Esercito? Sì, ma non unico. Migranti? No grazie. L'Europa secondo gli europei

Unione europea meglio se unita, ma non troppo. Un sondaggio restituisce la visione che i cittadini degli Stati membri hanno del futuro del continente

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Europa del futuro: sì all'esercito europeo ma non all'esercito unico

Sì a un esercito europeo, ma non unico, e solo per scopi difensivi. No a corridoi umanitari e ai rifugiati climatici. Sì al superamento dell'unanimità al Consiglio. Questi sono i punti salienti di come i cittadini dei 27 stati membri si immaginano l'architettura futura dell'Unione europea. Un riscontro interessante, che arriva dall'esito delle opinioni espresse dai circa duecento partecipanti al quarto panel della Conferenza sul Futuro dell'Europa che si è svolto nei Paesi Bassi, a Maastricht.

Tra i temi più delicati, come sempre accade quando si parla di Unione europea, c'era quello dei migranti. E' almeno dal 2015 che si tratta di uno degli argomenti principali di ogni dibattito interno all'Ue. Da quella famosa estate di apertura di Angela Merkel dopo la guerra in Siria, a cui fece seguito il caos in Grecia. Senza contare il costante afflusso di migranti verso il sud dell'Italia, che però fa forse meno notizia rispetto a quanto accaduto negli anni scorsi a Idomeni e Lesbo. 

L'Italia, però, vive costantemente in prima linea sul fronte dei migranti. Non si tratta di un episodio sporadico o momento difficile per circostanze eccezionali. Comunque. Sono tutti d'accordo che il regolamento di Dublino, quello che stabilisce diritti e doveri degli stati membri sull'accoglienza, vada rivisto in maniera profonda. Il 90,26% dei rispondenti ha approvato la raccomandazione di "sostituire il sistema di Dublino con un trattato giuridicamente vincolante per assicurare una distribuzione giusta, equilibrata e proporzionata dei richiedenti asilo nell'Ue sulla base del principio della solidarietà e della giustizia".

Europa del futuro: no a più corridoi umanitari, no a rifugiati climatici

I partecipanti al sondaggio hanno bocciato il modello d'integrazione della Danimarca, ossia la proposta in cui si raccomandava "l'introduzione di una direttiva europea che assicuri che ogni zona vivibile in ogni Stato membro non possa avere più del 30% di abitanti provenienti da Paesi terzi". Questo perché "una distribuzione geografica più uniforme porterà a una migliore accettazione dei migranti da parte della popolazione locale a una migliore integrazione". Quello che è certo è che i cittadini vogliono inoltre standard minimi per l'accoglienza validi per tutti i Paesi Ue, che l'Agenzia europea per l'asilo venga rafforzata e che vengano creati dei centri asilo per i minori non accompagnati. 

Secco no alla proposta di rafforzare i corridoi umanitari. Quasi il 70% degli intervistati non condivide la raccomandazione di "potenziamento immediato e il finanziamento di rotte e mezzi di trasporto legali e umanitari per i rifugiati delle aree di crisi in modo organizzato". Un colpo a chi immaginava o immagina di istituire un sistema più trasparente e regolato di afflusso di migranti in direzione del Vecchio Continente.

Che la pancia degli europei sia ostile a un aumento di arrivi di migranti lo si capisce anche dall'opposizione contro i rifugiati climatici. "Raccomandiamo che l'Ue crei un protocollo d'azione riguardante l'imminente crisi dei rifugiati che nascerà dalla crisi climatica. Come parte di questo protocollo, l'Ue deve espandere la definizione di rifugiati e richiedenti asilo per essere completa e includere le persone colpite dal cambiamento climatico", si leggeva nel testo che è stato però respinto dagli intervistati. 

Via libera invece a un esercito europeo, tema assai caro alla Francia di Emmanuel Macron, noto fautore della celeberrima autonomia strategica della quale finora però non si vede nemmeno l'ombra. Il 73,08% ha infatti approvato la creazione di una "Forza armata congiunta dell'Unione europea" che "sia usata principalmente per scopi di autodifesa". Nella raccomandazione si esplicita che "un'azione militare aggressiva di qualsiasi tipo è preclusa".

Autonomia strategica? Ni

Però anche qui attenzione ai facili entusiasmi di visione unitaria. Non ha raggiunto il numero minimo per passare (i favorevoli sono stati 68,24% quando la soglia necessaria è quella del 70%) la raccomandazione che "l'attuale architettura di sicurezza europea sia riconcettualizzata come una struttura sovranazionale più efficiente, efficace e capace". Una scelta che avrebbe comportato "l'integrazione graduale e la successiva conversione delle Forze armate nazionali". 

Quella sì che sarebbe, o meglio sarebbe stata, una vera prospettiva di autonomia strategica. Ma l'Ue, checché ne pensi o desideri Macron, non pare ancora pronta al riguardo. C'è però un aspetto sul quale i cittadini europei chiedono all'Ue una maggiore comunione di intenti ed è quello della politica estera. La maggior parte dei rispondenti ha infatti votato sì alla raccomandazione che prevede che "l'Ue usi maggiormente il suo peso politico ed economico nelle relazioni con altri Paesi per evitare che alcuni Stati membri subiscano pressioni economiche, politiche e sociali bilaterali". 

Il folo comune sembra uno dalle risposte degli europei sull'Europa: l'Ue meglio se sta unita, ma non troppo.

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