Guerra Ucraina, risiko geopolitico sul petrolio. Ora Qatar Energy sfida Aramco

Il pesce più piccolo potrebbe arrivare a mangiare dei pezzi del pesce più grande. Le turbolenze geopolitiche post invasione cambiano il mondo dell'oro nero

di Lorenzo Lamperti
Esteri
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La guerra in Ucraina cambia gli equilibri nel mondo del petrolio

Prima l'ospitalità alle ambasciate occidentali in fuga da Kabul durante la crisi in Afghanistan della scorsa estate. Poi la disponibilità a sostituire almeno in parte le forniture energetiche e in particolare di gas in arrivo solitamente dalla Russia dopo l'invasione ordinata da Vladimir Putin in Ucraina. Il Qatar sta vivendo un particolarmente fortunato dal punto di vista geopolitico, con ricadute positive (ovviamente) anche e soprattutto sul piano economico.

D'altronde, è lo stesso Joe Biden a proporre proprio il nome del Qatar ai partner europei alla disperata ricerca di alternative valide all'approvvigionamento energetico da Mosca. E Doha mette fuori la testa, sfidando anche gli storici colossi energetici e persino petroliferi dei paesi arabi del Golfo. In particolare il gigante con la i maiuscola dell'Arabia Saudita, Aramco. Sì, perché ora il gioiello di casa qatariota, Qatar Energy, è pronta a sfidare la creatura saudita che ha dominato il mercato del petrolio per lungo tempo.

Dall'altra parte, infatti, Ryad sta attraversando un momento complicato. I messaggi incrociati con Biden e la Casa Bianca sono stati diversi e poco amichevoli. Alla base il riavvicinamento di Washington all'Iran, nemico giurato dell'Arabia Saudita, con un negoziato sul nucleare pronto a essere ripreso e concluso dopo gli anni di chiusura di Donald Trump. Senza contare il mancato sostegno che gli arabi rimproverano agli Usa per quanto concerne la guerra in Yemen. Tanto che Ryad ha iniziato a rivolgere lo sguardo a Pechino, lanciando chiari segnali al presidente americano. 

Petrolio, l'Arabia Saudita molla gli Usa e guarda alla Cina

In particolare, solo la scorsa settimana il Wall Street Journal ha raccontato che l'Arabia Saudita è in trattative con la Cina per scambiare in yuan le sue vendite di petrolio alla Cina. Si tratta di una mossa che intaccherebbe decisamente il dominio del dollaro statunitense nel mercato globale del Petrolio e segnerebbe invece un altro passo in avanti del principale esportatore di greggio del mondo verso l'Asia. D'altronde, la Cina già compra più del 25% del petrolio che l'Arabia Saudita esporta. Non solo, ma i sauditi stanno anche considerando di includere contratti futures denominati in yuan, noti come petroyuan, nel modello di determinazione dei prezzi di Aramco.

Un segnale rilevante. Da parte degli Usa, un alto funzionario ha definito l'idea dei sauditi di vendere petrolio alla Cina in yuan "altamente volatile e aggressiva" e "non molto probabile". E comunque, ha ricordato, i sauditi avevano già ventilato tale ipotesi quando c'era tensione tra Washington e Ryad. Washington è convinta di poter salvaguardare il rapporto, non a caso nei giorni immediatamente successivi alla voce sullo yuan l'Arabia Saudita avrebbe ricevuto un numero imprecisato di batterie di difesa terra-aria Patriot dagli Stati Uniti.

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Qatar sempre più vicino a Usa ed Europa: pronta la sfida ad Aramco

Ciò non toglie che Biden approfondisca i legami col Qatar anche in materia petrolifera. Aramco ha ancora un grande vantaggio e Qatar Energy produce solo un terzo del rivale saudita, che ha chiuso il 2021 a 110 miliardi di dollari con un utile più che raddoppiato. Ma le tensioni geopolitiche non solo con gli Usa ma anche con l'Europa rischiano di cambiare le carte in tavola.

Come per Aramco, anche i clienti di QatarEnergy sono soprattutto asiatici. Ma l'emirato, uno dei più grandi esportatori al mondo di gas naturale liquefatto (lng), ha un approccio più pragmatico a livello geopolitico. Vuole forti relazioni commerciali con la Cina ma questo non le impedisce di mantenere forti legami con l'America. Gli interessi economici vengono prima delle questioni politiche. 

Come racconta l'Economist, tale pragmatismo commerciale è stato evidente durante la crisi tra Qatar e gli altri paesi del Golfo, durante la quale Doha ha mantenuto il flusso di gas naturale attraverso il gasdotto Dolphin verso gli Emirati Arabi per convincere il mondo di essere un fornitore affidabile. E ancora, in modo più rilevante, il Qatar è venuto subito incontro alle richieste occidentali di inviare all'Europa più combustibili fossili dopo l'invasione russa, al contrario del rifiuto dell'Arabia Saudita.

Qatar Energy sta chiudendo accordi di fornitura con diversi paesi europei a lungo termine, a partire dalla Germania. Aramco è ancora più grande ma le mosse azzardate del suo governo a livello geopolitico potrebbero portare sempre più estimatori al competitor del Qatar.

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