"Evacuazione dei residenti palestinesi". Guerra Israele, la Cisgiordania come Gaza

Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa sono almeno 18 i palestinesi uccisi dall'inizio dell'operazione, mentre decine sono i feriti.

di M Alessandra Filippi
Esteri

Guerra Israele, la Cisgiordania come Gaza

Da ieri mattina è in corso la più imponente operazione militare israeliana condotta nei Territori occupati negli ultimi vent’anni, ovvero dall’intifada del 2002. I raid sono iniziati ieri mattina nelle aree di Jenin, Tulkarem e nel campo profughi di Far’a vicino a Tubas, dove i militari affermano di aver preso di mira i “terroristi armati che rappresentano una minaccia per le forze di sicurezza”.

E mentre l’esercito è tutt’ora impegnato in multipli raid in tutto il nord della Cisgiordania, ruspe e bulldozer stanno intensificando lo smantellamento e distruzione di strade, infrastrutture, case, come fanno da mesi. Anche gli ospedali sono presi di mira e assediati, così come la Croce Rossa palestinese e la società Amici dei pazienti.

Fonti israeliane riferiscono che l’operazione è la risposta al fallito attacco suicida avvenuto la scorsa settimana a Tel Aviv, e ha come obiettivo quello di smantellare l’infrastruttura islamica iraniana insediatasi nelle zone a nord della “Samaria” e della Valle del Giordano. Secondo la testata New York Times, l’Iran avrebbe aperto una strada clandestina che permetterebbe di portare armi in Cisgiordania per istigare disordini contro Israele.

Oggi, nel campo profughi di Nur Shams, l'esercito israeliano ha ucciso cinque combattenti palestinesi che si nascondevano in una moschea. Fra loro il comandante del battaglione Tulkarem, Mohamed Jaber, detto Abu Shuja'a. Secondo fonti dell’esercito, Abu Shuja’a sarebbe responsabile della sparatoria di Qalqilya, nella quale il 22 giugno è rimasto ucciso un israeliano. Il gruppo palestinese della Jihad islamica ha confermato la sua morte e quella degli altri combattenti affermando che sono stati uccisi “dopo un’eroica battaglia”.

La giornalista Nida Ibrahim di Al Jazeera, riferendo da Tulkarem, ha detto che l'esercito israeliano per anni ha lanciato attacchi quotidiani sul territorio ma “questo è su una scala diversa, l’esercito ha fatto irruzione in quattro campi profughi contemporaneamente”. Il suo collega Mohammed al-Atrash, della versione araba di Al Jazeera Arabic, e che riporta da Jenin, ha riferito che in cima alle case sono posizionati cecchini israeliani che “sparano a chiunque si muova”.

Sul suo profilo X, il ministro degli Esteri israeliano Israel Katz, riferendosi all’operazione in corso in Cisgiordania, ieri ha scritto: “L'IDF sta lavorando intensamente nei campi profughi di Jenin e Tulkarem per contrastare le infrastrutture terroristiche islamico-iraniane che vi sono state installate. L'Iran sta lavorando per creare un fronte terroristico orientale contro Israele in Cisgiordania, secondo il modello di Gaza e del Libano, finanziando e armando i terroristi e contrabbandando armi avanzate dalla Giordania.

Dobbiamo affrontare la minaccia proprio come affrontiamo le infrastrutture terroristiche a Gaza, compresa l’evacuazione temporanea dei residenti palestinesi e qualunque misura sia necessaria. Questa è una guerra in tutti i sensi e dobbiamo vincerla”.

Immediata la condanna dell'Alto rappresentante dell'Ue per la Politica estera, Josep Borrell. "L'invito del ministro degli Esteri israeliano di evacuare le persone dalla Cisgiordania, facendo più o meno ciò che hanno fatto a Gaza, è totalmente inaccettabile. E spero che i ministri alzeranno la loro voce contro la situazione in Gaza e in Cisgiordania".

Oggi Katz ha definito quelle di Borrell "menzogne assolute" aggiungendo che "si oppone allo spostamento forzato di qualsiasi popolazione dalla propria terra". Eppure, quel post appare ancora suo profilo. (Screenshot post)

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Poche settimane fa Josep Borrell aveva invocato sanzioni contro i ministri di estrema destra del governo israeliano, Itamar Ben-Gvir e Bezalel Smotrich, per aver diffuso “messaggi d'odio, incitazione a commettere crimini di guerra contro i palestinesi”, auspicando che l'Ue usasse tutti gli strumenti a sua disposizione per farlo. “Io non posso decidere, posso solo proporre, saranno gli Stati membri a decidere".

