Volkswagen, il miglior alleato per sfuggire alla crisi tedesca è... Donald Trump
Per anni VOlkswagen è stata la casa automobilistica europea più danneggiata dalle scelte statunitensi. Ma ora gli scenari potrebbero cambiare radicalmente. E a The Donald l'azienda di Wolfsburg potrebbe fare molto comodo per re-industrializzare il Paese
Volkswagen, il miglior alleato per sfuggire alla crisi tedesca è... Donald Trump
Per risolvere la crisi industriale che attanaglia la Germania la Volkswagen spera in un soccorso esterno: quello di Donald Trump. E dunque degli Stati Uniti. Può sembrare paradossale, pensando che per anni il gruppo di Wolfsburg ha subito le conseguenze del Dieselgate, lo scandalo sulle emissioni scoppiato nel 2015 che di fatto troncò il volo di Volkswagen oltre Atlantico e fu sintomatico di una “guerra economica” latente tra Washington e Berlino. E al fatto che più di ogni altro gigante occidentale, il player tedesco dell’auto ha da allora in avanti preso la via della Cina. A maggior ragione se si considera il fatto che c’è la prospettiva che il Trump 2.0, che si insedierà a gennaio, potrà portare con sé una nuova ondata tariffaria. Ma pressata tra l’ondata di chiusure di stabilimenti in patria da un lato e il calo della presenza sul mercato cinese dall’altro, l’azienda di Wolfsburg potrebbe guardare con attenzione all’ambizioso progetto di re-industrializzazione del Paese promosso da The Donald.
Le prospettive di sviluppo di Volkswagen oltre Atlantico
Il Financial Times ha di recente lanciato l’allarme che il ritorno di Trump possa condizionare le prospettive di sviluppo di Volkswagen oltre Atlantico, sia sul settore tradizionale che per le automobili elettriche e ibride, seguendo il commento di Deutsche Welle secondo cui il Trump 2.0 stesse spingendo tutte le case tedesche a temere nuove offensive daziarie. Ma Trump si insedia tra due mesi, e la dinamica geopolitica dei rapporti tra Washington e le maggiori economie amiche e rivali segnano che saranno gli States ad avere, su molti dossier chiave per l’auto, il boccino in mano. Verso l’Europa, per i sussidi profondi agli investimenti messi a terra negli anni scorsi e per la dinamicità del mercato interno. Nei confronti di rivali come la Cina, per i dazi e le tariffe imposte sui veicoli elettrici e altri prodotti.
Il Ft, del resto, ha ben enunciato come Volkswagen abbia la priorità di espandere i suoi investimenti in America, e non si è esposta sull’amministrazione entrante: “La più grande casa automobilistica europea ha effettuato diversi investimenti significativi per aumentare la sua capacità negli Stati Uniti. Questo mese, ha formalmente avviato la sua joint venture software con la start-up EV californiana Rivian, aumentando il suo investimento di 800 milioni a 5,8 miliardi di dollari”.
Scout, il pick-up elettrico di Volkswagen fabbricato in Carolina
Inoltre, “i dirigenti di Wolfsburg sono particolarmente entusiasti del primo marchio completamente americano dell'azienda: il pick-up elettrico Scout, la cui produzione è prevista a partire dal 2027 in uno stabilimento in costruzione nella Carolina del Sud”. Tutto questo ben si concilia con la strategia di re-industrializzazione degli States di cui Trump si fa portavoce. Per The Donald, produrre in territorio americano è ciò che conta e nonostante i duri pregiudizi contro l’auto elettrica e i suoi sussidi che secondo il Ft possono essere condizionanti per il mercato, l’amministrazione si deve ancora insediare e le sue politiche saranno da valutare.
La vicinanza a Trump di Elon Musk, patron di Tesla, lascia pensare che non necessariamente si avrà una demolizione degli incentivi dell’era di Joe Biden, il cui stop tramite tariffe ai cinesi lascia la possibilità ai marchi occidentali di giocarsi tutto sulla competitività. Dunque sulle reali prospettive del design automobilistico e dello sviluppo di nuovi impianti produttivi, che per Volkswagen significa portare in America, ulteriormente, la sua eccellenza tecnologica. Forse perfino il quotidiano della City di Londra è andato, in questo caso, troppo oltre nell’ipotizzare in anticipo l’agenda del Partito Repubblicano di governo. Volkswagen potrebbe essere la più “favorita” delle aziende europee dall’era Trump. E del resto, di fronte a una Germania in crisi e una Cina sempre meno amica per gli investimenti e i dazi, per Wolfsburg ciò deve essere anche una speranza.