Russia, negare la complessità è l'essenza della tirannia

Le conseguenze nefaste dell'agire con superficialità, nei processi politici e sociali

Di Paolo Diodati
Esteri
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La citazione di Giorgio Parisi, Premio Nobel 2021 per la fisica

Ancora più illuminanti le esatte parole usate due settimane fa da Parisi, parlando all'Accademia dei Lincei: "Vorrei concludere prendendo spunto da quello che scrive il mio amico Imre Kondor, asserendo che 'la perdita della complessità è pericolosa'" e "ricordare il monito attribuito al grande storico ottocentesco, Jacob Burckhardt, che ha studiato a fondo i processi politici e sociali: 'La negazione della complessità è l’essenza della tirannia'". 

C'è divergenza di opinioni sul perché abbia voluto ricordare proprio lo storico ottocentesco, che vide le conseguenze nefaste (tirannia), dell'agire con superficialità, nei processi politici e sociali. Tornerò su questo interessante disaccordo, anticipando solo che la mia opinione (inevitabile riferimento ai due problemi complessi che stiamo vivendo, la "guerra" al Covid e la guerra Putin-Zelesky, affrontati con la superficialità del pensiero unico) è, per ora, largamente minoritaria, dato che Parisi s'è precipitato a comunicare che aveva prenotato la terza dose di vaccino, appena saputo della sua disponibilità. Immediata la mia interpretazione: "Per non fare la fine di Montagnier: lapidato e ridicolizzato".

Ora voglio fare solo un'osservazione che potrebbe sembrare, ma non lo è, una provocazione velleitaria. A chi, non studioso esperto dell'estrema complessità del problema russo-ucraino, consiglio un piccolo approfondimento, magari leggendo

UCRAINA

di Adriano Guerra - Enciclopedia Italiana - 

Perché del drammatico film della tragedia, non bisogna darne un giudizio, avendo visto solo quest'ultima parte, interpretata dall'aspirante yenkee, smanioso di passare, in nome della libertà, da un cappio al collo, a un  altro tipo di cappio, tipo quello nostro, di dover andare a combattere in tutte le parti del mondo dove c'è la possibilità di portare un paese dalla parte degli USA. Mi meraviglio di come non si dia la dovuta importanza ai problemi nati, e che si moltiplicheranno, con i paesi che stanno scoprendo la bellezza e l'orgoglio del nazionalismo (sbaglio, o Letta non insulta più i Sovranisti?).

Ho già ricordato, tempo fa, che nel 2012 Putin inaugurò il metanodotto che doveva portarci il gas, fino a Trieste, passando per la Bulgaria. Nel 2014 lo stesso Putin fu costretto a bloccare i lavori perché in Bulgaria era cambiato il governo e non permetteva più il passaggio sul suo territorio. Anche l'Italia, presente con l'ENI, ci rimise un bel po' di miliardi e di tempo. Ora i nostri "esperti", ispirati dal saggio Biden, propongono di rifornirci di gas liquefatto, venduto dagli USA alla Cina e rivenduto a noi, con ovvia cresta cinese, e da rigassificare... .

Una guerra così spettacolarizzata a livello mondiale tra un elefante e un topolino, in cui il topolino, che ha portato dalla sua parte tutti quelli che hanno visto solo la seconda parte del film, sicuro d'avere alle spalle un altro elefante, yankee, pronto a far combattere  per lui, e che dice "combatteremo fino alla morte", diventa il tipico caso di Mors tua, vita mea, con la possibilità che diventi Mors nostra. E allora, se le cose si mettono in questo modo, non c'è diplomazia che tenga: la diplomazia non può fermare i contendenti. O muore uno dei due, o muoiono entrambi, fisicamente o politicamente.

Il Papa. Sono millenni che i Papi parlano al vento. Sono finiti i tempi in cui venivano tacitati in malo modo, ricordando che, quando potevano, hanno fatto le loro belle crociate, per esportare il loro "modello di religione", esatamente come ora fanno gli USA? Non ne sono proprio sicuro, se gli animi si accendessero. Una bella predica a reti unificate?  Parole al vento.

Iniziativa data dalla disperazione, sul tema: gli attuali due Papi dovrebbero prima accordarsi tra loro. Poi dovrebbero coinvolgere i due  Patriarchi (Mosca e Kiev), i rappresentanti dei Protestanti, ecc... e andare tutti quanti, sotto l'egida della Croce Rossa, nella zona di guerra più pericolosa, sfidando Putin a bombardarli. E dando la regia della divulgazione planetaria dell'impresa a Zelensky.

Così si dimostrerebbe se Putin è davvero quel "pazzo macellaio che non può restare a capo del Cremlino", come Biden l'ha definito, con felpato linguaggio alla Di Maio.  Ora, con fare "Ghe pensi mi!" Draghi ha detto "Parlo io con Putin!".  Super Mario? Piccolo! piccolo... (pollice e indice paralleli e vicinissimi): così!

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