Francia, Macron flirta con la gauche ma Le Pen lo insidia. Guida alle elezioni

La forbice è molto meno ampia che nel 2017. Decisivi i voti di Mélenchon. Macron promette un reddito di cittadinanza, Le Pen la fine del canone. La sfida

Esteri
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Elezioni Francia 2022: tutti i temi della sfida decisiva tra Macron e Le Pen

Il giorno della resa dei conti è arrivato. Emmanuel Macron contro Marine Le Pen. Marine Le Pen contro Emmanuel Macron. La Francia sceglie il suo futuro, ma quanto decideranno i francesi avrà una ricaduta anche in tutta Europa e potrebbe cambiare gli equilibri non solo regionali ma anche globali. Mai come questa volta, il ballottaggio di un voto presidenziale europeo avrà una ricaduta più vasta, ben al di là dei confini nazionali.

Si tratta, ovviamente, di una rivincita. Cinque anni fa, però, più che una sfida fu un monologo. Nel 2017, infatti, al secondo turno Macron vinse con il 66,1% contro il 33,9% di Le Pen. Stavolta, invece gli ultimissimi sondaggi restituiscono una fotografia ben più incerta: secondo Odoxa Mascaret il presidente uscente sarebbe al 53% contro il 47% di Le Pen. In molti rta l'altro ricordano l'alta percentuale di indecisi o coloro che non sembrano intenzionati a votare. 

Da una parte il presidente pensatore, forse il più profondo visionario in materia di geopolitica. Argomento particolarmente attuale vista la guerra in Ucraina. Qualche anno fa, Macron parlò di "morte cerebrale della Nato" e invitava l'occidente ad avvicinarsi a Mosca per non lasciarla nell'abbraccio della Cina. Avvertimenti rimasti inascoltati, così come quello della necessità di un'autonomia strategica europea più forte.

Dall'altra parte una candidata accomunata alla destra radicale che però si presenta come una candidata della porta accanto. La discesa in campo di Zemmour ha offerto a Le Pen la possibilità di fare qualcosa che non era mai riuscita a fare nel suo ormai lungo passato politico: spostarsi verso il centrodestra e stemperare l'ala radicale che l'ha sempre punita in occasione del secondo turno dove i francesi tendono a votare per il candidato più moderato. Le Pen ha costruito la sua campagna elettorale su temi molto concreti. Un modo per allontanare le solite critiche di estremismo ma anche per farsi percepire come più vicina alla gente comune rispetto a un Macron che parla spesso di massimi sistemi ma quasi mai di cose quotidiane. Anche la contingenza, cioè la guerra in Ucraina e la presidenza di turno della Francia in Ue, ha spinto il presidente francese a concentrarsi sul grande disegno geopolitico. Tralasciando forse argomenti più a cuore dei francesi comuni.

Elezioni Francia, la mappa del voto. Macron e Le Pen corteggiano Mélenchon

Ed ecco che allora Le Pen si è concentrata sulla riduzione dell'Iva, con la proposta di portarla dal 20% al 5,5% su benzina, gas ed elettricità. Le Pen propone poi la nazionalizzazione delle autostrade e spinge per il rafforzamento del potere d'acquisto dei cittadini delle classi sociali meno elevati. Col solito contorno di "boost" alla sicurezza, tema mai scomparso dall'ondata di attentati cominciata nel 2013. Le Pen presenta Macron come simbolo del potere arrogante e se stessa come la candidata della porta accanto.

Tra i candidati sconfitti al primo turno, ad aver chiaramente espresso le proprie intenzioni di voto e dato indicazioni al proprio elettorato è stata Valérie Pécresse della destra gollista (4,8%), l'ambientalista Yannick Jadot (4,6%), la socialista Anne Hidalgo (2%) e il comunista Fabien Roussel (2,3%).  L'ex presidente Nicolas Sarkozy ha annunciato che al secondo turno voterà per Macron, facendo scattare reazioni contrastanti e critiche da una parte della classe politica, spaccando ulteriormente il partito di Les Républicains (LR). Stessa scelta per il socialista Lionel Jospin, primo ministro di coabitazione sotto la presidenza Chirac (1997-2202), due volte candidato alle presidenziali nel 1995 e nel 2002, anno in cui al primo turno fu sconfitto da Jean-Marie Le Pen.

