Strage in Libano con i cercapersone, il blitz di Israele contro Hezbollah è replicabile con i cellulari: trema il mondo
L’esperto: così si alterano i dispositivi facendo surriscaldare le batterie
Libano, attacco fa esplodere cercapersone di Hezbollah
Strage in Libano, il rischio che dai cercapersone si passi ai cellulari
La strage in Libano dei miliziani di Hezbollah fa tremare il mondo, non solo per l'allargamento del conflitto, ma anche per la modalità utilizzata presumibilmente dai Servizi segreti del Mossad, anche se Israele non ha ancora rivendicato l'attacco. Migliaia di cercapersone sono esplosi tutti insieme. Un'azione coordinata contro Hezbollah con effetti dirompenti: almeno 11 morti e circa 4000 feriti in un attacco hi-tech che assesta un colpo durissimo ai miliziani. Le news che trapelano, chiamano in causa appunto il Mossad: gli uomini dell'intelligence avrebbero collocato una quantità di un potente esplosivo - la pentrite - all'interno dei 'pager', che sarebbero esplosi a causa dell'aumento delle temperature delle batterie.
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L'attacco ai militanti di Hezbollah, per la portata ma anche per l’originalità e i mezzi utilizzati, suscita dubbi e domande. Il più banale riguarda tutti: se un cercapersone esplode così, - scrive Il Corriere della Sera - può succedere anche al mio cellulare? Su questa tematica risponde un esperto del settore. "In linea teorica - spiega Paolo Dal Checco, consulente informatico forense al Corriere - sì, si potrebbe scaldarla fino a danneggiarla, forse persino a farla gonfiare e prendere fuoco, ma anche in tal caso un’esplosione come quella dei video non è verosimile. Le batterie al litio dei cellulari, ma anche quelle degli elettrodomestici, così come dei monopattini e delle auto elettriche, sono sì soggette a incendi ma difficilmente possono esplodere in maniera dirompente. Che i nostri smartphone vengano fatti esplodere da remoto pare, quindi, altamente improbabile anzi quasi impossibile, a meno che non siano stati predisposti per farlo inserendovi una carica esplosiva".
"Ma - prosegue Dal Checco - ci sono diverse possibilità di fare danni ai telefonini di terzi, ma si limitano per fortuna attualmente alle funzionalità di "wipe", cioè di ripristino del telefono allo stato di fabbrica, con cancellazione permanente del contenuto. Ancora non sono stati portati a termine attacchi di questo tipo, anche se il rischio esiste, soprattutto se l’attaccante riesce ad avere accesso agli account delle vittime. Un’ipotesi è che i cercapersone fossero predisposti con una carica esplosiva tale da poterli autodistruggere in caso di perdita o furto, ferendo anche l’eventuale ladro. In questo modo si otterrebbe una sorta di "remote wipe" non solo dei dati, ma anche dell’apparecchio stesso. Con due possibili alternative. Un’impostazione gestibile dagli utenti, proprio come una sorta di "remote blast" da utilizzare in caso di bisogno. Oppure una funzionalità della quale gli utilizzatori erano ignari.