Guerra Ucraina? Anche in comunicazione, tra armi cinesi e laboratori biologici
La battaglia si combatte non solo sul campo ma anche nelle conferenze stampa e sui social network. Lo scoop del Financial Times cerca di stanare Pechino
Guerra in Ucraina: non c'è solo l'aspetto militare ma anche quello di propaganda
C'è la guerra che si combatte sul campo. E poi c'è la guerra che si combatte nelle conferenze stampa, o persino sui social network. E' la guerra di propaganda, che si sta combattendo senza esclusione di colpi con almeno quattro attori coinvolti. Ucraina e Stati Uniti da una parte, Russia e Cina dall'altra. Non solo complottismi e fake news create ad arte da Mosca e che trovano spazio anche sui media e nella narrazione ufficiale del governo di Pechino. Nella contesa c'è spazio anche per i messaggi incrociati e gli avvertimenti.
L'ultimo caso è quello arrivato con lo scoop del Financial Times, secondo il quale la Russia di Vladimir Putin avrebbe richiesto aiuto militare alla Cina. Senza che sia arrivata una risposta precisa sul tema. Pechino ha negato le ricostruzioni dei media americani, con il portavoce del ministero degli Esteri Zhao Lijian che ha parlato di "disinformazione americana". Più diplomatico il portavoce dell'ambasciata cinese a Washington: "La priorità della Cina è di impedire che la situazione di tensione in Ucraina possa sfuggire dal controllo. E' una situazione davvero sconcertante".
C'è chi ritiene che la notizia rilanciata da tutti i media americani (e occidentali) sia una forma di pressione in vista dell'incontro di oggi a Roma tra Jake Sullivan, consigliere per la sicurezza nazionale di Joe Biden, e Yang Jiechi, grande artefice della diplomazia cinese e consigliere ascoltatissimo in materia di politica estera del presidente Xi Jinping. Se la diplomazia cinese è sempre stata a suo agio nell'area grigia e Washington, di fronte all'invasione russa, sta ceercando di portarla a scegliere tra bianco e nero. Lo aveva già fatto nelle scorse settimane con la ricostruzione secondo la quale Xi avrebbe chiesto a Putin di rinviare l'invasione a dopo i Giochi Olimpici.
Guerra Ucraina, lo scoop del Financial Times per stanare Pechino
In questo senso lo scoop sarebbe un avvertimento con messaggio implicito: "Se non aiutate a fare pressione su Putin per fermare la guerra si mette in moto una macchina mediatica per mettere in luce i vostri rapporti ambigui con Mosca". Il che porterebbe di fatto a un muro contro muro tra le due principali potenze. Per questo pare proprio che si trovi di fronte a un crocevia decisivo dove anche la comunicazione gioca il suo ruolo.
Dall'altra parte non è che si stia con le mani in mano. Pechino insiste nell'addossare le responsabilità del conflitto a Stati Uniti e Nato, anche perché ritiene che in futuro possa dover utilizzare lo stesso argomento in future crisi nel Pacifico dove potrebbe tentare allo stesso modo di far ricadere la colpa su Washington che getta la "benzina sul fuoco", come amano dire articoli e vignette dei media di stato cinesi.
Anche per questo è stato dato ampio spazio alla propaganda russa anti americana. Una vicenda anticipata la scorsa settimana con l'ambasciatore russo all'Onu che ha sotenuto che in Ucraina sarebbe stata trovata "una rete di almeno 30 laboratori di ricerca biologica volti a rafforzare diverse malattie letali. Nei laboratori vengono condotti esperimenti biologici molto pericolosi in coordinamento con gli Stati Uniti".
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Guerra Ucraina, la teoria del complotto sui laboratori biologici americani
Storia che ha conquistato subito la sponda di Pechino, che ha colto la palla al balzo anche per riprendere le teorie del complotto sul ruolo dei militari americani nel portare il coronavirus in Cina all'inizio della pandemia, nate in risposta al "Chinese virus" di Donald Trump. La descrizione della vicenda data dai media di stato cinesi è in linea con la teoria russa.
Washington ha respinto l'accusa come "ridicola", suggerendo che la Russia potrebbe gettare le basi per usare un'arma chimica o biologica. "La Cina ha preso atto con preoccupazione delle informazioni rilasciate dalla Russia", ha aggiunto Pechino, per il quale "le preoccupazioni sollevate dovrebbero essere affrontate adeguatamente". La Cina esorta le parti interessate a "fornire un chiarimento completo e ad accettare una verifica multilaterale", ha affermato.
Non solo: China Global TV Network, una televisione controllata dallo stato cinese con quasi 118 milioni di seguaci su Facebook e 2,4 milioni su Instagram, ha messo almeno 21 pubblicità su Facebook questo mese, la maggior parte con notizie sulla guerra o briefing dei media da parte di funzionari cinesi. Gli annunci dell'emittente statale cinese mirano agli utenti globali con punti di conversazione pro-russi sull'invasione della Russia in Ucraina. Diversi degli annunci sono rivolti agli utenti di Hong Kong, Azerbaigian, Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan e Tagikistan.
Guerra Ucraina, la sfida della comunicazione tra Kiev e Mosca
Intanto, la sfida è durissima anche nella comunicazione tra Kiev e Mosca, con le cifre che si rincorrono sul numero dei morti da una parte e dall'altra. Putin ha addirittura deciso che la guerra non si può chiamare "guerra" ma "operazione militare speciale", con punizioni fino a 30 anni di carcere per chi non si attiene. Dall'altra parte si esagerano probabilmente i numeri dei soldati o mezzi russi caduti vittime della difesa ucraina.
Ma le fake news e le teorie del complotto conquistano anche pubblico internazionale. In tanti, per esempio, anche in Italia non si fidano che la verità sia quella raccontata dai media. Persino in merito alle bombe sull'ospedale a Mariupol. Tra gli scettici Gabriele Lorenzoni, intervistato dal Corriere della Sera. "Noi dovremmo abituarci a sentire anche la versione degli altri, i russi. In Italia, la narrazione è a senso unico. Da una parte i buoni, dall’altra i cattivi" dice Lorenzoni. "Ma è possibile che voi giornalisti abbocchiate a tutto? Come per la storia dell’ospedale di Mariupol. Mentre voi vi indignavate, raccontando che fosse pieno di donne incinte e neonati, io mi sono andato a vedere i comunicati dei russi. E sa cosa dicevano? Che l’ospedale era stato evacuato e che, quando è stato bombardato, al suo interno c’erano solo militari". Il giornalista del Corriere a Lorenzone se lui crede alla versione russa: "Scusi: ma perché dovrei credere alla versione ucraina, e non a quella russa?". Fabrizio Roncone gli chiede conto delle immagini e delle foto: "Ah, le foto: non è curioso che sul posto siano subito giunti dei fotografi? Infatti poi la foto di quella blogger e modella incinta ha fatto il giro del mondo...".
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