Jean-Luc Mélenchon, arrivato al terzo posto (22%), ha invece dichiarato che "non va dato un solo voto a Le Pen", ma non ha chiesto al suo elettorato di votare Macron. Ma sono proprio i voti dei suoi elettori che potrebbero essere decisivi. Pensare che tutti gli elettori di Mélenchon voteranno davvero per Macron appare una conclusione frettolosa. Mélenchon parla infatti a un elettorato per certi versi simile a quello di Le Pen. Persone arrabbiate per la presidenza Macron e con attenzione al tema del potere d'acquisto. Elettori che potrebbero intravedere continuità proprio con Le Pen, più che con Macron, in vista del secondo turno. Nei suoi comizi, Melenchon si è sovente rivolto in modo dialogante agli elettori di estrema destra, definiti "arrabbiati ma non fascisti". Circa un terzo di chi ha votato Melenchon, sarebbe pronto a votare Le Pen in caso di ballottaggio contro Macron. Sommando i voti raggranellati nel primo turno da Le Pen, Zemmour, Mélenchon e di altri candidati minori del campo radicale si arriva ben oltre il 50%. Questo significa che la partita è tutt'altro che chiusa.

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Elezioni Francia: Macron e Le Pen, programmi a confronto

Macron gode comunque anche dell'appoggio di diversi leader stranieri. Il premier spagnolo Pedro Sanchez, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il primo ministro portoghese Antonio Costa hanno tutti lanciato un appello ai francesi a votare per Macron, ritenendo che la Francia debba rimanere dalla parte dei valori dell'Ue. In un suo intervento su Bfmtv, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si è espresso sul cruciale ballottaggio, riconoscendo di "avere ovviamente rapporti con Emmanuel Macron e non vorrei perderli". Alexei Navalny, oppositore del Cremlino in carcere, ha espresso il proprio sostegno al presidente uscente. 

Anche perché, come noto, Le Pen è accusata di avere rapporti privilegiati con Putin. Non proprio un vantaggio elettorale di questi tempi, anche se in realtà i casi recenti di Ungheria e Serbia dimostrano che i filorussi possono vincere le elezioni anche in Europa. Le Pen e i suoi sostenitori non guardano alle cifre, ma alla pancia di una popolazione che pensano possano andare dalla loro parte. Macron ha rivendicato il suo ruolo di interlocutore di Putin ma non di sodale, vuole continuare a sanzionare la Russia, a sovvenzionare l’Ucraina e chiede che sia aperta un’inchiesta internazionale per arrivare al riconoscimento dei crimini di guerra russi in territorio di guerra.

Il presidente uscente intende aumentare il budget di spesa militare della Francia, portandolo a 50 miliardi all’anno nel 2025, e raddoppiare il numero dei soldati riservisti per mettere insieme un modello di esercito completo.Per finanziare il programma, il capo dello Stato avrà bisogno di un budget di 50 miliardi di euro all’anno, ma ha assicurato che questo sforzo non si tradurrà in un aumento del debito. Anzi, Macron prevede di “iniziare a ridurre il debito a partire dal 2026 e a riportare il deficit al di sotto del 3 per cento del Pil nel 2027”. Sul fronte guerra in Ucraina, la candidata dell’estrema destra si è opposta negli ultimi mesi all’invio di truppe francesi sui territori di guerra e si è dichiarata sfavorevole all’embargo su petrolio e gas russo, sicura che ci saranno conseguenze negative sul potere d’acquisto dei francesi. 

Macron insiste anche sul potere d'acquisto e ha rivisto parzialmente i piani per la riforma delle pensioni per ingraziarsi elettorato di sinistra. Nell'agenda di Macron, in caso di rielezione, c’è un altro elemento che strizza l'occhio a Mélenchon: la ristrutturazione dell’agenzia per il lavoro e la sua trasformazione in uno sportello unico dedicato, tra le altre cose, ai servizi di formazione e di ricerca di occupazione. Per i beneficiari dell’Rsa, una sorta di reddito di cittadinanza in versione francese, sarà poi istituito l’obbligo di avere un'attività di 15-20 ore settimanali.

Per chi è in età più avanzata, le promesse di Le Pen sono invece la rivalorizzazione della pensione minima a 1000 euro e soprattutto il no all’aumento dell’età pensionabile, come invece vorrebbe Macron. Nello specifico, la candidata del Rn vuole permettere a chi ha cominciato a lavorare prima dei 20 anni di fermarsi a 60 anni.  Per toccare il meno possibile le tasche dei cittadini Le Pen vuole poi adottare alcune misure complementari, eliminando ad esempio il canone televisivo con la privatizzazione delle emittenti pubbliche e rinazionalizzando le autostrade per diminuire del 15 per cento i prezzi del pedaggio.

La sfida è aperta, il risultato cambierà il futuro di Francia e non solo.

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