Netta la presa di posizione del Ministro degli Esteri Tajani che da Bruxelles ha definito la richiesta “irreale", sottolineando che "Non è così che si convincerà Israele ad un accordo sulla pace al Cairo". L’omologo israeliano, Israel Katz, gli ha fatto eco dichiarando che il suo governo "sta lavorando con gli amici in Europa per impedire l'adozione di risoluzioni contro Israele" al Consiglio informale dei ministri degli Esteri Ue che si apre oggi a Bruxelles.

Su X ha scritto "Il messaggio che stiamo trasmettendo è chiaro: in una realtà in cui Israele si trova ad affrontare le minacce dell'Iran e delle sue organizzazioni terroristiche per procura, il mondo libero deve sostenere Israele e non agire contro di esso". Le sue parole arrivano dopo che ieri gli Stati Uniti hanno varato nuove sanzioni contro coloni israeliani per le violenze ai danni dei palestinesi in Cisgiordania.

Diana Buttu, avvocato palestinese naturalizzata canadese, ex portavoce dell'Organizzazione per la Liberazione della Palestina, nota per il suo lavoro come consulente legale e partecipante ai negoziati di pace tra organizzazioni israeliane e palestinesi, ha detto che non sorprende la posizione del Governo e l’attacco israeliano alla Cisgiordania occupata.

“Quando vedi cosa è successo in Israele e il fatto gli sia stato permesso di farla franca con il genocidio per quasi 11 mesi, con scarsissime condanne da parte della comunità internazionale, è ovvio che adesso volgano lo sguardo verso West Bank. Il loro scopo è cercare di sbarazzarsi del maggior numero possibile di palestinesi”. Buttu ha anche affermato che la mancanza di sostegno da parte della comunità internazionale significa che c’è poco sostegno al “diritto alla resistenza” dei palestinesi. “È terrificante essere palestinese, ed è terrificante esserlo sapendo che Israele può fare tutto ciò che vuole e, letteralmente, farla franca. Nessuno sta proteggendo i palestinesi”.

L’operazione militare israeliana è stata condannata dal Segretario generale delle Nazioni Unite, António Guterres, che dal suo profilo X ha chiesto la fine immediata delle operazioni dell’IDF. "Gli ultimi sviluppi nella Cisgiordania occupata, compreso il lancio di operazioni militari su larga scala da parte di Israele, sono profondamente preoccupanti. Condanno fermamente la perdita di vite umane, anche di bambini, e chiedo l'immediata cessazione di queste operazioni". E sempre da X, l’ex leader del partito laburista britannico Jeremy Corbyn ha chiesto la fine della vendita di armi a Israele.

“Israele sa che può commettere crimini di guerra impunemente. Ecco perché ha lanciato il suo più grande assalto alla Cisgiordania dal 2002. Stiamo assistendo alla cancellazione totale della Palestina – e il nostro governo è vergognosamente complice. Dobbiamo porre fine a tutte le vendite di armi a Israele, adesso”.

Nel corso di una intervista su Al Jazeera, Adel Abdel Ghafar, direttore del programma di politica estera e di sicurezza presso il Consiglio per gli affari globali del Medio Oriente, ha espresso preoccupazione riguardo la situazione che si sta determinando in Cisgiordania. “Penso che gli israeliani qui stiano perseguendo due obiettivi. Quello dichiarato, è colpire gli attivisti in Cisgiordania. Più in generale, in realtà, questa è la continuazione della guerra contro il popolo palestinese e la potenziale espansione dell’insediamento”. Più avanti ha sottolineato che “l’aumento della violenza da parte dei coloni e la retorica sempre più dura del governo Netanyahu puntano in quella direzione”.

Secondo l'agenzia di stampa palestinese Wafa sono almeno 18 i palestinesi uccisi dall'inizio dell'operazione, mentre decine sono i feriti. Dal 7 ottobre sono oltre 600 i palestinesi uccisi dalle forze militari e dai coloni israeliani. La Commissione per gli affari dei detenuti e degli ex detenuti e la Società dei prigionieri palestinesi hanno fatto sapere che i palestinesi, compresi bambini, finora imprigionati dalle forze israeliane sono 20, e il numero potrebbe aumentare.

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