Putin punta ai rapporti di forza con l'Occidente: meno gas per più tecnologia

Per evitare la guerra l'Occidente non può che offrire una misurata modifica delle ragioni di scambio

L'opinione di Enrico Andreoli
Vladimir Putin, 69 anni, fu nominato primo ministro nell’agosto 1999 da Boris Eltsin. Da allora è alla guida della potenza ex sovietica
Esteri
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Guerra Russia-Ucraina, Putin e l'Occidente: gas e grano da una parte e tecnologia dall’altra

La guerra in Ucraina è la necessaria conseguenza della pandemia che affligge il Pianeta da due e passa anni.

Dalla pandemia abbiamo infatti imparato che "nessuno si salva da solo", che "abitiamo tutti allo stesso indirizzo", che la crisi ambientale richiede una civiltà planetaria centrata sul “noi”, ovvero articolata in una dimensione collettiva che oltrepassa quella dell’io.

Come sappiamo, l’io è la vera sostanza dell’individuo che, nelle società industriali avanzate, è diventato un vuoto consumatore del superfluo. Dalla pandemia segue dunque il tema dell’identità: “noi” chi siamo? Quali sono i nostri valori, i nostri territori, i nostri alleati, le nostre forze e le radici che le alimentano?

Nel campo psicosociale dell’identità, dell’identità di un popolo Putin sta cavalcando il rinato sentimento nazionalista all’interno del quale ha un ruolo dominante la comunità. La guerra di Putin ha l’obiettivo strategico di modificare i rapporti forza con l’Occidente per modificare le ragioni di scambio tra gas e grano da una parte e tecnologia occidentale dall’altra.

La tecnologia è necessaria per sviluppare l’industria leggera e offrire beni di consumo di qualità al popolo. Meno gas per più tecnologia.

(segue)

 

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La pandemia ha posto al centro del “sentire politico” del cittadino comune il benessere della propria comunità, la qualità della vita quotidiana nel concreto "qui ed ora" ben al di là dell’immediato consumo. Rispondere a questa domanda di benessere di comunità significa distribuire sul territorio competenze, saperi, servizi assieme alle tecnologie necessarie alla loro fruizione su larga scala localmente.

La ricchezza si misura in termini di servizi di assistenza sociali, psicologici, culturali, logistici. Si tratta quindi di distribuire sul territorio capacità di raccolta e elaborazione dati per misurare la distribuzione di servizi e prodotti. Il tutto nel rispetto di vincoli ambientali sempre più stringenti e costosi.

Non c’è dunque alcuna sorpresa nel vedere chi ha solo gas e grano - come un proletario ha soltanto prole – batter i pugni sul tavolo e pretendere una porzione più grande della torta grano cucinata col suo gas.

Per evitare la guerra l'Occidente non può che offrire una misurata modifica delle ragioni di scambio, ovvero pretendere meno metri cubi gas per ogni chilo di tecnologia.

Ma quale è la giusta misura?

Quella stessa grazie a cui ci fermiamo sul sentiero ad aspettare chi è rimasto indietro. Alla grande madre Russia possiamo offrire che l’incremento di ricchezza generato dalla crescita della produttività e dell’efficienza complessiva dei sistemi-paese occidentale, venga a “lei” trasferito nella forma di tecnologia e beni di consumo primari, cioè quelli in grado di migliorare la qualità della vita percepita dai suoi cittadini.

Non c’è altra via per la pace.

 

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