Così la Francia fa la morale agli italiani mentre depreda l'Africa

La Francia da decenni fa prestiti alle ex colonie con tasso di cambio fisso per sterilizzare gli incrementi delle materie prime

di Enrico Verga
Esteri

Così la Francia tiene il guinzaglio a tutta l'Africa

Di recente i politici francesi han fatto presente che noi italiani non sappiamo trattare coi migranti. È opportuno comprendere come la Francia si relaziona con l’Africa, e quando la nazione di Macron abbia influenzato il continente, e non per il meglio. Facciamo il punto. Partendo da un punto: che i nostri “cugini” riceveranno circa 500 milioni nei prossimi tre anni dal Regno Unito per evitare “l’invasione” di migranti verso le scogliere di Dover. 

Francia e Regno Unito, nell’abbandonare le loro colonie (o nell’esser cacciati), lasciarono dei servi fedeli. Il Regno Unito usò i suoi servitori coloniali per creare una rete di ragno dove le ex colonie, paradisi fiscali, riciclano soldi sporchi. La Francia non era così avanzata, finanziariamente, quindi dovette inventarsi soluzioni più alla buona: import-export con qualche trucchetto monetario, per guadagnarci sempre.

Nel 1945 la Francia creò la Franc des Colonies Françaises d’Afrique (CFA franc): una moneta utilizzabile solo nelle colonie africane. Poi vennero create le unioni. Il Central African Economic and Monetary Union (CEMAC) e il West African Economic and Monetary Community (WAEMU): due aree africane che fanno parte della zona CFA. WAEMU ha 8 membri: Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo. La loro moneta comune è il “franc de la Communauté Financière de l’Afrique (CFA)” emessa dalla Central Bank of the West African States (BCEAO) a Dakar, Senegal. Il CEMAC ha sei membri: Camerun, Repubblica del Centro Africa, Ciad, Congo, Guinea Equatoriale, Gabon. La loro moneta comune è il “franc de la Cooperation Financiere Africaine” emesso dalla Bank of the Central African States (BEAC) locata a Yaoundé Camerun.

La BCEAO e la BEAC hanno sede a Parigi sin dal 1970. Il 50% delle riserve monetarie delle nazioni delle due Unioni CFA sono “ospitate” in Francia. Dal 1948 i due CFA sono ancorati con un rateo di cambio 50 CFA per 1 franco francese. Nel 1994 i CFA hanno subito una svalutazione del 50%. Dopo la svalutazione del 1994 i due CFA furono ancorati ad un nuovo cambio: 100 CFA per 1 franco francese. L’operazione fu giustificata ai tempi da un crollo della competitività del franco francese rispetto ad altri mercati. Il risultato di queste operazioni monetarie è brutalmente semplice. Per semplificare molto il concetto si potrebbe tradurre in questo modo: dal momento che il franco francese non era più competitivo, si scelse di svalutare la “sub-moneta” così le materie prime sarebbero costate meno aumentando la competitività francese. Mica male, no?

Il supporto alle élite africane è dato da un accordo chiamato “Accords speciaux de defence” che autorizza operazioni militari con truppe francesi sul suolo dei firmatari dell’accordo, in modo da proteggere i politici locali che difendevano gli interessi francesi. Tra i documenti firmati era inclusa una serie di accordi piuttosto stringenti per l’esportazione di materie prime dalle due Unioni verso la Francia

Francia e Libia 

Nelle mail tra l’ambasciatore americano in Libia e Hillary Clinton (allora segretario di Stato Usa sotto Obama), ben analizzata da Foreign Policy, si può leggere una frase della serie “noi francesi facciamo il bello e il cattivo tempo in Africa”. Di Gheddafi il testo riporta: “Quest’oro, valore stimato 7 miliardi, essendo a rischio venne spostato da Gheddafi verso il confine tra Niger e Ciad (nazioni delle Unioni CFA). Accumulato precedentemente alla ribellione, era inteso per essere utilizzato (si suppone come asset, Nda) per creare la base di una moneta pan-africana legata al Dinaro libico. Questo piano era mirato a fornire un’alternativa alle Unioni CFA rispetto ai franchi CFA.” Nello stesso cablo si legge “(…) Gli ufficiali della intelligence francese hanno scoperto questo piano (di Gheddafi, ndr) e questa è stata una delle ragioni che hanno influenzato le decisioni di Sarkozy di attaccare la Libia (…).

I piani di Sarkozy erano influenzati dai seguenti temi: avere maggior accesso alla produzione di petrolio libico (a discapito degli interessi dell’Italia e della nazionale ENI,). Aumentare l’influenza francese in Nord Africa. Migliorare la situazione dei problemi interni francesi (teoria classica pan-germanica di Carl Schmitt di “trovare un nemico esterno per rinsaldare la nazione”, teoria adottata anche da Hitler). Offrire all’esercito francese una maggior visibilità nel mondo. Gestire la preoccupazione dei consiglieri di Sarkozy in merito ai piani di lungo periodo di Gheddafi di sostituirsi al potere francese nelle Unioni Francofone (le famose due Unioni CFA).” 

Due conti per capire se il piano di Gheddafi, supportato dal suo oro (7 miliardi di USD di allora), avesse una base logica. Il totale delle riserve delle due unioni CFA depositate in Francia è superiore ai 10 miliardi di USD (più ulteriori asset). Forse Gheddafi non avrebbe sostituito la Francia come potere finanziario nelle due unioni CFA ma di certo poteva dare molto fastidio. La distruzione del regime di Gheddafi sbloccò il tappo che impediva flussi di migranti dall’Africa all’Europa. 

Colpi di stato a la carte & investimenti

Come ricorda Al Jazeera dei 67 colpi di stato in 26 nazioni africane negli ultimi 50 anni (dalla fine della seconda guerra mondiale in poi) il 61% ha avuto luogo in ex colonie francesi.Tra i tanti conflitti dimenticati c’è quello del Mali (vicino di casa del Niger): i francesi mandarono un po’ di corpi di pace (Legione Straniera) per riportare l’ordine. 

La Francia da decenni fa prestiti alle ex colonie. Per osservare i volumi di esportazione dei paesi CFA ci aiuta il ITC. Le tabelle ci danno numeri e dati sulle maggiori esportazioni verso la Francia: uranio, petrolio, cacao, frutta, legname, pesce e minerali. Le aziende francesi estrattive, nelle nazioni CFA, sono vitali, per gli interessi Macroniani. 

Areva è l’esempio più famoso: Il gruppo mina uranio in Niger da oltre 50 anni ed è posseduto per oltre l’80% dal governo francese. L’uranio del Niger è fondamentale per i reattori nucleari francesi. Ricordiamo che circa il 75% dell’energia francese prodotta deriva dalle centrali nucleari. L’uranio è una voce importante nelle esportazioni del Niger: oltre il 25%. 

Nel 2009, per parlare di casualità, l’allora presidente Tandja fece un colpo di stato (a volte succede, in Africa); egli voleva supportare progetti minerari legati all’uranio, promossi da Areva. Il successore Mahamadou Issoufouun, ex consulente di Areva divenuto presidente, decise di dare un’esenzione fiscale ad Areva Niger. Tanto è caldo il tema uranio-Niger che un giornale locale ha coniato il termine Uraniumgate.

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