Elezioni Turchia, Erdogan stavolta rischia. Può cambiare tutto per Ue e Asia

L'opposizione filoccidentale di Kilicdaroglu in vantaggio nei sondaggi. Senza il Sultano, vicino a Putin, cambia tutto per il Medio Oriente e l'Europa

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Esteri

Conto alla rovescia per le elezioni in Turchia: Erdogan rischia dopo 20 anni di dominio

Per la prima volta in 20 anni, Recep Tayyip Erdogan rischia di perdere. Prima i mandati da premier dal 2003 al 2014, poi quelli da presidente. Ha vinto cinque elezioni parlamentari, due presidenziali e tre referendum. E' sopravvissuto anche al colpo di stato militare del 2016. Ora, però, quello che è stato ribattezzato come "sultano", è in bilico in vista delle elezioni generali in calendario per domenica 14 maggio. I sondaggi suggeriscono che l'opposizione unita potrebbe strappare il controllo del Parlamento al partito Giustizia e Sviluppo (Ak) di Erdogan e ai suoi alleati. E lo stesso Erdogan sembra essere in svantaggio nelle elezioni presidenziali.

Il doppio appuntamento eettorale, con un possibile ballottaggio presidenziale per il 28 maggio, decideranno non solo chi guiderà la Turchia, ma anche il modo in cui sarà governata, la direzione della sua economia e la forma della sua politica estera. Leader più longevo della Turchia moderna, Erdogan ha sostenuto i bassi tassi d'interesse sul fronte economico, rilanciando al contempo l'influenza turca nella regione e allentando i legami del paese membro della Nato con l'Occidente. Minacciando più volte l'Unione europea di aprire le frontiere ai migranti dopo la guerra civile in Siria, ottenendo in cambio cospicui assegni da Bruxelles ma senza invece arrivare alla riapertura dei negoziati di adesione.

Il principale sfidante di Erdogan è Kemal Kilicdaroglu, leader del laico Partito Popolare Repubblicano (CHP), che gode del sostegno di un'alleanza di sei partiti di opposizione. Una novità rispetto al solito, quando i partiti di opposizione arrivavano sovente divisi e frammentati, favorendo così la permanenza di Erdogan al potere. In questi anni Erdogan ha accentrato il potere attorno a una presidenza esecutiva, con sede in un palazzo di mile sstanze alla periferia di Ankara, che definisce la politica della Turchia in materia di economia, sicurezza, affari interni e internazionali.

L'economia azzoppa le speranze di Erdogan

I critici di Erdogan affermano che il suo governo ha imbavagliato il dissenso, eroso i diritti e messo sotto il suo controllo il sistema giudiziario, un'accusa negata dai funzionari che affermano di aver protetto i cittadini di fronte a minacce alla sicurezza uniche, tra cui il tentato golpe del 2016. Ad azzoppare Erdogan sono soprattutto i risultati economici. Gli economisti sostengono che gli appelli di Erdogan ai bassi tassi d'interesse hanno fatto schizzare l'inflazione a un massimo di 24 anni, l'85%, l'anno scorso, e la lira è crollata a un decimo del suo valore rispetto al dollaro nell'ultimo decennio.

Negli ultimi due anni la lira ha perso il 60% del suo valore rispetto al dollaro. Il denaro sta uscendo dal Paese: gli investitori stranieri possedevano il 64% delle azioni turche e il 25% dei titoli di Stato turchi solo cinque anni fa, ma ora solo il 29% e l'1%. Il deficit delle partite correnti ha raggiunto il record di 10 miliardi di dollari a gennaio. L'inflazione impetuosa - che ha raggiunto l'86% su base annua in autunno e rimane superiore al 40% - ha impoverito milioni di turchi. Inoltre, il calo dell'inflazione negli ultimi mesi è dovuto in parte all'insostenibile rafforzamento del tasso di cambio da parte della banca centrale. Sta vendendo circa 1 miliardo di dollari al giorno, in gran parte presi in prestito, per rallentare la corsa della lira. Tenendo conto dei dollari che deve alle altre banche centrali e alle banche commerciali nazionali, si ritiene che le riserve estere siano negative, pari a quasi -70 miliardi di dollari. Secondo l'Economist, un'ulteriore svalutazione della lira, e quindi un aumento dell'inflazione, sembrano inevitabili quando il paese finirà i dollari da vendere.

