Urso: “Sull’ex-Ilva si decide la settima prossima. Stellantis? Dopo l’addio di Tavares clima diverso”
Il ministro delle imprese e del Made in Italy in una lunga intervista esclusiva ad Affari racconta e sviscera tutti i temi caldi della manifattura e dell’economia. Da BancoBpm fino a Piaggio Aero. E su Beko…
Adolfo Urso
"Ci aspettiamo altri due tagli dalla BCE nei prossimi mesi. Per quanto riguarda la riduzione della produzione industriale il problema esiste e rischia di aggravarsi con la "guerra commerciale""
“Sull’ex-Ilva si potrebbe arrivare a una decisione entro la prossima settimana”. Adolfo Urso, ministro delle Imprese e del Made in Italy, in una lunga intervista ad Affaritaliani.it affronta i moltissimi temi caldi che toccano la manifattura e l’economia in generale del nostro Paese. Dal Green Deal che va rivisto fino ai nuovi rapporti con la Cina, passando per Stellantis, Piaggio Aero e non solo, senza dimenticare il grande mondo del “bianco” e il golden power da applicare alla vicenda BancoBpm-UniCredit
Ministro, Prima di Natale sembrava che per la cessione dell'ex-Ilva ci fosse quasi "la fila fuori". Oggi sembra esserci qualche difficoltà in più: ci vuole spiegare che cosa sta succedendo?
"Tre erano le proposte per l'intero asset e tre sono ancora in campo, due delle quali peraltro, quelle di azeri e indiani, hanno fatto anche rilanci competitivi piuttosto importanti, sia sul piano finanziario sia su quello dei livelli occupazionali, a dimostrazione del grande interesse per quello che può diventare, dopo la "cura" dei nostri commissari, il più avanzato impianto siderurgico green d'Europa. Sia chiaro: la nostra è una procedura realmente competitiva, a differenza di quanto accadde nel 2017, quando l'allora governo rifiutò il rilancio della cordata italiana guidata da Cdp per assegnare gli impianti a Mittal, con le conseguenze che tutti conoscono. Abbiamo fatto un percorso arduo per recuperare la piena funzionalità degli impianti, grazie anche al supporto delle forze sindacali, e vorremmo concluderlo in piena sintonia. Per questo convocheremo una riunione del tavolo a Chigi entro quindici giorni, quando avremo elementi precisi su cui confrontarci e deliberare. Sarà importante, inoltre, la collaborazione di Regione e Comune, che abbiamo sempre informato e ascoltato in ogni passaggio e, ovviamente, tanto più faremo in questa fase decisiva".
Lei ha affermato che i commissari potrebbero chiudere entro la prossima settimana?
"È possibile individuare nei prossimi giorni il soggetto che ha manifestato le migliori intenzioni, ma le procedure di assegnazione sono più lunghe e necessitano di ulteriori passaggi, tra i quali il via libera dell'Antitrust UE e certamente l'applicazione della nostra golden power che, a differenza di quanto fatto dai precedenti governi, noi eserciteremo per garantire l'interesse nazionale".
Dopo l'addio di Tavares sembra che i rapporti con Stellantis si siano finalmente distesi: ci sono impegni precisi che la società si è assunta in vista di un 2025 che si preannuncia molto complicato?
"Sì. E le decisioni che ne sono seguite sono piuttosto significative di un netto cambiamento di rotta. Il Piano Italia presentato dall’azienda a dicembre al tavolo Stellantis, mette al centro i siti produttivi nel nostro Paese, con nuovi modelli, ibridi ed elettrici, 2 miliardi di euro di investimenti negli stabilimenti nel 2025 e 6 miliardi di euro in acquisti da fornitori italiani nello stesso periodo. Pomigliano avrà una nuova piattaforma per le citycar che garantirà il futuro della produzione e della componentistica, Melfi beneficerà di 7 modelli tra elettrici e ibridi, Mirafiori sarà il quartier generale delle attività del gruppo, Cassino avrà una nuova piattaforma per tre nuovi modelli, Atessa continuerà a essere il centro nevralgico della produzione di veicoli commerciali, e anche Modena avrà una missione chiara con il coinvolgimento della filiera locale. Abbiamo rimesso sulla strada giusta l'auto italiana in un contesto difficilissimo, in cui crolla l'industria dell'auto europea".
