Meloni, addio agli Orban di turno: asse con i grandi della Terra

Usa, India, Regno Unito: il puzzle intelligente di Meloni in politica estera

Di Giuseppe Vatinno
Il Primo ministro inglese Rishi Sunak e la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni
Esteri

La politica estera di Giorgia Meloni 

Non si può dire che la Meloni non abbia le idee chiare in politica estera. Ha infatti sviluppato un piano ben preciso già da prima delle elezioni vincenti dello scorso settembre. Infatti, non dimentichiamolo, il centro – destra prima dello scoppio della guerra in Ucraina era molto vicino alla Russia e specificatamente a Putin. Lo era ideologicamente ed anche commercialmente. Salvini spesso era nella Piazza Rossa a Mosca e Berlusconi è amico intimo di Putin. Anche la Meloni coltivava amicizie in quell’area, ad esempio con Viktor Orban.

Ma quando -circa un anno prima delle elezioni anticipate- le è stato chiaro che il centro – destra aveva ottime possibilità di vittoria e che lei poteva fare il Primo ministro ha cambiato strategia. E cioè ha

Governo, Meloni: "La missione nel Regno Unito è stata un successo"

"La missione nel Regno Unito e' stata un successo. Il Memorandum d'Intesa, che abbiamo siglato con il Primo Ministro Rishi Sunak, rappresenta un grande risultato e corona l'eccellente stato dei rapporti tra le nostre Nazioni. L'Italia e il Regno Unito sono pronte a collaborare attivamente per conseguire gli obiettivi comuni". Il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, lo scrive su Facebook dove posta un video del suo viaggio. 

abbandonato le amicizie scomode, come quella con il leader ungherese, per altro molto vicino a Putin, ed ha abbracciato completamente una linea iperatlantica, di grande collaborazione con gli USA, anche se ora c’è il democratico Joe Biden e non più il repubblicano Donald Trump.

Si è allontanata dai leader più pericolosi, come appunto Orban, ma nel contempo ha intessuto relazioni privilegiate con altri leader conservatori, come lei. Ad esempio occorre ricordare gli ottimi rapporti con il premier indiano Narendra Modi sanciti da una visita ufficiale agli inizi di marzo scorso, in cui, tra l’altro, sono stati firmati importanti accordi commerciali e culturali tra l’Italia e l’India.

Dopo aver costruito un asse privilegiato con il colosso asiatico la Meloni ha puntato un altro bersaglio da 90, e cioè il Regno Unito del premier conservatore Rishi Sunak. La visita di questa settimana a Londra è stata infatti anch’essa ricca di accordi industriali, commerciali e culturali e sancisce una nuova alleanza tra l’Italia e il Regno Unito, proprio a ridosso dell’incoronazione del nuovo Re Carlo III e la data non è casuale.

L’asse angli – indiano è fondamentale per l’Italia perché non la isola ed anzi le permette di rafforzarsi a livello internazionale. Ricordiamoci che il governo italiano è sempre sotto la lente di ingrandimento di francesi e tedeschi, soprattutto della intransigente presidente della Commissione europea Ursula Gertrud von der Leyen che ebbe a dire, addirittura a ridosso del voto di settembre: “Se le cose vanno in una situazione difficile –ho già parlato di Ungheria e Polonia- abbiamo gli strumenti…”, una vera minaccia poi stemperata nei mesi anche da una certa cordialità probabilmente di facciata. Ma l’UE risponde agli Usa e con gli Usa la Meloni ha un ottimo rapporto per via della guerra russo – ucraina e del fatto che lei riesce a dominare gli alleati potenzialmente più pericolosi, e cioè Salvini e Berlusconi.

Quindi l’Italia è attualmente un’alleata di ferro di Usa e UK ed ha un rapporto privilegiato con l’India. Gli Usa stanno mostrando molto interesse per l’Italia come partner strategico, basti pensare che la nostra Marina ha inviato –su richiesta americana- una flotta di navi fa guerra verso la Cina guidata dalla portaerei Camillo Benso di Cavour, per la questione di Taiwan. Una fiducia non concessa neppure al tempo dei governi di centro – sinistra.

Tutto questo, come dicevamo, non è certo frutto del caso ma di una volontà ben precisa della premier che in politica estera ha dedicato molte energie, anche personali, a volte anche a scapito della politica interna come nel caso del recente infortunio tecnico del Def alla Camera. Ma ne è valsa la pena.

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