Che cosa cambia se la Turchia resta senza Erdogan

L'opposizione, invece, promette un ritorno all'ortodossia economica. È guidata da Kemal Kilicdaroglu, un ex funzionario del ministero delle Finanze e capo di un'agenzia statale per le pensioni, la cui personalità sobria fa da contraltare all'imponenza di Erdogan. Kilicdaroglu afferma che ripristinerà l'indipendenza della banca centrale, il che porterà inevitabilmente a un forte aumento dei tassi di interesse. Questo, a sua volta, probabilmente rallenterà l'economia, se non addirittura provocherà una recessione. Nel frattempo, ci vorrà un po' di tempo per placare l'inflazione. Sotto Erdogan è diventata talmente appiccicosa che l'opposizione ha dovuto rivedere da un anno a due il suo calendario per ridurla a una sola cifra.

Una sconfitta di Erdogan darebbe inizio a un enorme sconvolgimento non solo in Turchia,  ma anche nella regione e nel mondo. Sotto la guida di Erdogan, la Turchia ha esercitato il proprio potere militare in Medio Oriente e oltre, lanciando quattro incursioni in Siria, conducendo un'offensiva contro i militanti curdi in Iraq e inviando sostegno militare in Libia e Azerbaigian.

La Turchia ha anche assistito a una serie di scontri diplomatici con le potenze regionali Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti e Israele, nonché a una situazione di stallo con la Grecia e Cipro sui confini marittimi del Mediterraneo orientale, fino a quando, due anni fa, ha cambiato rotta e ha cercato un riavvicinamento con alcuni dei suoi rivali.

L'acquisto di difese aeree russe da parte di Erdogan ha fatto scattare le sanzioni statunitensi contro l'industria delle armi, mentre la sua vicinanza al presidente russo Vladimir Putin ha portato i critici a mettere in dubbio l'impegno della Turchia nell'alleanza di difesa occidentale della Nato. Tuttavia, la Turchia ha anche mediato un accordo per l'esportazione di grano ucraino, sottolineando il ruolo potenziale che Erdogan ha assunto negli sforzi per porre fine alla guerra in Ucraina.

Al di là delle critiche, è innegabile che Erdogan abbia un profilo elevato sulla scena internazionale, contribuendo a un ritorno prepotente della Turchia nei calcoli globali. Non a caso la maggioranza sta insistendo su questo in vista del voto, paventando i rischi di una leadership poco assertiva a livello mondiale.

L'obiettivo annunciato dall'opposizione sul punto è quello di migliorare le relazioni con gli alleati occidentali, compresi gli Stati Uniti, e di restituire alla Turchia il programma di caccia F-35, dal quale è stata bloccata dopo aver acquistato difese missilistiche russe. E' possibile che la Svezia possa entrare nella Nato rapidamente se l'opposizione vincesse le elezioni.

Ma c'è anche un altro elemento da considerare, una sorta di rischio di effetto Trump o Bolsonaro. Esistono preoccupazioni che Erdogan possa provare a sovvertire le elezioni o contestare i risultati, soprattutto in caso di una sconfitta di stretta misura. Il partito di maggioranza ci ha provato, dopo tutto, nell'ultima elezione del sindaco di Istanbul, convincendo i tribunali a ordinare una ripetizione. Il partito ha poi perso di nuovo, con un margine maggiore.

Domenica le urne saranno decisive non solo per la Turchia, ma anche per Europa, Nato e Medio Oriente.

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