Bertrand batte Le Pen e sogna l'Eliseo. Centrodestra italiano:modello gollista

Prima Madrid, poi la Sassonia Anhalt, infine le Francia: in Europa ora vince la destra moderata. Ecco perché Salvini vuole il partito unico con Fi. E Meloni no

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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Tre indizi fanno una prova. Madrid, Sassonia Anhalt, Francia: ecco i tre indizi. La destra moderata è tornata a battere la destra sovranista: ecco la prova. I risultati delle elezioni locali negli tre grandi paesi dell'Unione europea offrono importanti spunti di riflessione ai partiti italiani, in particolare a quelli del centrodestra. Se fino a poco tempo fa sembrava che per avere successo bisognasse per forza di cose ispirarsi a figure radicali come Marine Le Pen o Donald Trump, o a forze politiche come l'Alternative fur Deutschland o Vox, ora dalle urne post Covid sembra emergere un'altra tendenza.

Francia, dalle elezioni regionali emerge Xavier Bertrand

Improvvisamente sembra più allettante la figura di Xavier Bertrand, il trionfatore delle elezioni regionali francesi della scorsa domenica. Non solo ha vinto nettamente il primo turno del voto nella regione settentrionale degli Hauts-de-France, dove tradizionalmente Marine Le Pen è molto forte, ma ora vede di fronte a sé anche la possibilità di concorrere per l'Eliseo nel 2022. Quando ad aprile aveva annunciato la sua candidatura per le presidenziali, in pochi pensavano che avrebbe potuto insinuarsi tra Emmanuel Macron e Le Pen per provare a vincere. Ora, invece, tutto è cambiato. La destra gollista dei Republicains è improvvisamente risorta e si è affermata quasi ovunque alle regionali e ora tutti guardano a Bertrand come un candidato molto serio per l'Eliseo.

Xavier Bertrand dalle assicurazioni all'Eliseo?

Ma chi è Bertrand? Lui si definisce un rappresentante della "destra sociale e popolare", ed è un prodotto atipico della lunga tradizione repubblicana francese. Ex assicuratore, a 16 anni si avvicinò al partito allora guidato da Jacques Chirac ma non ha studiato nelle scuole dell'elite politica transalpina, vale a dire Sciences-Po o l'Ena. Si è fatto le ossa a livello locale, sfidando (e battendo) l'estrema destra di Marine Le Pen al nord.  Ora è pronto al salto a livello nazionale, tanto che secondo gli ultimi sondaggi in caso ci fosse lui a sfidare la Le Pen al ballottaggio delle presidenziali vincerebbe più nettamente di quanto farebbe Macron. La contesa si fa improvvisamente seria e diversificata, con il terzo incomodo che ha in un colpo solo impedito la conquista dell'elettorato moderato da parte di Le Pen e iniettato insicurezza in Macron, che sa in un ipotetico ballottaggio Bertrand può diventare un avversario particolarmente scomodo.

Anche in Spagna e Germania vince la destra moderata

Ci sono altri due esempi recenti di questa stessa tendenza moderata. A inizio maggio, alle elezioni regionali di Madrid, la governatrice uscente Isabel Diaz Ayuso ha stravinto. Il Partito Popolare si è aggiudicato 65 dei 136 seggi del parlamento regionali, quasi il doppio del risultato del 2019. Respinta l'ampiamente prevista ascesa della destra sovranista di Vox. Solo due settimane fa, invece, nelle elezioni regionali nel Land tedesco della Sassonia-Anhalt ha stravinto la Cdu di Angela Merkel, che alla vigilia era data per spacciata di fronte all'assalto della destra radicale di Afd.

I riflessi europei sul progetto di partito unico di centrodestra in Italia

Proiettando questa tendenza sull'Italia, si capisce l'euforia dimostrata nei giorni scorsi da Antonio Tajani, numero due di Forza Italia. Basta sovranismo, è tempo di moderati, gongola il partito azzurro. Lo stesso Tajani, non a caso, parla di un partito unico in stile partito repubblicano Usa, "che raccolga tutto il centrodestra e sia forza vincente, ma anche forza di governo, ancorata al Ppe".

Oltre allo stesso Silvio Berlusconi, anche lo stesso Matteo Salvini sembra essere convinto che per arrivare davvero a Palazzo Chigi ha bisogno di rendere la Lega una forza più trasversale, più "establishment". Ecco allora che l'insistenza sulla federazione di centrodestra o il partito unico risponde alla doppia esigenza del Carroccio di espandersi al centro, intercettando le tendenze europee, e rendersi potabile al Ppe in Europa (e ai repubblicani statunitensi dopo la gaffe del caso Savoini e dei rapporti con Mosca).

Meloni resta fuori per diventare l'unica rappresentante del sovranismo

Allo stesso tempo, però, si spiega anche l'atteggiamento di Giorgia Meloni. Fratelli d'Italia ha più volte ribadito che non intende partecipare a fusioni o a partiti unici, ma che punta a mantenere la diversità del proprio approccio all'interno del panorama della destra italiana. Anche qui, l'obiettivo è chiaro. Se Salvini non vuole mollare la vocazione maggioritaria ma anzi incentivarla guardando al centro, Meloni vede il partito unico Lega-Fi come un'occasione per cementare la sua presa sull'elettorato sovranista. 

La partita, insomma, si fa interessante. Non solo in Francia ma anche all'interno del centrodestra italiano in cerca di nuovi equilibri.