Alberto Sordi, i sospetti della Svizzera: "Era una spia dell'Urss"

Un giornale elvetico ha rivelato un retroscena dei primi anni 60: l'attore voleva acquistare un terreno vicino al San Gottardo

di redazione spettacoli
Tags:
alberto sordispia
Spettacoli

Alberto Sordi, il sospetto bomba della Svizzera: "Era una spia dell'Urss"

Una trama degna di un film, eppure c'è chi gli ha dato seguito. Parliamo di Alberto Sordi, il grande attore italiano che - secondo la Svizzera - sarebbe stata una spia al servizio dell'URSS. Nel 1962, riporta Repubblica, il Governo e l’esercito svizzeri gli impedirono l’acquisto di un terreno ad Andermattun villaggio situato a 1437 metri di quota nel massiccio del San Gottardo, temendo che potesse carpire segreti militari

Insomma, un anti-eroe per eccellenza e, nella vita di tutti i giorni, un filo-governativo che, negli anni 60, significava essere un filo-democristiano. Un orientamento politico che Alberto Sordi, senza confermarlo mai apertamente, non negò neppure. Eppure, per le autorità federali elvetiche, il suo desiderio di acquistare un terreno ad Andermatt, per poi costruirci una villa, era sospetto.

LEGGI ANCHE: Europee, ingaggiati i Maneskin: dovranno convincere i giovani a votare

Della vicenda ha parlato, in un servizio, il telegiornale della RSI, la tv pubblica svizzera in lingua italiana, citando un articolo uscito sull’Urner Wochenblatt, un giornale del Canton Uri, quello sul cui territorio si trova Andermatt. Fatto sta che, all’inizio degli anni 60, l’attore romano si innamorò della località alpina e decise di farne una sua meta per le vacanze, costruendovi una residenza.

Dal comune e dal Canton Uri non giunse alcuna obiezione, mentre il no arrivò da Berna. Andermatt, trovandosi nel massiccio del San Gottardo, pieno di bunker militari, realizzati prima per contrastare il pericolo di un’invasione tedesca, poi quello di un attacco sovietico, era territorio sensibile e di alto valore strategico. “Nei documenti trovati - riferisce la RSI – alti ufficiali si rivolgono al Governo federale, affermando che l’acquisto, da parte di uno straniero, di un terreno così vicino a infrastrutture militari importanti, avrebbe potuto essere una minaccia per la sicurezza. In ogni straniero all’epoca si vedeva una potenziale spia”. Sordi non si diede per vinto, fece opposizione ingaggiando un importante avvocato del luogo, ma non ci fu niente da fare. Così, quel simbolo di un italiano medio, la sua parte pavido e opportunista, passò per una spia in pectore, se del caso al servizio di Mosca, che all’epoca rappresentava lo spauracchio di tutti i paesi occidentali. Forse a Berna avevano visto Una vita difficile di Dino Risi, in cui Sordi vestiva i panni di un uomo di sinistra, un ex-partigiano deluso dalla china che aveva preso la politica italiana, dopo l’euforia della Resistenza.