Quindi la questione è europea?
"Certo. Sono le folli regole del Green Deal che hanno collassato l'auto europea, con tutte le gravi conseguenze sull'indotto e sulla componentistica, la siderurgia, la chimica e la microelettronica. L'epicentro del terremoto industriale europeo è l'auto e da lì bisogna ripartire, come abbiamo indicato da due anni in Parlamento e nella UE".
E cosa vi aspettate?
"Giovedì sarò a Parigi per il mio settimo incontro in soli tre mesi con il mio collega, il ministro francese per l’Industria e l’Energia, Marc Ferracci. Stiamo allineando le nostre politiche industriali per dare indicazioni forti e chiare alla Commissione nel momento decisivo del "Clean Industrial Deal" e dei piani settoriali su auto, siderurgia, chimica e microelettronica. Quanto indicato nel Compass è importante, ma non ancora sufficiente. Mi aspetto che tutte le forze politiche e i sindacati ci supportino, come fanno pienamente le associazioni industriali di Italia, Francia, Germania, Spagna e Polonia".
Già da un anno lei parla dell'apertura del nostro Paese a possibili OEM cinesi: è ancora così?
"È in atto una "guerra commerciale" che rischia di far esplodere l'Occidente e in cui proprio la Cina è il motivo della contesa. Solo quando il quadro sarà definito, mi auguro in un clima di intesa, potremo sviluppare quei progetti con piena consapevolezza".
Su Comau avete esercitato il golden power: ci sono altri dossier su cui vorrete imporlo? Anche su Bpm-Unicredit?
"Su Comau era il Mimit a dover istruire la procedura, sulle banche tocca al Mef esprimersi in prima battuta. Per quanto mi riguarda, rimando alle relazioni del Copasir che presiedevo nella scorsa legislatura, tutte approvate all'unanimità, su come preservare l'interesse nazionale in quello che è il motore di ogni economia: il sistema bancario e assicurativo, con la gestione del risparmio".
La produzione industriale è in calo da 23 mesi consecutivi: prima era per gli strascichi del Covid, poi per l'inflazione e il caro energia. Ma c'è a suo avviso anche un male strutturale della nostra manifattura?
"Partiamo dai dati, cioè dalla realtà, per predisporre le soluzioni. In realtà, l'inflazione non è più un problema: in Italia è la più bassa tra i grandi Paesi europei, appena 1,5%, inferiore alla media UE e di Germania, Francia e Spagna, Paesi con cui dobbiamo confrontarci. Per questo ci aspettiamo altri due tagli dalla BCE nei prossimi mesi. Per quanto riguarda la riduzione della produzione industriale, invece, il problema esiste e rischia di aggravarsi con la "guerra commerciale", ma si tratta di un problema europeo e va risolto principalmente in Europa e con l'Europa. I dati sono chiari: dal 2019 a oggi la produzione industriale in Germania si è ridotta di quasi il 12%, in Francia del 5,4%, in Italia del 4,7%. Anche il 2025 sarà difficile: dopo due anni di recessione in Germania, non poteva essere altrimenti. L'onda coinvolge anche le nostre imprese, che lavorano principalmente con la Germania, nostro primo partner".
Ma non ci sono anche problemi interni?
"Sì, certo: uno su tutti, il costo dell'energia, più alto di qualunque altro Paese industriale. Per questo, nel prossimo CdM, il Ministro Pichetto presenterà un provvedimento per ridurre l'impatto su famiglie e imprese. Nel contempo, stiamo predisponendo una soluzione strutturale con il nucleare di nuova generazione: piccoli reattori modulari, puliti e sicuri, realizzati su base industriale, adattabili, componibili e trasportabili in un container, che saranno realizzati da un'impresa italiana a controllo pubblico e installati dove imprese e distretti lo chiederanno, in Europa e nel Mediterraneo. Allo sviluppo delle rinnovabili va affiancata una fonte continuativa, sicura e competitiva, che nel tempo sostituisca anche il gas. Solo il nucleare può farlo, peraltro con tecnologia italiana".
Altro dossier caldissimo è quello dell'ex-Whirlpool-Beko: lei è stato recentemente in Turchia e ha annunciato che lo stabilimento di Comunanza continuerà a produrre. Il presidente della Toscana Giani la accusa di aver trattato in favore delle Marche, regione guidata dal cdx, a discapito della Toscana, dove resta in ballo lo stabilimento di Siena. Come risponde?
