Israele, accuse di genocidio dalla Corte dell'Aja: "Prevenire atti scellerati"
Il tribunale internazionale di giustizia è profondamente preoccupato per la situazione a Gaza, affermando che "sono state sfollate 1,7 milioni di persone"
La Corte internazionale di giustizia ad Israele: "Si eviti il genocidio a Gaza". Da Hamas un nuovo video con tre donne in ostaggio. Scoppia lo scandalo "Onu"
La Corte internazionale di Giustizia con sede all'Aia ha ordinato a Israele di "adottare tutte le misure" per prevenire atti di genocidio nella Striscia di Gaza, nella prima sentenza emessa nel processo per "genocidio" intentato dal Sudafrica nei confronti dello Stato ebraico. Nella sentenza - adottata con un'ampia maggioranza dei 17 giudici - si ordina anche a Israele di riferire sulle questione tra un mese, dimostrando di aver adottato "tutte le misure in proprio potere per prevenire e punire l'incitamento diretto e pubblico a commettere genocidio".
Nella lettura della sentenza la giudice presidente della Corte, l'americana Joan Donoghue, ha detto che lo Stato ebraico deve garantire che le sue Forze armate non commettano un genocidio, limitare danni ai civili e deve prendere "provvedimenti immediati per consentire aiuti umanitari e beni di prima necessità alla Striscia di Gaza". Una sentenza che riconosce la violazione dei diritti dei palestinesi della Striscia, ma che non impone, come in molti auspicavano, un cessate il fuoco. Per la decisione finale sul caso potranno servire tra i tre e i quattro anni.
Nonostante non vi sia stata l'imposizione di un cessate il fuoco immediato, come richiesto, il Sudafrica esulta, definendo la sentenza "una vittoria del diritto internazionale". Plauso anche dall'Autorità nazionale palestinese che ha definito la decisione della Corte "una sentenza a favore dell'umanità". Anche Hamas ha immediatamente commentato una sentenza che, secondo l'organizzazione palestinese "isola Israele".
Opposte le reazioni dello Stato ebraico. Il premier Benjamin Netanyahu ha commentato che "la stessa affermazione che Israele sta commettendo un genocidio contro i palestinesi non è solo falsa, è oltraggiosa, e la volontà della Corte di discuterne è un segno di vergogna che non sarà cancellato per generazioni". Il ministro Itamar Ben Gvir, invece, ha detto che la Corte "non ha tenuto conto dell'Olocausto".
Il Paese africano aveva presentato un fascicolo di 84 pagine, prove e documenti contro lo Stato ebraico, accusato di aver violato la Convenzione sul Genocidio del 1984 durante le operazioni sferrate sulla Striscia di Gaza negli ultimi tre mesi e mezzo, in rappresegalia all'attacco di Hamas del 7 ottobre. Il Sudafrica ha ottenuto l'immediato sostegno della Turchia, che sostiene il procedimento a carico del governo israeliano. Israele, fin dall'inizio, ha definito "distorsioni" le accuse di genocidio, garantendo che l'intervento militare nella Striscia ha l'obiettivo di colpire Hamas e non i civili palestinesi; per questo, aveva chiesto alla Corte di archiviare il caso. Israele ha integrato la prorpia pretesa con la tesi secondo cui i giudici dell'Aja non avevano giurisdizione sul caso. La richiesta è stata respinta dai giudici del più alto tribunale Onu che hanno stabilito la loro giurisdizione sul caso.
La difesa dello Stato ebraico si era basata anche su una presunta mancanza di comunicazione con il Sudafrica. Le regole della Corte prevedono che il Paese che agisce comunichi all'accusato la propria intenzione di procedere e il contenuto dell'accusa. Tel Aviv aveva chiesto ai giudici di tenere in conto il poco tempo intercorso tra la comunicazione del Sudafrica e il processo. Il Sudafrica, nel fascicolo presentato all'Aia, aveva chiesto l'imposizione di una serie di "misure precauzionali" da applicare a Gaza in attesa del verdetto finale.
Tra le richieste dell'accusa accolte dalla Corte, anche quella che Israele non distruggesse le prove presentate e permettesse alle missioni umanitarie accesso ai luoghi colpiti per compiere rilievi. Le decisioni della Corte internazionale di Giustizia sono vincolanti. Rimane da vedere cosa accadrà sul campo, anche perché diverse organizzazioni internazionali e anche le Nazioni Unite hanno espresso scetticismo rispetto alla possibilità di consegnare medicine, cibo e acqua senza un cessate il fuoco. La situazione è particolarmente delicata nel Nord della Striscia, dove il blocco israeliano e i check point hanno nelle ultime settimane sempre ostacolato il passaggio dei convogli diretti ai civili.
Tre donne ostaggio a Gaza in un nuovo video di Hamas. VIDEO
Hamas ha diffuso un nuovo video che mostra tre donne israeliane ostaggio a Gaza. La fazione islamica lo ha mostrato su Telegram, è stato fatto notare, il giorno stesso della decisione della Corte di giustizia dell'Aja che ha richiesto tra l'altro, l'immediata liberazione dei rapiti da Hamas. Il video è intitolato 'Il tempo stringe' e mostra una clessidra che si sta svuotando. Le tre donne - che dicono di essere tenute prigioniere ormai da 107 giorni - si esprimono con foga in ebraico, denunciano di essere state abbandonate dallo Stato il 7 ottobre e si rivolgono direttamente al premier Benyamin Netanyahu perché metta fine alla guerra e le riporti sane e salve alle loro famiglie, "prima che diventiamo altri cadaveri".
Karina Ariev, una soldatessa di 19 anni, afferma di essere stata rapita dalla base nel Kibbutz Nahal Oz: "Siamo costantemente sotto al fuoco, sotto attacchi, bombardamenti. Quasi mi avete ammazzata con i vostri bombardamenti. Come può accadere - domanda - che io oggi abbia più paura del mio Stato di quanto tema Hamas?" Con lei sono tenute prigioniere Danielle Gilboa, pure soldatessa di 19 anni, e Doron Steinbrecher, una donna di 30 anni residente nel Kibbuz Kfar Aza. Nei loro interventi accusano l'esercito di aver provocato la morte di alcuni ostaggi e sollecitano le famiglie ad organizzare manifestazioni di protesta. "Prima ci avete esposte al pericolo - esclamano assieme - poi ci avete abbandonato, vogliamo tornare a casa adesso". In Israele questo video non è stato mostrato in quanto i media nazionali hanno deciso di non prestarsi a quello che definiscono "terrorismo psicologico" da parte di Hamas.
L'Oms respinge le accuse di Israele di collusione con Hamas
Il capo dell'Organizzazione mondiale della sanità, Tedros Adhanom Ghebreyesus, ha respinto i commenti delle autorità israeliane che accusano l'Oms di collusione con Hamas. "L'Oms confuta l'accusa di Israele, durante la riunione del Comitato esecutivo di ieri, secondo cui l'organizzazione è 'collusa' con Hamas e sta 'chiudendo un occhio' sulla sofferenza degli ostaggi tenuti a Gaza", ha scritto Ghebreyesus su X. "Tali false affermazioni sono dannose e possono mettere in pericolo il nostro personale che rischia la vita per servire i più vulnerabili. In quanto agenzia delle Nazioni Unite, l'Oms è imparziale e lavora per la salute e il benessere di tutte le persone".
LEGGI ANCHE: La Corte internazionale di giustizia, gli israeliani e il genocidio