Qatar, Nigeria, Egitto, ora il Giappone. Geopolitica del gas Ue post Ucraina
Bruxelles cerca fonti di approvvigionamento energetiche alternative a quelle della Russia. Ma ridurre la dipendenza da Mosca non sarà semplice
Ucraina, ora l'Europa guarda altrove per il gas: la nuova mappa dell'approvvigionamento di Bruxelles
"Se Mosca taglia le forniture di gas siamo pronti". Ha mostrato fiducia, Ursula von der Leyen, nell'intervista concessa all'Agi. "Abbiamo esaminato tutte le possibili perturbazioni se la Russia sceglie di usare l'energia come leva di pressione e posso dire che per questo inverno siamo al sicuro", ha aggiunto la presidente della Commissione europea. Ma a che cosa e soprattutto a dove si riferisce von der Leyen quando sostiene che l'Unione europea sarebbe al sicuro?
La presidente della Commissione europea parla di oltre 200 navi con a bordo gas naturale liquefatto in arrivo in Ue. Un carico importante, ma forse non sufficiente per poter davvero di essere in grado di diversificare con successo le proprie catene di approvvigionamento energetiche e non essere più dipendenti dal grande giacimento russo. Un obiettivo però sempre più impellente, a prescindere da come andrà a finire la crisi in Ucraina. Invasione o non invasione, guerra o non guerra, diventa sempre più fondamentale.
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In questo contesto, interessante come von der Leyen abbia preso nettamente le distanze dal gasdotto della discordia, il North Stream 2. In un modo che non aveva mai fatto in precedenza. Lei, tedesca ed ex delfina di Angela Merkel (fautrice dell'accordo con il Cremlino sull'avvio di quel gasdotto), ora prova a suonarne il requiem. "Sembra difficile giustificare se una maggiore fornitura da parte dello stesso produttore contribuisca a promuovere la sicurezza dell'approvvigionamento energetico dell'Europa", ha detto, lasciando presagire un possibile (o probabile) parere negativo da parte della Commissione Ue in merito all'opera.
Von der Leyen dice no a North Stream 2 e guarda altrove: Qatar, Nigeria, Egitto
Da capire se anche il cancelliere Olaf Scholz condivide la stessa posizione. Durante la sua visita a Mosca, Vladimir Putin ha difeso il progetto, sostenendo che "rafforzerà la sicurezza energetica dell'Europa" con un conseguente calo dei prezzi per il maggiore approvvigionamento. Ad appoggiare il progetto, come noto, anche l'ex cancelliere Gerhard Schroder che siede peraltro nel consiglio di amministrazione di Gazprom. Proprio oggi, peraltro, il colosso russo ha fatto sapere che il 93,4 per cento del volume di gas iniettato nel periodo estivo negli impianti di stoccaggio di gas sotterranei (Ugs) in Europa è già stato prelevato, pertanto ne rimane il 6,6 per cento. Messaggio chiarissimo anche a livello politico.
Ma quali sono le alternative a disposizione dell'Europa per l'approvvigionamento di gas? L'elenco è lungo, anche se nessuno offre una soluzione definitiva. Stati Uniti, tra l'altro diventati primo esportatore al mondo di gas naturale liquefatto nel dicembre del 2021, ma anche Qatar, Egitto, Azerbaigian e Nigeria.
Gas naturale liquefatto, ruolo fondamentale per il Giappone
Ma c'è anche un nuovo attore che può però giocare un ruolo rilevante, Si tratta del Giappone, che dirotterà alcuni carichi di gas naturale liquefatto (GNL) verso l'Europa dopo le richieste degli Stati Uniti e dell'Unione Europea. Le spedizioni extra stanno già iniziando ad arrivare, con Tokyo che ha deciso di rispondere alle richieste degli Stati Uniti e dell'Ue di inviare GNL in Europa, dove la fornitura di gas è scarsa. Von der Leyen ha raggiunto un accordo per il rafforzamento dell'approvvigionamento in una telefonata con il premier giapponese, Fumio Kishida.
Il Giappone condividerà il proprio surplus energetico con l'Europa. Un segnale che Tokyo vuole mandare anche a livello geopolitico. Kishida ha dichiarato infatti di aver deciso di condividere l'eccedenza di gnl con l'Europa per mostrare solidarietà agli alleati e ai partner che la pensano allo stesso modo, "condividendo i valori". L'accordo, tra le altre cose, aiuterà anche ad abbassare i prezzi consentendo al Giappone tra l'altro di rafforzare la sua posizione al fianco degli Stati Uniti e dei partner occidentali.
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