Governo, il giorno di Fitto commissario Ue. Avanza l'idea di aumentare le vicepresidenze

La premier Meloni, dopo il Cdm, ufficializzerà a Bruxelles la candidatura del ministro. Il piano di von der Leyen per non far pesare le tensioni del passato

di Redazione Esteri
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Meloni, von der Leyen e Fitto
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Ue, il piano di Meloni per Fitto vicepresidente esecutivo (con l'aiuto di von der Leyen)

Giorgia Meloni ormai ha deciso, sarà Raffaele Fitto il candidato italiano per il ruolo di commissario Ue. La nomina del ministro per gli Affari Esteri, salvo colpi di scena a questo punto clamorosi, sarà annunciata dopo il Consiglio dei ministri, oggi infatti è il termine ultimo per presentare le candidature. Ma l'Italia come noto non vuole solo un semplice commissario, ma punta a una vicepresidenza esecutiva. Su questo ruolo però la partita è ancora aperta, anche altri Paesi chiedono la stessa poltrona. L’obiettivo della presidente von der Leyen è quello di presentare la squadra entro il 12 settembre, prima della plenaria di Strasburgo. Il ministro per gli Affari europei Fitto - riporta Il Corriere della Sera - è molto gradito a Bruxelles e gode di grande popolarità. In questi due anni ha lavorato a stretto contatto con il capo di gabinetto di von der Leyen, Björn Seibert, con il quale ha un buon rapporto.

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"Fitto ha esperienza ed è la migliore scelta possibile. Credo che ci sia grande convergenza sul suo nome", ha detto ieri il ministro degli Esteri Antonio Tajani, che ha incontrato a Bruxelles sia la presidente della Commissione von der Leyen sia la presidente del Parlamento Ue Metsola, entrambe esponenti del Ppe come lui. Sulle deleghe la partita è appunto ancora aperta. Una cosa è certa, la presidente von der Leyen non ha intenzione di far pesare il fatto che l’Italia ha votato contro la sua riconferma.

Ma la sfida è accontentare il maggior numero di Paesi possibili e questo richiederà una certa creatività, a partire dalla formulazione delle vicepresidenze che in tanti reclamano a cominciare da Roma. Tra le ipotesi - prosegue Il Corriere - c’è quella di fare più vicepresidenze esecutive e non le tre attuali, sottraendole alle etichette delle famiglie politiche tanto più che c’è una predominanza di commissari del Ppe. Di fatto ne verrebbe ridimensionato il ruolo rispetto a quello attuale. E permetterebbe di riconoscere una vicepresidenza anche a Meloni, la cui famiglia politica — i conservatori dell’Ecr — non fa parte della "maggioranza Ursula".