Guerra Ucraina, Bergoglio tesse la tela: va in Kazakistan e incontra Kirill
Papa Francesco circumnaviga la crisi aperta con l'invasione russa. Apre all'incontro col patriarca guerrafondaio di Mosca e annuncia la visita a Tokayev
Guerra Ucraina, Papa Francesco annuncia la visita in Kazakistan, partner storico della Russia
Papa Francesco tesse la sua tela diplomatica. Ancora non è entrato direttamente nella vicenda della guerra in Ucraina. Il ruolo di possibile mediatore del conflitto da parte del pontefice è stato tra l'altro auspicato anche da Affaritaliani. Ancora non si parla di un viaggio a Kiev, nonostante le voci delle scorse settimane, ma intanto Bergoglio si avvicina alla zona rossa annunciando una visita in Kazakistan. Non si tratta di un paese qualunque, vista la sua centralità nella regione cruciale dell'Asia centrale nonché per i suoi rapporti privilegiati con la Russia, che qui ha contribuito in maniera decisiva a reprimere la rivolta scoppiata a inizio gennaio scorso.
L'annuncio di Papa Francesco è arrivato durante un dialogo con il presidente del Kazakistan, Kassym-Jomart Tokayev, durante una videoconferenza. I due "hanno discusso le prospettive di rafforzamento della cooperazione" nonche' "le questioni relative alla promozione dell'armonia interreligiosa e del dialogo interreligioso". La presidenza ha sottolineato che il Pontefice parteciperà al settimo Congresso Mondiale dei Leader delle Religioni Mondiali e Tradizionali che si terrà il prossimo 14 e 15 settembre nella capitale del Kazakistan. "Questo evento - ha sottolineato il presidente - è di grande importanza per il Kazakistan".
Bergoglio cita la stabilità del Kazakistan, ma tre mesi fa c'è stata una rivolta soffocata con l'aiuto di Mosca
Non sono mancati i riferimenti implici all'Ucraina nell'annuncio del Papa: "Attendo con impazienza questo importante evento dal punto di vista della promozione del dialogo interreligioso, e per il tema dell'unità da portare ai Paesi, che è tanto necessario per il mondo di oggi", ha affermato Francesco, che si sarebbe poi lanciato in un elogio di Nursultan, quantomeno secondo le ricostruzioni delle agenzie di stampa kazake: "Vediamo quanto sia vario e unito il vostro Paese. Questa è una base per la stabilità. Siamo felici che in Kazakhstan voi lo capiate. Potete contare sul mio appoggio e apprezzo i vostri sforzi", avrebbe affermato Bergoglio.
In realtà, solo pochi mesi fa il Kazaistan, paese a maggioranza musulmana come tutte le repubbliche ex sovietiche dell'Asia centrale, era stato scosso da violente proteste nate per l'aumento del prezzo della benzina e del gas. Proteste che Tokayev aveva definito architettate da interferenze esterne, con riferimento ai paesi occidentali ed evocazione delle rivoluzioni colorate volte a indebolire i paesi con postura geopolitica autonoma.
Una ricostruzione che venne sposata anche dalla Russia, che era preoccupata da una distrazione potenzialmente devastante ai suoi confini meridionali mentre si apprestava a pianificare l'invasione dell'Ucraina. Tanto che il Cremlino mandò anche un contingente militare e mezzi corazzati per aiutare il governo a bloccare le rivolte. Obiettivo raggiunto con successo, tanto che poi Mosca si è potuta concentrare sul suo obiettivo principale, Kiev.
Il ruolo del Kazakistan nella crisi in Ucraina e il possibile incontro Bergoglio-Kirill
Non è un caso che ora il Kazakistan non abbia sposato la linea dei paesi europei e occidentali sulla guerra in Ucraina. No all'appoggio dell'invasione, ma anche no alle sanzioni. D'altronde, le ripercussioni delle sanzioni internazionali alla Russia indeboliranno anche la crescita economica del Kazakhstan, mantenendo l'inflazione ben al di sopra della forchetta (tra il 4 e il 6 per cento) cui mira la Banca centrale. Tra i maggiori rischi per il futuro a breve-medio termine c'è l'elevata inflazione, le prospettive incerte di ripresa dei partner commerciali (tra cui appunto Mosca) e la scarsa diversificazione dell'export.
Allo stesso tempo, però, il Kazakistan avrebbe rifiutato la richiesta del Cremlino (secondo alcune ricostruzioni dell'inizio della guerra) di sostenere militarmente l'invasione dell'Ucraina. Forse è qui che Bergoglio vede un pertugio per infilare la sua diplomazia vaticana. Diplomazia che non esclude nemmeno un incontro con il patriarca di Mosca Kirill, che inneggia alla guerra di Putin contro l'Occidente schiavo delle lobby gay.
Come già accaduto in occasione dei primi conflitti mondiali in Germania, la chiesa locale russa benedice i jet e chiama alla lotta intrisa di messianismo. Ma Francesco rifiuta tutto questo perché non c'è niente di più lontano dalla guerra di un messaggio universale, e niente di più vicino di una chiesa nazionale. Nonostante questo è possibile un incontro tra i due leader religiosi nel mese di giugno.
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