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Esteri
La Corte internazionale di giustizia, gli israeliani e il genocidio
Roma - Manifestazione organizzata dalla comunità ebraica di Roma contro l'antisemitismo e il terrorismo e pace in Israele

Genocidio/ Gli israeliani sono identificati con le vittime e quindi non possono esserne i perpetratori... Il commento 

La Corte, che ha sede all’Aia, è il supremo organo di giustizia dell’Onu. Lo Stato di Israele ha deciso di presentarsi a rispondere all’accusa intentatagli dal Sudafrica perché ha firmato la Convenzione internazionale contro il genocidio e riconosce la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia su questa materia, e solo su questa. Non sarebbe possibile chiamarlo a giudizio, ad esempio, per ciò che riguarda le sue violazioni del diritto di guerra e del diritto umanitario.

In passato lo Stato di Israele ha ignorato le chiamate della Corte: ad esempio per ciò che riguarda l’erezione del famoso muro e problemi connessi con la sua occupazione del territorio della Cisgiordania. Allo stesso modo, gli israeliani hanno sempre ignorato le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ad esempio quelle che ordinavano l’arresto dell’occupazione coloniale di territori palestinesi in Cisgiordania.

Gli israeliani devono aver pensato che l’accusa di genocidio sia di una gravità inaudita da cui sia importante difendersi. In che cosa consiste il crimine di genocidio? Si può ricordare che non fu invocato a Norimberga. Ai nazisti fu contestato lo sterminio. Ma alcuni giuristi ebrei sopravvissuti agli stermini nazisti fecero notare la differenza tra un qualunque sterminio e uno sterminio che abbia lo scopo di estirpare un gruppo etnico: i nazisti avevano voluto cancellare il popolo ebraico.

Questo era un nuovo e più grave delitto. Non solo contro le vittime, ma contro l’umanità. E’ chiaramente infamante essere accusati di questo crimine, di cui gli ebrei europei furono vittime. Gli israeliani hanno profondamente interiorizzato il ruolo di stirpe che ha subito questa atroce minaccia. Questo sembra aver agito su di loro in una doppia direzione: nel sentirsi vittime, e nell’essere decisi a non diventarlo mai più. D’altra parte uno Stato di ebrei (non di tutti gli ebrei) avrebbe potuto garantire un rifugio sereno se si fosse insediato pacificamente e avesse impostato relazioni amichevoli con i propri vicini.

LEGGI ANCHE: Israele e l'accusa di genocidio: il mondo si spacca, da Cameron a Blinken e..

Ma le cose non andarono affatto così, e molto presto lo Stato di Israele è diventato un fortezza assediata, in cui è stato esaltante essere ospiti sin tanto che i nemici che si sono di volta in volta presentati sono stati sconfitti. Ma ormai Israele è più che mai bisognoso del sostegno politico, diplomatico, finanziario e soprattutto militare degli Stati Uniti. L’identificazione con le vittime dei nazisti comporta che gli israeliani hanno sviluppato di un forte senso di auto-legittimità che si estende ad una coscienza priva di colpe. Credono in modo più o meno consapevole di aver ereditato il credito morale dei loro nonni e genitori verso il resto del mondo. Questo è confermato esplicitamente dai principali politici e intellettuali tedeschi.

Ed è chiaramente illustrato in una risposta di Daniel Taub, giurista ed ex-ambasciatore dello Stato di Israele nel Regno Unito intervistato nella Stampa di ieri: “Stiamo assistendo in modo abbastanza scioccante a un tentativo di ridefinire, oltre la credibilità, il concetto di crimine di genocidio. Per prima cosa ricordiamo che Israele è parte della Convenzione del genocidio del 1948, è stato uno dei primi Paesi a firmarla. Il concetto di genocidio è molto sentito in Israele, come Stato ebraico. E ricordiamoci che il 7 Ottobre [la data dell’irruzione di Hamas] c’erano sopravvissuti all’olocausto che sono stati uccisi o rapiti e portati via. E credo che questo sia ciò che dà una particolare forza emotiva alla partecipazione di Israele.” Che il governo israeliano abbia commesso o sia avviato a commettere un genocidio compromettendo l’esistenza dei gazawi, una parte consistente dei palestinesi, viene qui respinto come una contraddizione non logica, ma genetica: farebbe parte del concetto di genocidio che gli ebrei israeliani sono identificati con le vittime e quindi [un non-sequitur!] non possono esserne i perpetratori.

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