Lanfranco Cirillo, l'"Architetto di Putin" a processo il 23 febbraio a Brescia

In un’intervista a Paris Match si chiede “Dovrei andare in prigione perché ho lavorato giorno e notte, ho fatto fortuna e amo Picasso?”

Lanfranco Cirillo (La7/Non è l'Arena)
Esteri

A processo "l'architetto di Putin". Ma lui si difende: "Devo andare in prigione perché ho lavorato giorno e notte e ho fatto fortuna?"

Il suo processo inizia a Brescia il prossimo 23 febbraio, lui è Lanfranco Cirillo, il cosiddetto “Architetto di Putin”. Da vent’anni in Russia, cittadino russo dal 2014, ha lavorato per oltre quaranta dei più potenti oligarchi della nomenklatura, portando il Made in Italy nelle loro case e nelle loro ville. Esperto in designer d’interni, ha costruito da zero la Rublyovka, il quartiere residenziale di lusso nel cuore di Mosca. 

Attualmente, è indagato dalla procura di Brescia per esterovestizione, autoriciclaggio e contrabbando, ma in un’intervista a Paris Match si chiede “Dovrei andare in prigione perché ho lavorato giorno e notte, ho fatto fortuna e amo Picasso?”. Non si può negare infatti che Lanfranco Cirillo abbia un patrimonio ragguardevole: nell’agosto scorso, la procura gli ha sequestrato 140 milioni di euro tra beni immobili e mobili, tra cui anche parecchi quadri: oltre al sopracitato Picasso anche Cezanne, Kandinsky, De Chirico e Fontana. All’origine dell’inchiesta c’è l’accusa di esterovestizione, ossia la fittizia localizzazione della residenza fiscale all’estero, volta essenzialmente ad evadere le tasse, un’accusa che si regge sull’ipotesi che in realtà Cirillo il centro degli interessi dell’Architetto di Putin sia rimasto l’Italia. 

Il motivo? I frequenti viaggi dell’Architetto nel suo paese d’origine a causa della malattia della figlia Elisabetta: “Non si può concludere che, poiché mia figlia ha avuto il cancro e mia moglie vive in Italia, il mio centro di interessi sia l'Italia. Questa semplicemente non è la verità. Sono stato accusato di autoriciclaggio perché, ad esempio, avevo trasferito 500 mila euro a mia moglie che li ha usati per riparare il tetto della sua azienda agricola. Con questi criteri, suppongo che tutti gli espatriati possano andare in prigione. Chi lavora all'estero e paga correttamente le tasse in loco dovrebbe poter inviare i propri soldi in Italia senza ostacoli”. 

Cirillo, d’altra parte, sottolinea di essere stato chiaro con la Procura, deciso a difendere il suo caso: “Sono andato due volte dal procuratore; le ho detto che sono un cittadino russo, che vivo a Mosca da vent'anni, che questa casa, in Italia, appartiene a mia moglie. Non ho mai vissuto lì". Si spende molto anche sulla cosiddetta “Dacia di Putin”, il palazzo sul Mar Nero da lui progettato e al centro della video-inchiesta dell’oppositore Alexei Navalny, che lo ha reso noto alle cronache mondiali come Architetto di Putin: “Non ho mai parlato con Putin di questo progetto, non l’ho mai incontrato in questo cantiere dove sono stato centinaia di volte". E in chiusura lancia una provocazione: "Se fossi stato l'architetto di Macron o di Biden, mi avrebbero messo in prigione? Perché dovrei essere un pericolo? Ok, ecco la risposta: perché sono considerato l'architetto di Putin".

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