"Assolutamente falso. Giani è in campagna elettorale; peraltro, è l'unica cosa che fa, sempre, in ogni dossier. A differenza degli altri presidenti di Regioni di sinistra, con cui lavoriamo sempre in piena rispondenza al dettato costituzionale di leale collaborazione istituzionale. Proprio mentre mi attaccava lamentando che stessimo penalizzando la Toscana, io ero al lavoro al Ministero per il rilancio del polo siderurgico di Piombino, consacrando l'accordo tra Metinvest e Danieli. Credo che Piombino sia in Toscana, o sbaglio? E anche lì abbiamo dovuto recuperare dieci anni di disastri della sinistra".
Ma Giani afferma che abbiate preferito le Marche sul caso Beko e vi siete recati in Turchia per salvare Comunanza.
"È falso anche questo. Nel question time di mercoledì alla Camera ho infatti affermato che abbiamo avuto garanzia che nello stabilimento di Siena la produzione continuerà per il 2025 e che l'occupazione sarà garantita per tre anni. Nel frattempo, dobbiamo risolvere al più presto la questione della disponibilità dello stabilimento, che non è più proprietà dell'azienda ma di un fondo che lo ha acquisito in una procedura derivante dallo scandalo del Monte dei Paschi di Siena, con un contratto di affitto capestro, esoso e assolutamente fuori mercato. A queste condizioni, nessuno può produrre in quello stabilimento, che peraltro versa in condizioni disastrate. Altrimenti finisce come con GKN, che poi è forse quello che vorrebbe Giani: farlo diventare un laboratorio politico del nuovo proletariato. Se la Regione si tira fuori, troveremo la soluzione con il Comune. Come sanno gli operai, con cui mi confronto sempre nelle fabbriche, noi tuteliamo il lavoro, sempre, nei fatti".
L'affermazione dei partiti conservatori nel mondo può e deve a suo avviso essere colto anche come un segnale che la transizione green così com'è non sta funzionando? c'è margine con l'Europa per rivedere gli obiettivi al 2035?
"Il Green Deal è fallito perché fondato sull'ideologia del solo elettrico, tecnologia oggi nelle mani dei cinesi, su cui l'Europa ha un ritardo di quasi dieci anni. Ma la transizione ambientale e digitale va comunque realizzata: devono cambiare gli strumenti e le modalità, ma non l'obiettivo della piena decarbonizzazione. E va garantita oggi più che mai l'autonomia strategica europea. La nostra visione si fa largo in Europa".
La preoccupano i dazi di Trump? Teme un nuovo incremento dei prezzi, visto il dollaro più forte e un calo dei fatturati del Made in Italy, che lei come titolare del dicastero preposto ha ovviamente a cuore?
"L'Italia è diventata lo scorso anno il quarto paese esportatore al mondo, scavalcando Giappone e Corea del Sud. Una "guerra commerciale" sarebbe per noi devastante, dobbiamo indirizzare il confronto sui binari giusti, per rinsaldare i rapporti transatlantici e nel contempo rimuovere gli ostacoli competitivi che la macchina burocratica europea frappone alle imprese del nostro continente. E dobbiamo farlo in fretta, subito".
Piaggio Aero è finalmente fuori dalla crisi?
"Abbiamo trovato la migliore soluzione possibile con un grande attore globale che investirà sia sul core business tradizionale aeronautico, sia per realizzare nello stabilimento la più importante piattaforma europea per la produzione di droni. Abbiamo trasformato una crisi che si trascinava anch'essa da dieci anni in una grande opportunità. Mi ha confortato il grande riscontro che abbiamo avuto in fabbrica quando, la settimana scorsa, ho presentato i titolari di Baykar agli operai".
La stampa locale siciliana è preoccupata per il futuro di Priolo (ex Lukoil): c'è qualche novità in proposito?
"Noi non abbiamo mai mollato la presa, sin da quando abbiamo evitato la chiusura dell'azienda due anni fa. Sappiamo cosa significa per l'economia siciliana e i siciliani sanno con quanta cura agiamo a tutela delle imprese e del lavoro. Siamo in campo anche in questa fase così delicata, con la discrezione e la riservatezza con cui il dossier deve essere trattato".
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