"Guerra, gli Usa dall'impegno diretto a quello indiretto. Svolta di Biden sulla strategia del rapporto con Israele".

Intervista ad Arduino Paniccia, presidente di ASCE - scuola di guerra economica internazionale di Venezia e Docente di Studi Strategici

Di Alberto Maggi
Esteri

"Questo non significa che per Israele la strada di un futuro possibile attacco all'Iran sia spianata, ma che arabi sauditi, giordani, e soprattutto gli Usa sono ancora al loro fianco fornendo supporto, basi, intelligence e denari"


"Questa mattina nel sud del Libano a Odaisseh, è avvenuto il primo scontro tra forze di terra dell'IDF e miliziani Hezbollah. Ha preso cosi il via, a poco meno di un anno dal fatidico 7/10/23 la seconda fase di questa guerra-dopo una notte di bombardamenti, missili e contrastanti versioni sugli obiettivi raggiunti dagli ipersonici e balistici iraniani sugli obiettivi israeliani. Un enorme punto interrogativo incombe su questa nuova fase: quale sarà la futura strategia israeliana e che forme avrà l'eventuale risposta iraniana?". Lo spiega ad Affaritaliani.it Arduino Paniccia, presidente di ASCE - Scuola di guerra economica internazionale di Venezia e Docente di Studi Strategici, commentando gli ultimi sviluppi del conflitto in Medio Oriente.

"Intanto alcune premesse di fatto ci sono. L'incondizionato appoggio degli Usa, che in questi mesi hanno cercato di mediare, e forse anche condurre Netanyahu a più miti consigli, è cambiato. Gli Stati Uniti hanno modificato la loro strategia di sostegno dall'impegno diretto - modello Iraq e Afghanistan - e sono passati a quello indiretto (come del resto a nord con l'Ucraina) che non prevede indebolimenti o ripensamenti dell'alleato israeliano. Quindi hanno dispiegato tutte le forze a favore dell'attacco. Questo non significa che per Israele la strada di un futuro possibile attacco all'Iran sia spianata, ma che arabi sauditi, giordani, e soprattutto gli Usa sono ancora al loro fianco fornendo supporto, basi, intelligence e denari.

Il governo Iraniano - sottolinea Paniccia - è in queste ore profondamente in crisi. Da anni il numero degli infiltrati che aiutano il Mossad e di coloro che vogliono la caduta - costi quello che costi - del regime è crescente. Russia e Cina i potenti alleati tacciono. Netanyahu è stato chiaro: "Il popolo iraniano sarà liberato". Il timore che la resa dei conti possa avvicinarsi è forte anche se le strutture fondamentali della teocrazia non sono a parere del Pentagono ancora così fragili. Quindi l'appello degli ayatollah oggi all'Onu ("vegli per evitare nuove letali minacce nell'area") sono un messaggio a Biden e Netanyahu visto che l'ONU non conta più nulla e le forze di interposizione sono chiuse nei bunker?

In definitiva, la scelta dei prossimi giorni, delle prossima settimane, considerato che il governo Netanyahu entra in questa seconda fase più coeso e strategicamente più forte (ha fatto per il momento dimenticare ostaggi, massacri di Gaza, Hamas e divisioni lancinanti interne) dopo aver definito l'Onu una palude anti-israeliana, si sostituisce a quest'ultimo colpendo in modo tradizionale Hezbollah con attacchi via terra concentrati e bombardamenti mirati. Puntando a neutralizzare la sua capacità politica e militare, oppure cogliere l'occasione e tentare di dare insieme agli Usa una volta per tutte la spallata all'acerrimo nemico iraniano e all'esiziale asse sciita terroristico. Può accadere in un mese? Da qui alle elezioni Usa di novembre? Solo i fatti potranno realmente dircelo", conclude Paniccia.


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