Trump stravince contro Harris, altro che effetto Taylor Swift: gli endorsement dei vip non spostano un voto

Taylor Swift non ha portato un voto a Kamala Harris. L’appoggio di personaggi dello star system sembra portare più danni che benefici ai candidati alla Casa Bianca

di Stefano Marrone

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Usa 2024, Trump stravince contro Harris: altro che effetto Taylor Swift

Fate ancora in tempo a divertirvi: provate a scrivere su Google “Taylor Swift elezioni Usa”. Troverete una serie di incredibili ricostruzioni sulle doti taumaturgiche della popstar americana, novella capobastone da Prima Repubblica, in grado di generare un fantomatico “effetto Taylor Swift, in grado di portare un milione di persone a votare”, “mobilitare l’elettorato più giovane” e addirittura “decidere la corsa alla Casa Bianca”. Risultato? L’endorsement di Taylor Swift non ha spostato un voto per Kamala Harris.

Non c’è stato alcun “effetto Taylor Swift”

La conferma l’avremo alla fine di tutto lo spoglio – in America, al contrario dell’Italia, il dato sull’affluenza è l’ultimo a venire pubblicato – ma gli indizi fanno più che una prova: l’endorsement di Taylor Swift non ha inciso sulla corsa alla Casa Bianca di Harris. Tutti le categorie elettorali che la popstar avrebbe dovuto “trascinare”, all’atto pratico, alle urne non sono andate. I giovani, le donne, la comunità LGBT e le minoranze etniche – su tutte latinos e afroamericani – non hanno risposto alla chiamata alle armi di Taylor Swift.

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Cosa potevamo aspettarci dal suo profilo?

In che modo, d’altronde, un profilo come quello di Taylor Swift avrebbe potuto fare altrimenti? Come si è potuto immagine che il prototipo della ragazzina bianca, bionda, perfetta incarnazione dello spirito country che tanto piace ai conservatori del Sud avrebbe potuto mobilitare una donna della Rusty Belt o un afroamericano della working class della East Coast? L’impressione è che molti analisti abbiano considerato solamente un profilo della Swift: quello social.

Uno strano modo di definirsi “apolitica”

Su Wikipedia esiste addirittura una pagina dedicata a “L’impatto politico di Taylor Swift” che, più che motivare, sembra depotenziarne la ricaduta in termini elettorali. Per cominciare, dalla sua biografia politica emerge come per moltissimo tempo la popstar si sia dichiarata “apolitica”. Anche se in molti hanno osservato come alcune sue posizioni iniziali sarebbero parse più vicine a quelle dei conservatori. Al Time – che nel 2023 l’aveva nominato “Persona dell’anno” – nel 2012 dichiarava “Non parlo di politica perché potrebbe influenzare altre persone”. Ecco, Taylor, parliamone.

Precedenti che non faceva ben sperare

Quando Swift ha finalmente sciolto la riserva, le cose non sono andate propriamente come la popstar desiderava. Risale al 2018 il “coming out” politico di Taylor Swift, che invitava gli elettori del Tennessee a registrarsi del voto di midterm e a votare in favore dei democratici Phil Bredesen e Jim Cooper. Risultato? Nessuno dei due conquistò il seggio. L’effetto Swift fu davvero minimale: un piccolo aumento delle registrazioni tra i più giovani, assolutamente non decisivo a cambiare le sorti del voto. Non ci è riuscita nemmeno Madonna, che nel 2016 proponeva “favori sessuali” a chi avesse votato Hillary Clinton. Anche allora, però, alla fine vinse Trump.

Gli endorsement delle star non portano un voto in più

Una non questione che i sondaggisti sembrano finalmente aver capito. Un sondaggio pubblicato da Yougov a quattro giorni dal voto ha dimostrato che solo l’11% degli americani, uno su dieci, ha ammesso che una celebrità poteva fargli cambiare idea sulle sue posizioni politiche, mentre il 7% ha affermato di supportare un candidato alle presidenziali in base all’endorsement di una celebrity.

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