Caso Almasri, il giallo del volo di Stato per riaccompagnarlo in Libia
Il generale, a capo del terribile carcere per migranti di Mitiga, è accusato di "crimini contro l'umanità". Le due versioni
Njeem Osama Almasri
Caso Almasri, un nuovo intrigo internazionale. Le opposizioni: "Meloni venga in Aula a spiegare"
Dopo il caso Cecilia Sala, legato a quello dell'ingegnere iraniano Abedini, scoppia un nuovo intrigo internazionale. Questa volta al centro della questione c'è la Libia e l'arresto prima e la scarcerazione poi, con addirittura l'accompagnamento a Tripoli con un volo di Stato di Najem Osama Almasri, il capo della polizia giudiziaria libica e del centro di detenzione di Mitiga accusato dalla Corte penale internazionale di crimini contro l’umanità. La volontà del governo italiano di ignorare il mandato di arresto del generale - in base a quanto risulta a Il Corriere della Sera - è svelata in una frase del procuratore generale di Roma: "Il ministro della Giustizia, interessato da questo ufficio in data 20 gennaio immediatamente dopo aver ricevuto gli atti dalla Questura di Torino, a oggi non ha fatto pervenire nessuna richiesta in merito".
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Il resto della storia - prosegue Il Corriere - conferma che dietro i tecnicismi giuridici c’è la scelta politica di liberare Almasri e farlo tornare tranquillamente in patria. Visti gli indizi a suo carico raccolti dalla Corte dell’Aia, infatti, il ministro dell’Interno ha firmato un decreto di espulsione dall’Italia in quanto "soggetto pericoloso" con divieto di rientrare per i prossimi 15 anni, e il questore di Torino per i tre libici che lo accompagnavano. Potevano essere accompagnati all’aeroporto e caricati su un volo di linea per Tripoli, come si fa normalmente in questi casi. Ma il governo ha preferito caricare i quattro su un aereo di Stato a disposizione dei servizi di sicurezza, e riportarlo personalmente a casa. Ora la Corte dell'Aia chiede chiarimenti sulla vicenda al governo italiano. Le opposizioni vanno all'attacco: "Meloni venga in Aula a riferire".