopo. Senza dimenticare che con una possibile riduzione del pil e un calo degli impieghi verso imprese e famiglie la redditività delle banche potrebbe scendere dopo un biennio da segnare sul calendario.
Per questo qualcuno ha iniziato a dire insistentemente, sia a Roma che a Milano, che Orcel verrà sicuramente confermato al suo posto, ma che potrebbe poi iniziare a guardarsi intorno. Verso dove? Possibile che Ubs, con i suoi 88 miliardi di capitalizzazione, possa rappresentare un obiettivo interessante di carriera (e anche di remunerazione). Nelle scorse ore si è diffusa la voce che il presidente del board della banca svizzera (che ha appena integrato Credit Suisse) sia già alla ricerca del sostituto di Sergio Ermotti, un altro che conosce piuttosto bene Unicredit. E tra i papabili non può che esserci proprio Orcel, il quale ha un curriculum europeo che pochi altri banchieri detengono.
Che probabilmente sarebbe lusingato dalle attenzioni degli svizzeri. Un lungo articolo uscito sul sito elvetico FiNews annunciava che Colm Kelleher, presidente di Ubs, sta iniziando i sondaggi. Facile pensare che il curriculum di Orcel sia finito sulla scrivania dei cacciatori di teste che si stanno occupando del dopo-Ermotti. Sono ovviamente voci di un futuro lontano un paio d’anni. Ma intanto si inizia a registrare un chiacchiericcio insistito. Che cosa sogna di fare Orcel, il banchiere partito da Roma e arrivato ai vertici della finanza mondiale?