Guerra, quei sopravvissuti spariti nel nulla. Il dramma delle deportazioni

Migliaia di civili ucraini trasferiti in Russia in località segrete. Al posto del passaporto ricevono un permesso di soggiorno. Non possono espatriare

Esteri
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Guerra Russia Ucraina, quella tradizione staliniana che si ripete

Non c'è pace in Ucraina, il 26esimo giorno di guerra è iniziato all'alba. Bombardate Kiev e quel che resta di Mariupol. Una città fantasma con all'interno però ancora centinaia di migliaia di civili intrappolati. I sopravvissuti dopo il no all'ultimatum lanciato da Mosca e respinto da Kiev per una resa, adesso rischiano il peggio. Per chi non muore sotto le bombe degli uomini di Putin c'è lo spettro - si legge sul Corriere della Sera - di una deportazione. "I russi stanno facendo con gli ucraini lo stesso che fecero con i tartari di Crimea nel 1944". Il dramma della deportazione è agitato dalle autorità di Mariupol e dello stesso governo di Kiev La tradizione staliniana di sradicare intere popolazioni dalle loro terre per mandarle nell’infinito oriente russo, in Siberia o nelle steppe Khazake, terrorizza.

Per gli ucraini - prosegue il Corriere - in almeno due occasioni gruppi di civili nascosti in rifugi collettivi nella città sul mare d’Azov sotto assedio sono stati costretti a lasciare il Paese verso la Russia. Sono persone stremate dal freddo e dal sonno, terrorizzate dalle bombe che sperano di lasciare le zone dei combattimenti e mangiare e dormire senza il rombo delle cannonate. Rifocillati, caricati su autobus vengono registrati e, in cambio del passaporto, viene loro rilasciato uno speciale permesso di soggiorno. Da quel momento, denuncia il sindaco di Mariupol Vadym Boychenko, sono prigionieri in Russia. Non possono spostarsi da una provincia all’altra e non possono espatriare.

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